Ad appena tre anni, Rafael Freitas sentiva talmente il Signore accanto, che ogni giorno preparava tutto l’occorrente per la santa messa nella cappellina dell’ospedale dove si stava curando: aveva un cancro e le speranze di vita erano ridotte al lumicino. Eppure lui, poco prima delle 6 di pomeriggio, scattava come una molla e voleva avvertire a tutti i costi la presenza del Signore. Voleva sentire dentro di sé la forza dell’Eucaristia. Quando le forze non glielo consentivano, allestiva un altare nella propria stanza. Chi lo osservava mentre sistemava tovaglie e paramenti, restava in silenzio di fronte all’accuratezza, la precisione, il rispetto che Rafael nutriva per questi riti.
Il sogno di Rafael
Ogni bambino ha i suoi sogni. Alcuni preferiscono essere supereroi per lottare contro le forze del male e le altre avversità che affliggono la popolazione, altri optano per una professione con la quale si identificano fin da subito e per la quale hanno qualche affinità. Questo bambino però, aveva un altro obiettivo, diverso da quello dei suoi coetanei: essere sacerdote.
La diagnosi
Il sogno Rafael Freitas, non ha mai potuto realizzarlo. E’ morto nel 2015 all’Ospedale Oncologico di Barretos, nell’interno dello Stato brasiliano di San Paolo. Nel 2014 al piccolo era stato diagnosticato un neuroblastoma, malattia cancerogena nella quale un tumore maligno si sviluppa nel tessuto nervoso delle ghiandole surrenali.
Rappresentava il momento della Comunione
Nonostante questo, Rafael sapeva che come un supereroe doveva lottare contro questo male, e che il sacerdote pratica la sua fede anche quando non è nella cappella dell’ospedale. Spesso la stanza nella quale era ricoverato si trasformava in un altare, ed è lì che, usando paramenti simili a quelli di un sacerdote, rappresentava il momento della Comunione.