Padre Pio possedeva anche un carisma che faceva di lui un confessore miracoloso: la chiaroveggenza e il discernimento degli spiriti, quella rarissima facoltà di leggere nelle coscienze come in un libro aperto.
I pregiudizi di Derobert
Padre Pio lasciò intendere a diverse riprese che egli aveva le sue notizie dalla stessa fonte. Padre Derobert, allora giovane seminarista a Roma, ha l’occasione, nel 1955, di andare a San Giovanni Rotondo, Non è senza reticenza che egli intraprende questo viaggio. Ricordandosi forse delle accuse di cui Padre Pio era oggetto negli anni 20, prologhi a quelle di cui sarà vittima in seguito sotto il pontificato di Giovanni XXIII, Derobert crede di avere a che fare sia con un poveraccio illuminato, sia con un mistificatore.
L’impatto tra il seminarista e Padre Pio
Questo non gli impedisce di voler testare i famosi talenti di confessore del cappuccino. Prima sorpresa di questo giovane un po’ troppo sicuro di lui: in presenza di Padre Pio, egli perde subito tutta la sua baldanza e resta muto, poi si ritrova incapace di ricordarsi di ciò di cui voleva confessarsi. Padre Pio lo lascia prendere fiato un breve istante, poi lo rimette sulla strada, con tali precisioni che esse non possono essere il risultato di un discernimento naturale. Prima di sottolineare duramente delle colpe che Derobert non aveva mai accusate, più per negligenza che perché non ne misurasse la gravità e la portata.
“Questo è grave”
“Con le lacrime agli occhi, egli mi ha mostrato la gravità di talune azioni... gravità alla quale, a dire il vero, io non avevo mai pensato. Ma in quel momento, nel sentirle spiegate dalla bocca di Padre Pio, esse prendevano per me la loro vera dimensioni. “Questo, questo è grave... è grave!” e si metteva a piangere ed a soffrire. Ero in grossa difficoltà, tanto più che tutto quello che egli mi diceva era vero. Egli mi ha anche dato dei dettagli esatti che io avevo totalmente dimenticati io stesso. Talvolta, si agisce per riflesso, senza neanche avere il sentimento di una colpevolezza qualunque”.
L’angelo custode
Questo seminarista contento ed orgoglioso di sé stesso, venuto in questo luogo per divertirsi con un povero frate italiano sospettato di frode da taluni alti dignitari della Chiesa, andrà allora a ricevere la lezione più importante della sua vita. Dopo aver ricevuto l’assoluzione, egli rimane là, stupefatto, turbato, non comprendendo cosa gli è capitato. Padre Pio gli chiede: “Tu credi al tuo Angelo custode?”.
“Io non l’ho mai visto”
In quegli anni 50 del secolo scorso, l’Angelo custode, già per tantissimi cattolici, è una devozione largamente passata di moda, giudicata infantile, ridicola ed imbarazzante. Il seminarista francese è tuttavia abbastanza impressionato dalla personalità del Padre per non osare ridergli in faccia. Ma, per sfida, o perché è preso alla sprovvista, risponde la prima sciocchezza che gli passa per la mente, egli dice al frate: “Ehm.. Io non l’ho mai visto!”. Allora, da parte dell’Angelo che si tratteneva da molto tempo dal farlo quanto la mano glielo richiedeva, Padre Pio applica sulle gote del ragazzo un magistrale manrovescio. E gli dice: “Guarda bene: egli è là, ed è bellissimo !”.
“Egli non guardava nel vuoto”
Il seminarista Derobert, con le gote di fuoco per lo schiaffone, è così persuaso della veracità delle parole di Padre Pio che si volge di scatto, aspettandosi quasi di trovare lo Spirito celeste piantato dietro di lui: “Io non vidi niente, sicuramente, ma il Padre, aveva nello sguardo l’espressione di qualcuno che vede qualcosa. Egli non guardava nel vuoto. “Il tuo Angelo custode, è là e ti protegge! Pregalo bene...”. I suoi occhi erano luminosi: essi riflettevano la luce del mio Angelo”.
Da allora Derobert non scherzò mai più riguardo al suo Angelo custode, anzi divenuto sacerdote scrisse diversi libri sulla devozione cattolica agli spiriti celesti.