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Don Epicoco: Dio per farti santo non disdegna di usare i tuoi peccati

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Luigi Maria Epicoco via Facebook

Silvia Lucchetti - pubblicato il 07/10/22

La catechesi di don Luigi Maria Epicoco in occasione del IV Capitolo del Monastero Wi-Fi. "C’è una cosa più terribile che peccare (...) è non aver imparato la lezione da quella caduta. Quella caduta non deve essere sprecata".

Si è tenuto sabato 24 settembre scorso, presso la Basilica di San Pietro in Vaticano, il IV Capitolo del Monastero Wi-Fi centrato quest’anno sul tema della confessione. Oggi condividiamo con voi lettori, la catechesi affidata a don Luigi Maria Epicoco dal titolo: “la Confessione: esercizi di realtà”. Ringraziamo Guido Tombari per averla messa a disposizione degli utenti.

La catechesi di don Luigi Maria Epicoco al Monastero Wi-Fi

Imparare dai peccati

Il sacerdote fa una riflessione profonda su un aspetto della confessione forse poco considerato: imparare dai peccati.

Credo che sia molto pericoloso pensare che la confessione sia sbarazzarsi dei peccati, c’è una cosa più terribile che peccare e essere semplicemente perdonati, ed è non aver imparato la lezione da quella caduta.

La caduta, proprio come il dolore, non va svilita né sprecata:

Quella caduta non deve essere sprecata, ci racconta qualcosa, ci dice qualcosa. Perché se tu non impari qualcosa dalle tue cadute allora certamente le ripeti.

Don Luigi Maria Epicoco: “i peccati raccontano qualcosa di noi”

I peccati, continua don Epicoco, parlano di noi, possono svelarci qualcosa di noi stessi, della nostra storia, che ancora non abbiamo messo a fuoco:

Qual è la cosa che è nascosta nel meccanismo del peccato? non è semplicemente la nostra condizione umana, non è semplicemente la nostra creaturalità, la nostra debolezza, la nostra fragilità. (…) I peccati raccontano qualcosa di noi, della nostra storia e prima di sbarazzarci di essi dobbiamo lasciare che possano raccontarci un pezzo di noi che forse ancora non conosciamo, che non abbiamo affrontato, che non abbiamo risolto. 

Il diavolo si presenta a Gesù quando lui è nel deserto e ha fame

E poi analizzando il Vangelo che narra le tentazioni vissute da Gesù nel deserto, afferma:

Il male, il diavolo, si presenta a Gesù in un momento particolare della sua traversata nel deserto, si presenta quando lui ha fame. (…) la situazione della fame è la situazione della mancanza, del vuoto, di qualcosa che non abbiamo. (…) noi avvertiamo la fame tutte le volte che ci manca una certezza nella vita. (…) noi non sopportiamo non avere la terra sotto i piedi. Abbiamo costantemente bisogno di cose a cui aggrapparci, abbiamo un grande bisogno di rassicurazioni.

Abbiamo un vuoto che riempiamo con gli idoli

Tanti dei peccati che commettiamo nascono dal nostro rifiuto di sentirci instabili e incerti. Così riempiamo la mancanza che sentiamo con idoli di ogni genere:

(…) Siccome noi non sopportiamo il vuoto e la mancanza, usiamo qualunque cosa pur di riempire quel vuoto e quella mancanza. Molti dei nostri peccati nascono dal fatto che non vogliamo sentirci precari, insicuri. Allora troviamo idolatrie ovunque, rassicurazioni ovunque (…) nel cibo, nella sessualità, nella carriera, nelle cose (…) non riusciamo a rimanere in piedi davanti a quella mancanza. Gesù invece riesce a rimanere in piedi davanti a quel vuoto, davanti a quella fame e dice: “non di solo pane vivrà l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.

“Questo vuoto non va riempito”

E invece il vuoto che sentiamo dentro dobbiamo lasciarlo così com’è:

(…) se c’è una cosa che dobbiamo imparare dai nostri peccati e che digiunare da essi significa imparare ad accettare nella vita che a volte la vita si presenta a noi non come una certezza, non come una rassicurazione, ma come un periodo che (…) ci fa sperimentare una mancanza, un vuoto. Questo vuoto non va riempito, noi possiamo tenerci questo vuoto.

Altrimenti “riempiamo con una cosa sbagliata una fame giusta”

Non è facile convivere con un vuoto, ci vuole allentamento, dice il sacerdote, è necessario creare spazi di solitudine e di silenzio durante la giornata. Non per trovare pace, serenità, calma. Ma esattamente il contrario:

La solitudine e il silenzio non sono luoghi di pace sono luoghi di lotta, sono l’esercizio per imparare a rimanere fermi davanti al vuoto e alla mancanza.

Altrimenti il rischio è quello di “riempire con una cosa sbagliata una fame giusta”.

Don Luigi Maria Epicoco al Monastero Wi-Fi: la confessione serve a convertirci

E conclude il sacerdote sottolineando che il cuore della confessione è la conversione:

E’ bello che noi impariamo a confessarci, che chiamiamo le cose per nome, che ci togliamo di dosso tutto quello che intralcia la nostra vita. E’ troppo poco però sprecare i nostri peccati. Che cosa ci stanno insegnando le nostre cadute? che cosa ci racconta la nostra miseria? La confessione non serve semplicemente ad essere perdonati ma a convertirci.

Dio utilizza perfino i nostri peccati per regalarci la vera felicità:

Siamo figli di un Dio che per farci santi non disdegna di usare nemmeno i nostri peccati

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