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Muore a 36 anni, lo stesso giorno aveva scoperto la gravidanza e il tumore

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Paola Belletti - pubblicato il 04/10/22
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Elisabetta Socci e Matteo Grotti sono sposati da pochi anni, cercano un figlio che non arriva. Fino a quando, il giorno terribile della diagnosi di cancro, lei si scopre incinta.

Vita e morte intrecciate

In queste storie si vedono intrecciati in modo inestricabile i fili più corposi lungo i quali corre la vita: gioia e dolore, speranza e paura, malattia e salute. E tutti stanno a comporre un unico disegno sulla stessa stoffa.

Senza smancerie, senza aggiungere cose che non so, appare evidente che quello che ha mosso e sostenuto questa coppia romagnola è stato l'amore. Amore tra loro, amore alla vita che avevano appena concepita - arrivata beffardamente, forse, ma più ancora caparbiamente a costringerli a sperare proprio mentre dovevano rispedire indietro una malattia tanto dura.

Amore e fiducia, resistenza o ostinazione in una normalità che la prova ha reso più lucida e trasparente. La normalità, vissuta quando la nostra fragilità si mostra senza scampo, è una decisione di coraggio e ragione, è adesione alla bellezza che resiste e svetta nei giorni difficili della malattia.

Decidersi per la speranza

Persino il fatto che si sia venuti a conoscenza di questa storia, straordinaria e normale, fa parte della decisione di questa coppia, e ora del marito soltanto, di inerpicarsi sul versante solatio. Non hanno mai negato l'ombra né il suo avanzare, ma hanno sempre fatto un passo più in là per stare dove calore e luce erano più tenaci e dolci.

Matteo Grotti ha 35 anni e vive ora con la figlia Cecilia di 10 mesi a San Zaccaria, dove viveva con la moglie.

Si erano conosciuti al matrimonio di un comune amico,

La prima normalità

E' il tempo, questo della vita da sposati, della prima normalità: lei lavora come architetto a Cervia, lui come magazziniere a Pievesestina. Cercano un figlio che però sembra non voler arrivare.

Fino al 2021, giorno del suo compleanno, quando Elisabetta si accorge di avere un nodulo al seno: la diagnosi è impietosa, carcinoma maligno. Non lo sono però i medici, le cure possibili, lo spirito con il quale i due coniugi decidono di stare dentro a questo passaggio che si presenta difficile e impervio, non impossibile, ne sono convinti, di sicuro vivibile.

Chi fa esami diagnostici lo sa: la domanda su una possibile gravidanza in corso è d'obbligo. Occorre valutare al meglio i rischi ai quali si esporrebbe la vita del concepito. Arrivati a casa, senza avere alcuna aspettativa al riguardo, Elisabetta esegue il test ma chiede al marito di leggerlo. Lui racconta che non sa interpretarlo (gli uomini...):

La scoperta della gravidanza

Non c'è tempo da perdere, Elisa, come la chiama il marito, viene operata subito. Nemmeno quello di fare mente locale, di sicuro non c'è il tempo per disperarsi e neanche spazio a sufficienza perché, insieme alla notizia cupa della diagnosi, c'è una meravigliosa prognosi, qualcosa che è già in corso, che si sta sviluppando per realizzarsi appieno: la vita di loro figlia.

Curare la malattia, custodire la vita della figlia

Matteo racconta, fiero della donna che ha avuto accanto, come la sua Elisa ha affrontato ogni cosa:

Nello svolgersi di questa drammatica vicenda i medici fanno la loro parte e mai da antagonisti o da freddi esecutori: così come chiede la professione medica, cercano in coscienza e con le competenze e i mezzi disponibili, di curare la mamma senza danneggiare la bambina.

COPPIA CON NEONATO

L'operazione va bene, lì per lì, ma a distanza di soli due mesi Elisabetta sente un altro nodulo, rieccolo.

La nascita e l'intervento

La bambina nasce all'ottavo mese; un mese dopo la mamma viene operata: mastectomia totale.

Purtroppo l'esito degli esami smentisce di nuovo le loro previsioni: non sta andando meglio, il tumore è migrato al fegato.

Cosa si fa a questo punto? dato che la statistica non sembra deporre a loro favore conviene tirare i remi in barca e sopportare come si può fino alla fine?

La seconda normalità, difesa con tenacia fino alla fine

No, è proprio a questo punto che i due, lei soprattutto, scelgono un'audace normalità.

Un padre solo, ma non abbandonato

E adesso? Adesso è dura, durissima. Matteo parla come se Elisabetta ci fosse ancora ( e per la fede sappiamo che è lui ad avere misteriosamente ragione), ma deve fare i conti con la sua assenza concreta e con le ondate successive di ricordi e dolore che nel bene e nel male non gli daranno tregua.

Non ha tempo però per indugiare sulla morte, è stato così fin dall'inizio di questa che non possiamo che chiamare avventura. Nell'annuncio di una morte incombente, loro, hanno sperimentato la vita, quella di loro figlia e quella della loro famiglia. Una bimba, Cecilia, che ora ha 10 mesi e che dovrà vivere senza la dolcezza della mamma presente. Non è giusto, umanamente parlando. Ma l'uomo non si spiega solo con sé stesso, né la sua vita solo con la somma dei giorni che la compongono.

Elisabetta era una mamma e una moglie e ha fatto il suo dovere fino in fondo: ha insegnato a marito, parenti, amici e a tutti quelli che grazie a Dio li sostenevano già, come gestirla, come prendersi cura di lei, come non perdersi nel girotondo delle mille cose da fare.

Istruzioni pratiche, un vero atto d'amore

Una lista e una mappa per ritrovare body, tutine e cambi stagione, potrebbe essere stato il suo ultimo atto di materno coraggio.

Matteo, che pure dichiara disarmato tutto il dolore che prova per la mancanza della moglie, ha deciso di raccontare la loro storia perché, nonostante tutto, dentro tutto ciò che è capitato loro, è una storia di speranza. Una palestra di speranza estrema, acrobatica, senza rete di protezione. Ché, in fondo, è la sola forma di speranza degna, altrimenti è una polizza assicurativa.

Il compimento di tutto ciò che è rimasto sospeso, che sembra essere solo stato brutalmente interrotto, lo vedranno, lo vedremo a tempo debito.