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Primo progetto di spiritual counseling: sei mesi in parrocchia

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 01/10/22

Il counseling spirituale è una relazione d’aiuto in ambito spirituale. Ma non è una confessione ad uno psicologo

E’ in uscita per Ancora Editrice “La pratica del counseling spirituale” a cura di Barbara Marchica. Il libro nasce dalla prima sperimentazione italiana di counseling spirituale in una parrocchia e propone le testimonianze raccolte sul campo, con riflessioni teologiche, spirituali e pastorali.

Cosa è il counseling spirituale?

Il counseling spirituale è una relazione d’aiuto in ambito spirituale. In italiano il termine «pastorale» creerebbe una sorta di confusione, identificandolo in prima battuta come un servizio in ambito esclusivamente clericale. Ecco perché il termine spirituale permette un respiro maggiore: la relazione d’aiuto è rivolta sia a religiosi che laici, bambini, giovani e adulti. In altre parole, è rivolto tutti e nello specifico a coloro che condividono i valori promossi dall’antropologia cristiana.

A cosa serve?

Perché una persona dovrebbe rivolgersi al counselor spirituale? In base alla mia esperienza professionale, posso dire che il servizio offre la possibilità di sviluppare e potenziare il piano di consapevolezza interiore. E più noi conosciamo, più siamo in grado di attivare relazioni migliori. 

Primo step: la chiacchierata conoscitiva 

Il progetto pilota di counseling spirituale è stato condotto presso la parrocchia di San Giovanni Evangelista di Milano, guidata dal Padre Giorgio Tarter, ed è durato sei mesi. Vediamo più da vicino la struttura del percorso proposto, con l’autrice del libro Barbara Marchica. Lo spazio d’ascolto di spiritual counseling è stato articolato in questo modo: una volta alla settimana si poteva prenotare una prima chiacchierata conoscitiva. 

I 4 incontri

Dopo di che, se ci fossero state le condizioni di un mini percorso formativo, le persone potevano accedere a quattro incontri di counseling, sostenuti in buona parte dalla parrocchia. 

“Non avevo spazio in agenda”

Lo scopo del progetto era quello di avvicinare la persona a questa pratica spirituale e raccogliere i dati per la ricerca scientifica. «Mi sono ritrovata a non avere spazio in agenda per seguire tutte le richieste che sono arrivate al parroco dopo un semplice (ma efficace!) annuncio alla fine della messa delle dieci», afferma Barbara Marchica.

Una dimensione umana e spirituale 

Tra curiosità e bisogno reale, le persone che hanno aderito a tale sperimentazione sono state numerose (più di una trentina). «Per poter lavorare bene – prosegue la coordinatrice del progetto di counseling spirituale – ho dovuto scegliere, a malincuore, di lavorare solo con una quindicina di persone. Questo dato, a mio avviso, dice già il bisogno sotteso: trovare uno spazio di ascolto in cui la dimensione umana e quella spirituale possano delicatamente incontrarsi. Ne abbiamo tutti bisogno». 

Confessione e counseling: le differenze

Barbara Marchica precisa che «non si tratta di una confessione, non è una seduta di terapia, ma semplicemente uno spazio in cui le persone possono ritrovarsi. Poi, dove fosse necessaria la confessione o la direzione spirituale oppure anche la terapia stessa, lì è compito del counselor rimandare intelligentemente».

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