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Dio ci chiede misericordia, cioè un cuore che funziona

MATTHEW

Public Domain

MATTEO - Salerno, Cattedrale. Anche le origini del culto di san Matteo si perdono nella leggenda: il santo apostolo ed evangelista avrebbe subito il martirio in Etiopia, ucciso da un sicario mentre celebrava una messa. Le reliquie sarebbero in qualche modo giunte in Lucania nel V secolo: ritrovate dopo qualche secolo da un monaco di nome Atanasio, se ne perdono di nuovo le notizie fino al 954, anno in cui le reliquie furono ancora rinvenute, sempre in Lucania, e quindi trasportate a Salerno, dove oggi sono conservate.

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 20/09/22

La vocazione di San Matteo è manifestazione della totale gratuità dell'amore di Dio, che chiama e ama senza chiederci nulla, prima.

Vangelo di Mercoledì 21 Settembre (San Matteo Apostolo)

Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo,
e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si
misero a tavola con lui e con i discepoli.  Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi
discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai
peccatori?». Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i
malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non
sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

(Matteo 9,9-13)

Lastoria vocazionale di Matteo è raccontata da lui stesso in questo brano del Vangelo di
oggi che celebra proprio la sua festa.

Matteo è un “misericordiato” per usare una parola cara a papa Francesco, cioè è uno che ha incontrato Cristo al margine di una vita che sembra ormai compromessa nella fama e forse anche nel desiderio.

Gesù passa e lo chiama senza mettere nessuna condizione preventiva. E colpisce anche la velocità di come risponde a questo appello, quasi a suggerirci che quando si incontra qualcosa di vero non bisogna mai tergiversare davanti ad esso.

Matteo fa esperienza di una di quelle caratteristiche che fanno innervosire sempre il fariseo che ci abita, la gratuità. L’amore di Gesù è gratuito, non lo si ottiene con nessun merito.

È quello che Gesù cerca di dire alla fine del racconto:

«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Dio non si aspetta da noi chissà quali imprese o sacrifici. Vorrebbe da noi una cosa molto semplice, la misericordia, cioè un cuore che funziona.

Matteo lo ha realizzato diventando evangelista. La sua scrittura è stato il modo attraverso cui ha fatto arrivare nei secoli successivi il cuore del Maestro, lo stesso che gli aveva salvato la vita.

Non c’è un unico modo di usare un cuore che funziona, sarebbe bello se ognuno di noi potesse scoprire il suo.

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