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La grande popolarità di Santa Teresina nelle steppe del Kazakistan

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Cyprien Viet - pubblicato il 16/09/22

Tra i primi Paesi ad aver accolto le reliquie di Santa Teresina c'è stato il Kazakistan, dal 5 maggio al 28 giugno 1999

Alla fine degli anni Novanta, epoca caratterizzata da una certa libertà, ma anche da una fase di caos economico e sociale per gli Stati che erano usciti dall’orbita di Mosca, il Kazakistan ha presentato il volto di un Paese in grande difficoltà, segnato da isolamento, miseria e grave inquinamento, soprattutto per via dei test nucleari dell’era sovietica. In questo territorio vivono centinaia di migliaia di cattolici, per la maggior parte discendenti di deportati polacchi, lituani o tedeschi dell’epoca stalinista.

“Per vivere qui bisogna essere santi o pazzi”, confidò un sacerdote agli organizzatori del pellegrinaggio delle reliquie di Santa Teresina, in base a una testimonianza riferita in un libro intitolato Comment Thérèse visita la Russie et le Kazakhstan (Edizioni Témoins de vie, 2014), scritto da suor Tamara Teuma, della diocesi di Fréjus-Toulon, che ha accompagnato le reliquie della santa francese durante il loro viaggio nell’ex Unione Sovietica.

Le comunità cattoliche, divise da grandi distanze, vivevano in condizioni decisamente precarie. Portare le reliquie di Santa Teresina in quel territorio faceva parte di un desiderio di evangelizzazione e di comunione reso possibile dalla caduta del comunismo. Ovunque, nelle chiese come in ospedali, prigioni e cappelle isolate, seguendo un percorso a volte improvvisato, la santa francese suscitava fervore e curiosità.

Suor Tamara menzionava la presenza ricorrente di “gruppi di bambini”, e offriva questo esempio riferito a uno dei villaggi che aveva visitato: “La maggior parte dei bambini ha problemi ormonali per via delle radiazioni, e una bambina di 6 o 7 anni che sembrava averne 80, con i capelli bianchi, rugosa, il corpo deformato dai reumatismi, è rimasta affascinata da Santa Teresina in un lungo dialogo di fede per ore davanti al reliquiario. Niente riusciva a spostarla. Il giorno dopo ha pregato in ginocchio, cosa che il giorno prima le era impossibile”.

Conversioni e guarigioni

In questo Paese caratterizzato dall’ateismo promosso durante il dominio dell’URSS, la maggior parte della popolazione è musulmana, ma tollera i convertiti al cristianesimo. Durante una tappa del pellegrinaggio, una bambina musulmana, Molinaxa, ha chiesto di essere battezzata e di portare il nome di Teresa con il consenso della madre, affascinata dall’influenza della santa francese.

Nella città di Shortandy, il passaggio delle reliquie in un ospedale ha portato all’adozione di un bambino di tre mesi da parte della moglie dell’ambasciatore guatemalteco, Maria Teresa. Qualche anno dopo, il trasferimento di suo marito come ambasciatore del Paese centroamericano in Vaticano ha fatto sì che il figlio adottivo, ormai adolescente, conoscesse i Papi Benedetto XVI e Francesco.

Il passaggio delle reliquie della santa carmelitana per Karaganda, la città che ha visto sorgere questa Chiesa della steppa, animata in particolare dalla diaspora polacca, in una regione in cui migliaia di deportati sono morti di stenti nei circa quaranta campi di lavoro che il regime sovietico aveva istituito nella regione, è costellata di momenti significativi.

La piccola e la grande storia si incrociano

Un sopravvissuto al gulag, Stanislas, ha ricevuto il giorno in cui sono arrivate le reliquie una lettera dal Governo francese in cui gli veniva concessa una pensione da veterano, compensando 54 anni di oblio. Quest’uomo di origine russa aveva partecipato alle operazioni della Resistenza in Francia, ed è stato perfino autista del generale de Gaulle durante la sfilata della vittoria agli Champs-Elysées nell’agosto 1944.

Ovunque, la piccola e la grande storia si incrociano, e il futuro della Chiesa cattolica del Kazakistan prende forma. A Karaganda, suor Tamara ricorda un bambino di appena sei anni che piangeva e ripeteva: “Se ne sta andando! Se ne sta andando!”

Molti anni dopo, la religiosa ha ricevuto una lettera dal Kazakistan con queste parole: “Sono quel bambino che ha pianto tanto quando Santa teresina se n’è andata, e ora sono seminarista”. Quel bambino, mosso dalla santa, ha così partecipato alla “Primavera dell’evangelizzazione” sperata da Giovanni Paolo II durante la sua visita in Kazakistan nel 2001 e allo sviluppo di questa Chiesa minoritaria ma fervente che Papa Francesco saluta ora durante il suo 38° viaggio apostolico.

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