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Perché sentirsi figli di Dio dà tanta pace

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 13/09/22

Sono di Dio perché il Suo amore mi solleva, mi sostiene, mi dà pace, le Sue parole riempiono i miei silenzi e i Suoi abbracci calmano la mia voglia di essere abbracciato

Finisco sempre per seguire qualcuno. C’è sempre qualcuno che ha percorso lo stesso cammino che seguo prima che io arrivassi.

C’è sempre un sentiero tracciato, dei segni, delle frecce, perché io non mi perda. C’è sempre qualcuno davanti, anche se non lo vedo.

Nulla è così nuovo per dire che l’ho creato io. E se anche fosse così, che merito ha la mia creatività?

Nella mia vita tutto è dono, e mi impegno perché sia un diritto, qualcosa che il mondo, Dio, l’universo mi deve. È come se tutti fossero in debito con me.

Chi seguo? Chi mi ha chiamato? Scrive Benjamín González Buelta: “Quando mi chiami per nome, nessun’altra creatura volge a te il suo volto in tutto l’universo”.

Ho bisogno dell’unica persona che mi riempie

Egli mi chiama, io mi giro e poi Lo seguo. Perché voglio, perché ne ho bisogno.

Perché senza di Lui lo sguardo si perde nel vuoto. Perché le Sue parole riempiono i miei silenzi, e i Suoi abbracci placano la mia necessità di essere abbracciato.

E qualcosa cambia dentro di me sentendo che ho molti più motivi per gioire che per essere triste. Molte più ragioni per ringraziare che per lamentarmi.

Si volta e mi chiama. Pronuncia il mio nome come Gesù davanti a Maria Maddalena dopo la resurrezione.

Il tempo si ferma, e così comprendo, semplicemente, che solo con Lui i miei passi acquistano senso.

Sono di Dio

Gli appartengo anche se prima, molto prima, non conoscevo il Suo nome. Lui già sapeva il mio, per questo Lo seguo.

Non per dirgli che sto bene, che tutto funziona. No, se fosse così non avrei bisogno di seguirlo.

Voglio essere onesto con me stesso. Allontanare le menzogne che mi sono creato su me stesso. Menzogne a cui finisco per credere.

Non sono così pieno, così capace, così felice come vorrei. E la vita allontana da me quella patina di superficialità che mi rende indifferente al dolore altrui e distante.

Allontano da me i pensieri che non mi permettono di sognare. Ripercorro nel mio cuore le verità che sono sempre state sopite nella mia anima.

Sono di Dio perché il Suo amore mi solleva, mi sostiene, mi dà pace. Non ho bisogno di troppi applausi per continuare a vivere. Mi basta il Suo sguardo tra le nubi della giornata per risollevare il mio animo.

Ma poi mi perdo

A volte, però, perdo la strada. Mi perdo in me stesso, nelle mie paure, nelle mie angosce, nelle superficialità.

Faccio del mio cammino una ricerca di me stesso e dimentico la Sua voce. Cerco altre voci, altri volti, altri cammini.

E mi perdo. Smetto di vibrare, di emozionarmi, di piangere, di ridere. Mi secco con amarezza.

Non sorrido più tanto quando smetto di seguirlo, o meglio, quando smetto di vederlo accanto a me, dietro di me, nascosto nella mia ombra.

Perché Gesù vive nascosto nei miei passi, nascosto nel mio sguardo, riposa nel mio silenzio. Mi dimentico di Lui e della mia vocazione, della mia missione. Non trovo ragione per le mie lotte.

L’istinto filiale

Ho bisogno di volgere lo sguardo verso il Suo volto. Voglio cercarlo tra le tenebre che mi offuscano.

Voglio toccarlo quando la solitudine è dolorosa e il silenzio arido. Allora la Sua voce torna a risuonare: “Non sono qui io che sono tua Madre?”, dice la Madonna di Guadalupe. “Non sono qui io che sono il senso della tua vita?”, mi dice Gesù sorridendo.

Non voglio seguire falsi dèi. Non voglio impantanarmi in ideali vuoti, senza carne né spirito. Non voglio vivere pieno di parole vuote. Non voglio scrivere frasi senza vita, senza speranza.

Voglio essere seguace, figlio, discepolo, innamorato, sognatore. Voglio essere il riflesso di quel volto di Gesù che riempie tutto e a tutto dà un senso.

La mia risposta

Mi fa paura il fallimento in quello che intraprendo. Cos’ho da perdere? Lui ha vinto tutto e mi chiama dalla riva del mio cammino, quando mi vede passare pronunciando il mio nome.

Mi fermo e Lo guardo. Ha ragione, senza di Lui sarei perduto. Ho seguito troppe false piste. Mi sono avvolto in tanti labirinti senza sapere da dove uscire.

So che la solitudine non passa riempiendola di succedanei. E la meta continua a splendere anche se le nubi sembrano nascondere tutto.

Il Suo volto è vivo in altri volti che riflettono la Sua luce. Non mi mentono. La verità è più forte di tutte le menzogne che ascolto.

Alzo la voce perché il Suo nome si senta. Perdo la paura di dare la vita. Lo farò ogni giorno, la stanchezza non conta.

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