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Che cosa va a fare Francesco in Kazakistan? 

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Photo by ARIS MESSINIS / AFP

Camille Dalmas - pubblicato il 13/09/22

Dal 13 al 15 settembre il Romano Pontefice si reca in Kazakistan, è il suo 38º viaggio fuori dall’Italia. Il Papa l’ha presentato come un “viaggio tranquillo”, ma le sfide che questa trasferta implicano sono notevoli. Proviamo a illustrarle.

Andando in Kazakistan dal 13 al 15 settembre papa Francesco è il secondo pontefice a toccare il suolo di questa vasta repubblica dell’Asia centrale, dopo san Giovanni Paolo II nel 2001. Guerra in Ucraina, dialogo con gli ortodossi e relazioni con la Cina: il Papa ha presentato questa visita come un “viaggio tranquillo”, ma le sfide che esso riveste sono notevoli. 

1Un’occasione di mettere in pratica “Fratelli tutti”

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Papa Francesco firma la sua terza enciclica, “Fratelli tutti”, ad Assisi davanti alla tomba del Poverello. 3 ottobre 2020

Il cuore della visita di papa Francesco a Nur-Sultan, città in cui resterà per tutto il suo soggiorno kazako, è la partecipazione a un grande summit interreligioso organizzato dal governo. Ispirato agli incontri di Assisi e sostenuto dalla Santa Sede a partire dal suo varo, nel 2003, il Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali è frutto della volontà dell’ex presidente Nur-Sultan Nazarbaiev di promuovere un dialogo tra i responsabili religiosi per indurli a operare insieme a vantaggio della pace e della tolleranza. Il papa, ospite d’onore del summit, dovrà pronunciarvi due allocuzioni e incontrare altri leader. 

Il tema scelto dall’organizzazione del Congresso – ricostruire il mondo dopo la pandemia – fa eco diretto a una riflessione sviluppata dal Papa in Fratelli tutti (del 2020) – e poi in numerosi testi a seguire. Il pontefice, nella sua enciclica, aveva spiegato che la crisi è un rivelatore della necessità di costruire una società più fraterna per l’umanità. Per permettere questa fraternità universale egli puntava sulla coesistenza delle religioni orientata verso la pace e lo sviluppo comune. 

Papa Francesco incontrerà del resto a Nur-Sultan colui che aveva ispirato la sua enciclica, il grande imam di Al-Azhar Ahmed al-Tayyeb. Con quest’ultimo, nel 2019 ad Abu Dhabi, aveva firmato il Documento sulla Fraternità, un testo che già incoraggiava la cooperazione armoniosa delle religioni in favore della pace. Poiché l’evento è organizzato da un paese laico ma a maggioranza musulmana (70%), esso accoglie importanti rappresentanze musulmane da tutto il mondo, che il Papa incontrerà in particolare il 14 settembre. 

2L’ombra della guerra in Ucraina

Il summit sarà segnato da un’assenza evidente, quella del patriarca di Mosca, Kirill, annunciato ma che alla fine ha rinunciato al viaggio. Il progetto di un secondo incontro tra papa Francesco e il capo della chiesa ortodossa russa (successivo a quello dopo il fugace saluto a L’Havana nel 2016), è dunque fallito una volta di più (fu abortito anche un progetto di incontro per lo scorso giugno, immaginato a Gerusalemme). 

L’incontro con Kirill resta un “desiderio” del Papa, assicura il capo dell’Ufficio Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. Papa Francesco parteciperà all’incontro insieme con una delegazione della chiesa ortodossa russa. Ci si possono attendere colloqui tra i membri della delegazione cattolica e quella moscovita, immagina una fonte vaticana. 

Anche se l’aereo di Francesco eviterà (di proposito, e a prezzo di un’ora di tempo aggiunto al volo) di sorvolare l’Ucraina e la Russia, la promozione della pace in Ucraina dovrebbe essere una sfida importante per il Pontefice. Le sue parole saranno ad ogni modo particolarmente ascoltate in quel paese che, oltre ad avere un’importante popolazione russofona e ortodossa di obbedienza moscovita ospita una minoranza ucraina, e anche una piccola comunità greco-cattolica. 

3L’improvvisata del Presidente cinese

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Il presidente Xi Jinping al suo arrivo a Hong Kong il 30 giugno 2022

Il 14 settembre, mentre papa Francesco parteciperà all’incontro interreligioso, il presidente Xi-Jinping effettuerà a Nur-Sultan il suo primo viaggio all’estero dalla fine del 2019. La prossimità geografica dei due uomini, che non si sono mai incontrati – nessun papa ha mai incontrato un dirigente cinese, del resto – costituisce una coincidenza notevole che molti media hanno sottolineato. 

La Santa Sede, interrogata sull’opportunità di un incontro, ha mantenuto il programma annunciato, che non prevede incontri col capo di Stato cinese. Pechino non ha rilasciato dichiarazioni sulla compresenza dei due uomini il medesimo giorno a Nur-Sultan. 

L’assenza di un incontro dice tuttavia molto sullo stato delle relazioni tra la Cina e la Santa Sede. Pechino non sembra interessata a un incontro più di quanto non lo fosse nel marzo 2019, quando Xi-Jinping aveva reso visita al presidente italiano Sergio Mattarella ma aveva ignorato l’invito del Segretario di Stato Pietro Parolin, che aveva mostrato la “porta aperta” al dirigente cinese. Eppure la questione del rinnovo dello storico accordo pastorale concluso fra la Cina e la Santa Sede nel 2018, che permette la nomina congiunta di vescovi (tra il Papa e il potere cinese) è scalettato per questo ottobre. In tale contesto, ogni possibilità di interazione in Kazakistan (anche a livelli inferiori, ad esempio tra membri delle delegazioni cinese e vaticana) verrebbe sorvegliata con grande attenzione.

4Una visita pastorale nel cuore dell’Asia

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Nur-Sultan, Kazakistan

In Kazakistan, papa Francesco si recherà anche a visitare una di quelle piccole comunità cristiane che spesso egli ha visitato nei suoi precedenti viaggi. Quella del grande paese d’Asia centrale ha una storia particolare, perché si deve principalmente a deportazioni: queste ultime sono state effettuate anzitutto dagli zar e poi, più massivamente, dal regime sovietico, e riguardano popolazioni tedesche, polacche, ucraine e balte che all’epoca si trovavano in territorio russo. 

Se multi di quei cattolici esiliati sono rientrati a casa loro dopo la caduta del Muro di Berlino, un certo numero fra loro è rimasto in Kazakistan e costituisce l’attuale piccola popolazione cattolica. Il Vaticano ritiene che siano oggi 125mila, vale a dire meno dell’1% della popolazione kazaka. Con 81 parrocchie, 6 diocesi, più di 100 preti e 138 religiosi, c’è un piccolo nido di cattolicesimo che ancora oggi vive nel cuore della steppa. La Chiesa cattolica in Kazakistan amministra anche cinque scuole, due case di riposo, due dispensari medici e tre orfanotrofi. 

La buona relazione tra il Vaticano e il potere kazako assicura a questa comunità una coesistenza complessivamente piuttosto armoniosa con le altre religioni, specialmente con l’islam, che è maggioritario. La Chiesa mostra un certo dinamismo: i vescovi kazaki si sono recentemente uniti ad altri della regione per formare una conferenza di Asia centrale – Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan, Mongolia eccetera… – per conferire alla propria presenza un nuovo slancio. 

5 L’inevitabile questione sulla salute del Papa

Come in ogni viaggio, la salute di Francesco sarà scrutata con attenzione dai giornalisti che l’accompagnano. Il Papa ha subito una pesante operazione al colon nel luglio 2021 (gli asportarono 30 cm di intestino), dalla quale egli afferma di essersi ripreso, ma soffre (in particolare da alcuni mesi) di forti dolori al ginocchio (ha parlato di una frattura), al punto di non riuscire più a spostarsi senza bastone, e per la maggior parte del tempo privilegia la sedia a rotelle. 

L’organizzazione del viaggio è stata, come in Canada, adeguata al problema di mobilità incontrato dal Papa: ancora una volta ha preso l’aereo di ITA Airways utilizzato nello scorso luglio, più comodo per l’installazione del Pontefice. Sono stati previsti anche dei “tempi di recupero” nello svolgimento del programma, nettamente meno carico di quanto fossero quelli dell’inizio del pontificato. Il viaggio dovrebbe dunque essere meno faticoso di altri, come si vede dal fatto che il Papa non lascerà la capitale kazaka. 

La Santa Sede ha già riportato un dettaglio interessante su questo viaggio: a differenza da come fa di solito, il Papa non dovrebbe salire o scendere dall’aereo con un montacarichi, all’aeroporto internazionale di Nur-Sultan. Una “passerella” dovrebbe permettergli di arrivare a una cerimonia di accoglienza all’interno dell’aeroporto e non sulla pista. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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