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Quando Giovanni Crisostomo mette bocca in questioni di amore coniugale 

CHRISTMAS

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Mathilde De Robien - pubblicato il 13/09/22

Morire per la moglie: quale marito non vorrebbe esserne capace? Almeno se la donna è bella e virtuosa: eppure Cristo fece molto più di così.

San Giovanni Crisostomo, dottore della Chiesa (il cui epiteto significa “bocca d’oro”, in ragione del suo talento di oratore), ha lasciato in una delle sue omelie una bella riflessione sulla lettera di san Paolo agli Efesini. Epistola arcinota, talvolta vessata per la celebre esortazione “donne, siate sottomesse ai vostri mariti”. Il seguito però, che riguarda i mariti, viene sottolineato meno spesso. Eppure si tratta di un insegnamento forte nell’arte dell’amore coniugale. 

«Mariti, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa», ci dice san Paolo (Ef 5,25). San Giovanni Crisostomo (344-407) riprende la metafora e la spiega, sottolineando che Cristo, unendosi alla Chiesa, ha fatto molto più di quanto qualunque uomo sarebbe mai capace di fare: Egli si è sacrificato per una Chiesa che lo respingeva! Giovanni Crisostomo paragona quindi la Chiesa a una donna brutta e sprezzante, che malgrado tutto Cristo ha scelto di sposare. 

In tal senso, egli non manca di sottolineare che la missione propria a ogni sposo, quella di amare la propria moglie, è più “facile” nella misura in cui si è sposati con una donna che si sia scelta. Il sacrificio richiesto in tale unione sarebbe dunque minore! Secondo insegnamento, nel caso in cui una donna si mostrasse davvero disprezzabile: è con la tenerezza che uno sposo può riportarla a sé. Cristo si è mostrato pieno di tenerezza, di sollecitudine verso questa Chiesa che lo odiava, e l’ha santificata. 

«Mariti, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa» [Ef 5,25], dice san Paolo. Non si limita a dire “uomini, amate le vostre donne”, ma indica pure il grado di questo affetto aggiungendo “come Cristo ha amato la Chiesa”. Ma dimmi un po’: com’è che Cristo l’ha amata? Fino a sacrificarsi per lei. 

E così, se ti trovassi in occasione di morire per tua moglie, non devi esitare. Se il Signore ha amato la propria schiava al punto da donarsi per lei, a maggior ragione devi il medesimo amore alla tua compagna di schiavitù. Ma forse è la bellezza della sposa che ha trascinato lo sposo, o le virtù della sua anima? Non osiamo affermarlo, perché il seguito mostra che quella era brutta e sporca. Ascoltate invece: «Egli si è consegnato per lei per santificarla purificandola» (Ef 5,26). 

Con la parola “purificare” fa intendere che quella fosse impura e sozza, e non di una impurità qualsiasi, ma di un’impurità estrema: non era grasso, fumo, sangue o qualche altro tipo di macchia comune. E tuttavia non ha avuto disgusto della sua bruttezza, ha rimediato alle sue disgrazie, ha cambiato il suo aspetto, corretto le sue forme, riparato le sue imperfezioni; è questo l’esempio che tu devi seguire. 

Qualunque colpa tua moglie possa commettere nei tuoi riguardi, dimentica tutto, perdona tutto. Ha un brutto carattere? Riformala a forza di dolcezza e di bontà, come ha fatto Cristo nei confronti della Chiesa. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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