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Indovinare la domanda. La sfida educativa della scuola

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Ateneo Pontificio "Regina Apostolorum" - pubblicato il 13/09/22

A dare risposte sono bravi tutti, a fare le domande giuste ci vuole un genio.

Così si esprimeva Oscar Wilde. Un’osservazione che oggi diventa una sfida per tutti coloro che agiscono nel campo della formazione dei giovani. 

Negli ultimi anni, con i grandi cambiamenti che sono avvenuti nel mondo della scuola, si avverte la necessità di un cambio di paradigma nell’insegnamento, un cambio che riguarda soprattutto il passaggio da una semplice impostazione verticale docente-discente – in cui si verifica un passaggio di contenuti e saperi – ad una svolta, potremmo dire, esistenziale, che richiede un percorso attivo di ricerca da parte dello studente, messo così realmente al centro del processo di apprendimento.  

Sono gli stessi documenti in vigore a parlare della centralità dello studente nei processi di apprendimento; questo, negli ultimi anni, ha dato il via ad un vasto campo di ricerca pedagogico-didattico.

Parlando di metodologie didattiche, dunque, il confronto deve necessariamente puntare a trovare una didattica che metta al centro della sua azione lo studente e i suoi bisogni educativi! E questo ri-chiama gli insegnanti ad una sfida continua: non è più il tempo di lezioni verticali, di un mero “passaggio di contenuti”; oggi c’è bisogno di un lavoro di progettazione, di percorsi, di stimoli, a partire dalla situazione concreta e attuale dello studente che, passando per i contenuti disciplinari, lo guidino al raggiungimento degli obiettivi e dei traguardi per lo sviluppo delle competenze. 

Va constatato, purtroppo, che questo approccio se per alcuni insegnanti risulta ancora estraneo, per altri è vissuto come una sfida troppo grande da affrontare. In realtà questa sfida è proprio ciò che dovrebbe mantenere viva quella attività di studio e di ricerca che un insegnante deve svolgere come sua formazione permanente; è ciò che lo può salvare dal chiudersi nella “comfort zone” della sua progettazione annuale; ciò che può ridare “sprint” alla sua passione educativa. 

È fuori di dubbio che la scuola e, dunque, gli insegnanti abbiano bisogno di rinnovarsi rimanendo al passo con il cambiamento che si realizza nella società. 

L’agenzia scuola, oggi ancora punto di riferimento fondamentale, è inserita in un sistema educativo complesso e articolato che va dall’educazione formale gestita dallo stato, regione, enti locali ecc., a quella non formale offerta da centri, associazioni, istituzioni educative pubbliche e private, a quella informale proposta dalla variegata articolazione dei mezzi d’informazione e comunicazione stampata, radiotelevisiva e virtuale.

Un grande contributo su questo tema arriva dal campo dell’educazione religiosa, ovvero dall’applicazione concreta della didattica dell’insegnamento della religione cattolica (IRC), dove si è consolidata negli ultimi decenni una metodologia didattica efficace e che, crediamo, possa costituire un punto di partenza per una riflessione seria sul modo di attuare nella scuola. 

Parliamo della metodologia didattica ermeneutica esistenziale, studiata e sperimentata lungamente dal prof. Zelindo Trenti, che costituisce oggi un punto di riferimento imprescindibile per coloro che si affacciano al mondo dell’IRC nella scuola. 

Possiamo dire che la pedagogia ermeneutica esistenziale si fonda su alcuni presupposti tematizzati soprattutto da quella riflessione che trova la sua elaborazione in particolare nel pensiero di Heidegger e nella proposta elaborata da Gadamer. 

Vogliamo qui di seguito sinteticamente indicarli: 

  • La comprensione non è solo un’attività essenziale dell’uomo, ma soprattutto un originario modo di attuarsi dell’esserci dell’uomo. L’uomo si realizza interpretando il mondo in cui è immerso e decifrando così la sua esistenza. L’uomo non solo ha linguaggio, ma è linguaggio.
  • Nella visione della pre-comprensione heideggeriana la tradizione culturale è vista come un immenso cantiere in cui è custodito il nostro patrimonio culturale al quale è necessario attingere. In esso siamo stati forgiati e preparati.
  • L’uomo è progetto affidato a se stesso. Per costruirsi non può che partire dalle risorse della sua tradizione che custodisce la grande eredità che lo accompagna. 
  • Il carattere peculiare dell’esistenza umana è quello di guardare al futuro e di progettarsi in un processo di continua elaborazione di se stessi, che resta il fulcro del vivere umano. 
  • Il progetto dell’uomo si realizza nella storia, che costituisce l’orizzonte nel quale l’esistenza s’interpreta, interpretando la realtà. È necessaria un’analisi e una rigorosa verifica delle risorse interpretative di cui siamo dotati.
  • Il processo interpretativo si attua nel circolo ermeneutico in cui il soggetto incontra ed esplora la realtà, diviene consapevole della sua domanda e costruisce la sua risposta ritornando a se stesso.

Se all’inizio l’ermeneutica si è costituita come l’arte dell’interpretazione di un testo, oggi si presenta come possibilità di interpretazione di tutta l’esperienza personale. È la persona il riferimento ultimo. Punto centrale di tutto il processo ermeneutico è l’elaborazione di senso di tutta l’esperienza personale del soggetto. Emerge con forza il ruolo della domanda di senso:

Nel processo costruttivo ermeneutico la domanda fa intravedere quello spazio del vissuto non ancora esplorato, spacca la crosta dell’ovvio, mette in crisi la chiacchiera che fa apparire come perfettamente conosciuto quello che in realtà resta inavvertito. La domanda mette in evidenza il margine di oscurità, non è però la chiarezza dell’esposizione che risolve, ma la curiosità e l’interesse per il problema. La domanda autentica nasce dalla consapevolezza del non sapere, dall’aver presagito la dimensione ancora inesplorata della realtà.

Qui emerge anche l’importanza del ruolo dell’educatore: è suo il compito di porre la domanda, di far emergere quell’aspetto della realtà che va esplorato alla ricerca di una risposta di senso. 

Ma il compito dell’educatore non si esaurisce nella domanda: egli deve accompagnare lo studente nel processo di interpretazione, aiutandolo soprattutto nel distanziarsi dalle proprie conoscenze, nel vederne i limiti, e trovare il percorso di ricerca adeguato a trovare la risposta. 

Si va costituendo quello che prende il nome di circolo ermeneutico, col quale si definiscono tutti i passaggi del processo, dove si parte dalla domanda e le conoscenze vengono rielaborate in vista della risposta. La novità della risposta torna alla domanda della persona e si chiude “il circolo ermeneutico”.

Tutto ciò presenta – in modo sintetico ovviamente – quella svolta che si è data nel processo d’apprendimento, che definiamo svolta ermeneutica:

L’attuale ricerca pedagogica ermeneutica esistenziale mette al centro dei processi d’apprendimento il soggetto e la sua capacità interpretativa. Nella prospettiva ermeneutica l’obiettivo del processo d’apprendimento è il percorso attraverso il quale l’esistenza viene esplorata e compresa. In altre parole, la svolta ermeneutica sposta il problema dalla comprensione del testo e delle nozioni, alla consapevolezza della persona. Si passa dal testo e dalla sua comprensione, all’esistenza e alla sua interpretazione.

Da questa breve presentazione delle linee che guidano la didattica ermeneutica esistenziale, crediamo emerga in quale modalità tale metodologia si configuri in modo idoneo alle finalità del processo di apprendimento che un insegnante di religione deve mettere in atto. Il punto di forza è sicuramente questa attenzione alla persona, il portarla, tramite un’attenta guida e attraverso un giusto percorso, all’elaborazione di una risposta di senso che la arricchisca sempre di più. Non si configura dunque un insegnamento “dall’alto”, come passaggio di contenuti disciplinari, bensì un insegnamento che attraverso l’utilizzo dei contenuti porti lo studente verso una crescita progressiva. È ciò che l’istituzione scolastica cerca di attuare quando parla di traguardi per lo sviluppo delle competenze. 

L’IdR per primo si fa vicino ai ragazzi e abbandona la tradizionale lezione frontale, che per tanto tempo ha condizionato il rapporto docente-discente, per entrare in una sorta di circle time in cui cerca non tanto di dare informazioni quanto piuttosto guidare le giuste domande di senso. Per questo insegnare religione attraverso una didattica ermeneutico-esistenziale rende l’apprendimento più che “un vuoto da riempire” un “vuoto da aprire”.

Di fronte a questo importante lavoro, a questa sfida quotidiana per ogni insegnante, ma in particolare per gli insegnanti di religione, diventa fondamentale, come si diceva all’inizio, mantenere quell’atteggiamento di ricerca e di formazione costante.

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L’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum offre in questo anno accademico la 4a edizione del Corso di Formazione Permanente per Insegnanti di Religione RELIGIONET, al via dal 15 ottobre. Il Corso, quest’anno, si arricchisce ancora di più, offrendo ai partecipanti 8 incontri, a cadenza mensile da ottobre a maggio, nei quali, oltre ad affrontare con docenti esperti temi importanti, si avrà occasione di un confronto diretto sulle tematiche attraverso dei laboratori guidati dagli stessi docenti. 

Questo ultimo elemento è il vero cuore pulsante del Corso, scaturito dall’idea di fare rete insieme tra i diversi IdR per poter affrontare insieme le sfide del mondo della scuola. 

Questo ascoltarsi reciprocamente, confrontarsi, scambiarsi opinioni ed esperienze, costituisce un arricchimento prezioso che vuole offrire quel qualcosa in più alla formazione permanente che ogni IdR deve costantemente alimentare.

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Prof.ssa Giorgia Brambilla 

Coordinatrice Laurea Magistrale in Scienze Religiose, indirizzo pedagogico-didattico (APRA)

Responsabile del Corso di formazione permanente per IdR “Religionet”

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Prof. Matteo Vozza

Cultore della materia ISSR (APRA)

Docente di Religione

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