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L’OMS dichiara che «i sessi non sono solo “uomo o donna”» 

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© Pexels | CC0

Aleteia - pubblicato il 12/09/22

Intervista al prof. René Écochard sulle implicazioni scientifiche (e politiche) che presiedono alla propaganda genderista.

L’aggiornamento del “Manuale sull’integrazione del genere” dell’OMS rompe con la definizione biologica del sesso degli individui. Per il prof. René Écochard, autore di “Homme, femme, ce que nous disent les neurosciences” (Artège), questo approccio non ha alcunché di scientifico. È anzi pericoloso e pregiudica i giovani che dice di voler aiutare. 

Aleteia: Nell’aggiornamento del manuale su “l’integrazione della dimensione del genere”, fresco di pubblicazione, l’OMS afferma che il sesso «non si limita a “uomo o donna”». Lei come interpreta questa dichiarazione? 

René Écochard: È una cosa sbalorditiva e preoccupante. Anzitutto lo sbalordimento. Nella precedente versione del documento dell’OMS, Gender mainstreaming for health managers: a practical approach, si descrivevano due generi – il maschile e il femminile –, il che corrisponde alla realtà. Nelle sue News, del 6 luglio 2022, si parla di «nuove prove scientifiche» che renderebbero necessario sviluppare «i concetti per i quali l’identità di genere esiste su di un continuum», e che effettivamente «il sesso non si limita a “uomo o donna”». Non trovo nulla di tutto questo nella letteratura scientifica. C’è confusione tra scienza biologica e sociologia. La sociologia descrive i modelli di vita, includendo sia quelli che sono benefici sia quelli che non lo sono. La filosofia e la scienza biologica, soprattutto le neuroscienze, dicono chi è l’essere umano, mentre la sociologia dice soltanto come egli si comporta. 

Queste nuove dall’OMS sono un tema inquietante perché l’OMS vale da riferimento globale in àmbito sanitario: molte persone saranno indotte in errore e diffonderanno in buona fede nozioni errate sul sesso. Eppure ognuno di noi nasce maschio o femmina. Solo in rari casi, ben noti dal mondo medico, può sopraggiungere un’ambiguità sessuale o un’altra malattia su quel piano, conseguenza di un’anomalia dello sviluppo. 

Tali malattie necessitano una presa in carico del bambino e un accompagnamento della sua famiglia. Il genere, invece, che ancora recentemente l’OMS definiva come 

i ruoli che, secondo la rappresentazione che se ne fa la società, determinano i comportamenti, le attività, le attese e le opportunità adeguate per ognuno, 

parla dell’attitudine della società e del comportamento delle persone. Esso non definisce l’individuo e non costituisce dunque una identità. Il genere dell’uomo è maschile, quello della donna è femminile. 

A.: In base alle sue ricerche, perché queste affermazioni sono erronee? 

R. É.: Le analisi dei lavori scientifici che ho effettuato per il libro Homme, femme, ce que nous disent les neurosciences ([Uomo, donna: quel che ci dicono le neuroscienze, N.d.T.] Artège, 2022) conducono ad alcune importanti conclusioni. Citiamone quattro: 

  • Anzitutto, in quanto è sessuato il corpo, il cervello è sessuato. Un bambino portatore dei cromosomi XY nelle proprie cellule ha, fin da prima della nascita, un cervello maschile, adeguato al suo essere un maschio. La bambina che ha un paio di cromosomi XX ha, fin da prima della nascita, un cervello femminile, adeguato al suo essere una femmina. 
  • In secondo luogo, sotto l’effetto degli ormoni, proprio come avviene per l’educazione e per le scelte della persona, lo sviluppo psichico si sviluppa a partire dall’innato: siamo già uomini o donne nascendo e lo diventiamo ancora di più sviluppando le nostre specifiche attitudini innate: il sesso è un canovaccio da sviluppare. 
  • In terzo luogo, la crescita dell’identità sessuale si sviluppa dalla vita intra-uterina all’età adulta: l’identità sessuale giunge alla maturità verso i 22 anni nella donna e i 24 nell’uomo: l’OMS dovrebbe incoraggiare le famiglie e la scuola ad accompagnare il giovane nella crescita perché sviluppi il proprio potenziale di uomo o di donna. Proprio come bisogna aver cura di un disturbo del linguaggio o della deambulazione, è necessario accompagnare fino all’età adulta un giovane in difficoltà nello sviluppo della propria identità sessuale (la famosa “disforia di genere”). 
  • In ultimo, in età adulta gli ormoni sono un aiuto per vivere la nostra vita di uomini o di donne: è necessario rispettarli. Troppo a lungo si è considerato che gli ormoni non servissero che alla fertilità; le pillole contraccettive interrompono la fertilità, ma perturbano anche l’attività psichica; è necessario, secondo me, mettere fine alla promozione della contraccezione ormonale per preservare il ciclo femminile, che è benefico per la donna. Che si sia uomini o donne, lo stato ormonale è necessario alla preservazione della salute psichica. 

A.: Qual è il pericolo delle teorie qualificate di “politiche” dai loro avversari? 

R. É.: Queste teorie, e le politiche che le diffondono, costituiscono un pericolo e, al contempo, una perdita di occasioni. Un pericolo perché i genitori e gli insegnanti, ingannati da tali politiche, rischiano di posare uno sguardo non adatto su un giovane che fatica a trovare il proprio posto di uomo o di donna. Il giovane sarà non solo privato di un accompagnamento necessario, ma eventualmente anche orientato verso una riassegnazione del sesso fenotipo, che oggi sappiamo portare a un vicolo cieco, a grandi sofferenze e a danni gravissimi e non reversibili. 

È pure una dispersione di opportunità, perché si tratta di occasioni perse: entriamo in un’era nella quale la complementarietà fra uomo e donna può acquisire nuovi sviluppi grazie a una migliore conoscenza delle attitudini e delle inclinazioni proprie a ciascuno. Conoscere e valorizzare le attitudini del coniuge sarebbe una grazia per la vita coniugale. Al contempo, sarebbe cosa buona crescere i figli incoraggiandoli a sviluppare le proprie attitudini specifiche di ragazzi o di ragazze: uomini e donne apportano cose differenti e complementari nella vita lavorativa e in quella famigliare. La famiglia e la società hanno bisogno di queste fonti per fronteggiare le sfide attuali. 

A.: Quale sarebbe la linea più ragionevole da tenere, da parte dell’OMS, sulle questioni legate al gender? 

R. É.: Sarebbe cosa buona che l’OMS avesse un approccio da ecologia umana. I lavori nel campo dell’ecologia ambientale hanno posto l’accento sulla vulnerabilità di ciò che vive: ogni vivente è vulnerabile. Sono quindi state promulgate regole di vita ed esse vengono insegnate a tutti in vista della preservazione della natura. Tali regole derivano da una analisi del vivente. Gli uomini e le donne sono vulnerabili anch’essi. L’ecologia umana cerca le regole da seguire per preservare gli esseri umani. L’importanza della struttura famigliare per l’ecologia umana è capitale. 

La famiglia ha la missione di accompagnare ognuno in tutte le età della vita: essa si fonda sull’unione stabile di un uomo e di una donna in cui i bambini possono trovare una filiazione stabile e benevola, e le persone anziane protezione e affetto. L’ecologia umana si fonda sulla complementarietà e sulla solidità di uomo e donna e tra le generazioni. Essa si fonda anche sulla fedeltà Promuovere queste regole di vita sarebbe, da parte dell’OMS, adempiere a una delle proprie missioni essenziali. 

L’OMS è infatti incaricata di promuovere le «cure di salute primaria», che sono 

cure alle persone nella loro globalità, in funzione dei bisogni sanitari in tutto l’arco dell’esistenza, e non solo di trattare certe malattie date. 

OMS-Unicef, A vision for primary health care in the 21st century

È dunque urgente che l’OMS, come tutta la società del resto, promuova una ecologia integrale: ambientale e umana. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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