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I “falsi perdoni” che impediscono la riconciliazione della coppia

MARRIAGE
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Marzena Wilkanowicz-Devoud - pubblicato il 12/09/22
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Nella vita coniugale, l'amore senza conflitti è una pia illusione. La regola d'oro è cercare il perdono, perché le frustrazioni non si trasformino in bombe a orologeria...

La vita di una coppia, dietro un bel sorriso, nasconde a volte varie fragilità. Si tratta di fraintendimenti, discussioni e litigi che fanno irruzione, trascinando i coniugi in un certo isolamento. 

Tutte le coppie, prima o poi, dovranno affrontare la questione del perdono, per una piccola indelicatezza o una ferita ben più profonda. E non è mai troppo tardi per perdonare. “Anche se il desiderio di perdonare a volte si scontra con emozioni come rabbia, desiderio di vendetta o esasperazione, anche se la via può essere più o meno lunga e ardua, in base alle ferite e alle risorse interiori di ciascuno, il perdono è accessibile a tutti. Tutti hanno l'opportunità di percorrere la via del perdono”, spiega Mathilde de Robien, autrice di Se pardonner, chemins de réconciliation pour les couples (Perdonarsi, cammini di riconciliazione per coppie) e giornalista di Aleteia.

Falsi perdoni”

Se ci sono perdoni piccoli e grandi, ordinari e straordinari, ci sono anche i “falsi perdoni”. Volendo perdonare troppo rapidamente o a metà, perdiamo il perdono reale. Non riceviamo il suo potere liberatore, quello che ci permette di ricreare la relazione, di ricostruire il legame spezzato, di restaurare la fiducia. “Il conflitto resta aperto, irrisolto, ed è materiale per una nuova disputa. Vecchi fraintendimenti, rancori e delusioni possono riapparire in seguito e distorcere il rapporto della coppia, mentre il problema può essere risolto nel momento presente”, sottolinea l'autrice.

Come sono concretamente questi “falsi perdoni”? Ecco come li spiega Mathilde.

1Perdono “trompe-l'oeil”

Il perdono trompe-l'oeil minimizza o nega sistematicamente l'errore o l'offesa. Accade a tutti. È il famoso “Ok, perdonato, cambiamo argomento”. In realtà, però, la persona non vuole riconoscere il dolore, e rimanere nel campo della negazione non permette il perdono pieno e sincero. Non è quindi possibile l'assoluzione per chi chiede perdono.

2Perdono magnanimo

Ecco un “falso perdono” che scusa tutto, indipendentemente dal “valore” del male praticato o dall'offesa. “Sì, mi ha tradito con un'amica, ma sbagliare è umano. E poi era un contesto particolare. Chiunque avrebbe potuto caderci”. Questo eccesso di benevolenza non corrisponde alla gravità della situazione, e non permette che venga detta la verità.

3Perdono debitore

Un altro falso perdono è il perdono “debitore”, che non elimina completamente l'offesa. Questo tipo di perdono lascia l'altro in debito con l'offeso. “Ti perdono, ma avrò difficoltà a dimenticare ciò che è accaduto”. Questo perdono a metà un giorno riemergerà.

4Perdono eroico


Questo falso perdono è egocentrico: non ha bisogno della richiesta di perdono dell'offensore per perdonare. È al di sopra di tutto, anche dell'offensore. È il noto “Ho voltato pagina”, che significa “Non ho bisogno di te, né del tuo rimorso. L'eroe sono io”.

5Perdono arrogante

C'è poi il perdono “arrogante”. È quello nello stile “Sono molto migliore di te, ti perdono”. Spesso la persona si sente umiliata e si difende dalla vergogna di essere stata tradita infliggendolo all'altro.

Perdono, via per una nuova luce

Contrariamente a quanto accade con i “falsi perdoni”, perdonare significa definitivamente “strappare la pagina su cui è stata registrato con malafede o rabbia il conto debitore del prossimo”, ha affermato padre Henri Caffarel. Significa cambiare e guardare per adottare uno sguardo d'amore.

Per San Paolo, il perdono è parte integrante dell'amore cristiano, essenziale in qualsiasi rapporto normale tra due persone che si amano.

“È meraviglioso poter dire a noi stessi che, finiti e imperfetti, siamo creati a immagine di Dio, e quindi capaci di perdonare. Come esseri umani, abbiamo questa capacità di intraprendere un cammino di riconciliazione per rinnovare il nostro amore per l'altro”, conclude Mathilde de Robien.