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Liturgia eucaristica e riti di conclusione spiegati in maniera semplice

czynności podczas liturgii Mszy świętej

Pascal Deloche / Godong

Credere - pubblicato il 09/09/22

"Che cosa è l'altare di Cristo se non l'immagine del Corpo di Cristo?" (Sant'Ambrogio)

La seconda parte della Santa Messa è rappresentata dalla liturgia eucaristica. Essa costituisce il momento culminante dell’atto liturgico, in cui la Parola annunciata e proclamata, insieme ala risposta di fede della comunità espressa soprattutto nel Credo, diventa pane che si fa nutrimento per la vita di coloro che partecipano al banchetto.

Il pane e il vino, offerti sull’altare, per l’azione dello Spirito Santo diventano Corpo e Sangue del Signore. In questo atto diventa nuovamente attuale il sacrificio di Cristo, che sulla croce ha offerto la sua vita per noi. In esso viene anche raccolta tutta la vita dei fedeli, che si unisce a questo sacrificio d’amore e così si eleva a Dio Padre, entrando in comunione con lui e ricevendo la grazia della sua presenza, ma anche della comunione fraterna. Sull’altare, insomma, è consacrato il Corpo di Cristo, che significa non soltanto la sua presenza reale, ma anche “il Corpo che siamo tutti noi battezzati” che partecipiamo di questo atto liturgico.

La presentazione dei doni

Quello che comunemente chiamiamo “offertorio” dovrebbe essere più correttamente chiamato “presentazione dei doni”. All’altare, che è segno di Cristo teso, il sacerdote riceve i doni: il pane, il vino, le ampolline, eventuali doni simbolici ch rappresentano o la particolarità della celebrazione oppure, magari, un segno concreto di carità verso i più poveri e bisognosi. E’ molto indicato, liturgicamente, che i doni siano portati in processione al sacerdote, invece che trovarsi già sistemati sull’altare; questa processione, infatti, indica che tutto il popolo di Dio è “offerente”: offriamo, cioè, il pane e il vino che sono il frutto della terra, della vite, del nostro lavoro e, insieme a questi doni simboli, offriamo tutta la nostra vita a Cristo.

Offriamo la nostra preghiera, la nostra vita quotidiana, le nostre ferite e sofferenze, le nostre gioie e le nostre speranze, perché insieme al pane e al vino possano essere “consacrate” a Dio per mezzo di Gesù Cristo. Il significato è assai importante: Gesù è “colui che ha riconciliato il cielo e la terra”, prendendo la nostra umanità e la nostra storia proprio per elevarle al Padre e, così, illuinarle e trasformarle continuamente.

Non a caso, mentre magari si esegue un canto che spiega il senso dell’offerta, il sacerdote presenta le offerte a Dio Padre e nel calice versa il vino, che diventerà Sangue del Signore, insieme a poche gocce d’acqua, che simboleggiano invece la nostra vita e la nostra umanità: “L’acqua unita al vino sia segno della nostra unoine con la vita divina di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana”, dice sottovoce il sacerdote. Avviene qui, in modo visibile, il meraviglioso scambio (il commercium, come affermavano i Padri della Chiesa)

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