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Sapete com’è la voce dello Spirito Santo? Ecco il segreto per potenziare l’udito

Witraż z Duchem Świętym

Fred de Noyelle / Godong

Catholic Link - pubblicato il 09/09/22

Il Padre pronuncia il Verbo, Suo Figlio (Gesù Cristo), e quel respiro, quella voce è lo Spirito

di Mauricio Montoya  

È comune che nelle nostre comunità parrocchiali, gruppi apostolici, catechesi, conferenze, ecc., si parli dell’influenza che lo Spirito Santo ha sulla Chiesa, della necessità di chiedere il Suo aiuto e la Sua guida per seguire il retto cammino, dell’importanza dei Suoi doni… Vorrei chiedervi, però, se sappiamo come ascoltare la voce di Dio Spirito Santo. Anzi, sappiamo qual è il suo modo di agire nella vita dell’uomo?

Vi chiedo questo, amici lettori, perché possiamo cadere in un circolo vizioso nel quale gridiamo al cielo per ricevere l’assistenza di Qualcuno che, purtroppo, non conosciamo.

Chiediamo la Sua presenza nella nostra vita senza nemmeno sapere come si manifesta in noi, il che rende lo Spirito il membro più sconosciuto delle nostre comunità. E questo crea una grande confusione, perché senza di Lui non c’è comunità.

Lo Spirito Santo può essere visto da molti punti di vista, ma vi invito a considerarne solo uno dei tanti, per essere concreti e pratici: il Padre pronuncia il Verbo, Suo Figlio (Gesù Cristo), e quel respiro, quella voce è lo Spirito.

Lo Spirito deve quindi essere ascoltato. Abbiamo bisogno di ascoltare la Voce che viene dal Padre e dal Figlio. È interessante sapere che Dio ci parla e che possiamo ascoltarlo.

Ma come fare per ascoltare la voce di Dio? Vi propongo un piccolo elenco di fattori che ci aiuteranno ad aprire maggiormente le orecchie (e il cuore) alla voce di Dio.

Disposizione del cuore

Anche se è più che ovvio che bisogna essere disposti ad ascoltare, è necessario sottolineare che per ascoltare serve un certo grado di apertura. Pensiamo alla Vergine Maria, quando si presta ad ascoltare l’annuncio dell’angelo. Fa spazio in se stessa per incarnare il Salvatore.

Allo stesso modo, anche noi dobbiamo aprire uno spazio in noi stessi che serva da dimora per lo Spirito di Dio. Come dicono bene le Scritture, dobbiamo farci veramente dei templi per Lui. Significa poter generare la Parola in ognuno di noi, per dare così al mondo la luce di cui ha tanto bisogno.

Il primo che deve essere pronto ad ascoltare la Voce del Signore è chi ha la missione di accompagnare un gruppo apostolico o missionario, chi ha il compito fondamentale della predicazione o dell’annuncio del Vangelo, chi aiuta spiritualmente una comunità… Se chi guida nel cammino non fa spazio allo Spirito, come potrà capire qual è la volontà del Signore per la sua comunità?

Stare attenti

Siamo molti, se non tutti, a poter dire di aver sentito almeno una volta che qualcosa che è stato pronunciato o che abbiamo sentito da una canzone, un video, una conversazione o una conferenza è stato come detto specificatamente per noi.

È una cosa bella, perché di solito quella parola o quella frase era proprio quella di cui avevamo bisogno in quel momento.

Proprio per questo, abbiamo bisogno di essere sempre attenti, vigilanti, perché in qualsiasi momento, anche in una conversazione tra amici, il Signore può inviare la Sua voce e donarci quella Parola che abbiamo bisogno di ascoltare.

Qui ci si presentano due compiti importanti. Il primo è ascoltare quello che ci dice, il secondo è essere pronti a lasciarlo agire nella nostra vita.

Vivere nell’umiltà

Molto è stato e verrà detto dell’umiltà, ma in definitiva non è altro che svuotarci delle nostre vanità e fare spazio a Dio nella nostra vita. Essere umili è questo, sapersi bisognosi di Dio.

È per questo che senza la necessaria umiltà di cuore diventa impossibile ascoltare realmente lo Spirito, perché le voci dell’egoismo e della vanità possono ingannarci, trasformando le nostre parole in presunte parole di Dio. Di fronte a questo dobbiamo tenere gli occhi bene aperti, per non lasciarci ingannare facilmente.

La Parola che viene veramente da Dio ci farà sempre uscire dalla zona di comfort e ci farà andare oltre, perché l’uomo di fede sa di non avere limiti. A chi sta con Dio tutto sembra facile, ma chi si allontana da Lui vede tutto impossibile.

Usciamo dal nostro orgoglio, che ci limita e ci incatena.

Non aver paura dell’amore

Non so perché ci siamo ostinati a identificare l’amore con il dolore, con quello che ci fa soffrire e passare notti insonni. Niente è più lontano dalla realtà.

Anche se l’amore comporta sacrifici, basti pensare alla Croce, porta anche vita, gioia, forza. Che cosa sarebbe il mondo senza amore? O meglio, cosa sarebbe l’uomo senza amore?

In modo coraggioso, Benedetto XVI ci ha rivolto un richiamo estremamente realistico: dobbiamo imparare ad abbandonare la paura dell’amore. L’amore di Dio, come spiega bene, è sia Eros che Agape. È un amore che si dona, ma è anche un amore romantico. Dio prova un amore romantico per i suoi figli.

Questo è lo Spirito di Dio: il Suo amore più puro, sincero e disinteressato. Vivere nello Spirito è vivere nell’amore di Dio. Bisogna perciò confidare nella Sua Voce, nel Suo amore, nella Sua volontà.

Per questo, dobbiamo essere consapevoli della necessità di essere uniti a Lui, di non separarci e di non lasciarci separare da Lui da niente e da nessuno. Questo è amore Eros: sapere di avere una relazione intima con Dio, un rapporto inseparabile. In altre parole, è santità.

Questa unione ha bisogno che ci avviciniamo quotidianamente a Lui, che sappiamo stare con Lui e Lo imitiamo. Che sappiamo essere come Lui. In questo modo saremo santi. Quanto è emozionante!

Non bisogna avere paura dell’amore, e bisogna lottare per l’amore. E se oggi decidessimo di amare davvero? E se domani lo facessimo di nuovo?

Anzi, e se oggi, domani e dopodomani ci lasciassimo amare? Amare Dio, amare il Tu, amare l’Io… Sapere amare è il modo migliore per illuminare l’oscurità.

Porsi delle domande

Porsi domande in modo sano farà sempre molto bene. Prendiamo l’esempio di Pietro, quando risponde a Gesù “Signore, da chi andremo?”

In quel momento si chiedeva dove altro potesse andare, e ha optato nuovamente per il Signore.

Poniamoci quindi delle domande: Che posto occupa Gesù nella mia vita? Quanto è consapevole la mia ricerca di stare con Lui? Perché sono qui oggi? Quanto è sincero il mio amore?

Tutto questo è necessario e urgente, perché dobbiamo risvegliarci dal letargo e decidere di lanciarci nell’avventura dell’ascolto, del camminare sulla via dell’amore sincero e autentico, del saperci figli dell’amore, cittadini del Regno.

E ricordate, il nostro obiettivo è il cielo, e fino al cielo non ci fermeremo 😉

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

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