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Genitori che terrorizzano i figli, l’ultima (e grave) sfida virale su Internet

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Tiktok VIRAL

José Antonio Méndez - pubblicato il 08/09/22

Genitori che spaventano o ridicolizzano i figli per registrarli in un video e diffonderlo sulle reti sociali: l’ultima tendenza di Internet non è uno scherzo di cattivo gusto, ma, come segnalano gli esperti, provoca gravi danni emotivi, cerebrali e sociali nei bambini… e negli adulti

Adulti che rinchiudono i loro figli da soli in una stanza buia, con l’unica luce di un cellulare acceso, sul cui schermo, grazie a un filtro di TikTok, appare l’immagine reale dei piccoli… insieme a un spaventoso fantasma in movimento. La reazione dei bambini è quella che si può immaginare: grida di panico, bussare alla porta chiedendo aiuto e piangere in modo inconsolabile, fino a quando l’adulto torna alla stanza, ridendo allegramente.

Non è una tortura tratta da un film horror, anche se potrebbe sembrarlo, ma l’ultima tendenza di video virali diventata popolare su Internet. Un «trend» che segue la scia di altri, in cui i genitori gettano fette di formaggio sul viso dei loro bambini, li ingannano per spremere loro una bottiglia d’acqua in faccia, fingono di lasciarli senza regali di compleanno o semplicemente catturano i momenti in cui il bambino si fa male accidentalmente.

“Un impatto negativo molto elevato”

Oltre al fatto che produrre e condividere questo tipo di contenuti può portare a conflitti legali in alcuni Paesi, il grande problema di questa tendenza è che “il danno fatto ai bambini non è uno scherzo, ma qualcosa di molto serio e molto grave”, come ha sottolineato ad Aleteia la psicologa Diana Jiménez, ideatrice dell’account @infanciantepositivo.

La Jiménez, esperta di disciplina positiva per bambini e adolescenti, ha spiegato che il fatto che i propri genitori li trattino in questo modo «ha un impatto molto elevato e assai negativo sui piccoli, perché il loro mondo è costituito dagli adulti di riferimento a cui sono affidati. E se questi adulti non danno loro sicurezza, affetto e fiducia, il bambino svilupperà un attaccamento insicuro che gli impedirà di legarsi adeguatamente agli altri».

Se poi, come in questo caso, «questo contenuto viene condiviso con altri adulti e diventa virale, stiamo esponendo i minori a un giudizio mediatico di cui non hanno il controllo (e non lo hanno nemmeno i loro genitori, perché una volta pubblicato sfugge dalle nostre mani) e che non può più essere cancellato”, indica la psicologa.

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Essere consapevoli di questa perdita di controllo è essenziale, perché “un adulto deve sapere che il contenuto che condivide rimane in rete e rende vulnerabili a breve e lungo termine, e che quel bambino avrà un’adolescenza, una giovinezza e un’età adulta» che possono essere fortemente influenzate da questi contenuti. «O ci ha dato il permesso di esporre la sua vita privata, e di far sì che questa sia anche oggetto di scherno o di critica?» si chiede l’esperta.

Danni cerebrali… e sociali

Diana Jiménez ha voluto utilizzare il suo account @infanciantepositivo per denunciare che l’obiettivo reale di questi video è solo «ridere dei bambini, ridicolizzarli, mancar loro di rispetto, provocare un trauma, distruggere la loro innocenza, esporli alla derisione e non tenerne conto». Il neuropsicologo esperto d’infanzia Rafa Guerrero Darwin ha aggiunto che «questo tipo di comportamento genera nel minore una sensazione di mancanza di protezione molto elevata, e influenza in modo significativo il suo sviluppo socio-emotivo e lo sviluppo del suo cervello».

Come se non bastasse, la Jiménez sottolinea che l’impatto di questi video danneggia non solo i protagonisti, ma tutta la società, perché «i principali utenti delle reti sono i giovani, e anche genitori giovani che seguono mode di cui non hanno analizzato le conseguenze. In questo modo, i nostri figli normalizzano questi contenuti, con i quali mandiamo loro il messaggio che va tutto bene, che la loro vita è di dominio pubblico e che ottenere risate, seguaci o ‘Mi piace’ a spese degli altri è assolutamente valido».

Levare la voce

Per questo, Diana Jiménez ha ricordato ad Aleteia che se si ricevono video di questo tipo è importante mostrare il proprio disagio a chi li ha inviati, bloccare l’hashtag in modo che il rifiuto sia registrato e non distogliere lo sguardo come se fosse una questione minore.

“Oggi l’infanzia è fortemente non protetta e molto esposta a contenuti e informazioni che non sono adeguate alla sua età”, ha concluso l’esperta. “C’è un discorso parallelo e soggiacente che attenta ai bisogni, ai valori e all’essenza dei bambini, anticipando processi che non sono necessari al loro stadio evolutivo. I bambini devono essere tali, quindi smettiamola di condizionarli e di confonderli con questioni proprie della vita adulta, come avviene per alcuni temi di contenuto sessuale, ideologico e sociale». «Levare la voce di fronte a questi contenuti è essenziale per raggiungere più famiglie che hanno bisogno di sentire di non essere sole e che agiscono in modo corretto quando proteggono ed educano i loro figli consapevolmente».

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