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Ajna, giovane testimone di Cristo con un amore sconfinato per l’Eucarestia

AJNA GEORGE

Jerome Chong|yYoutube

Ajna George, morta a 27 anni di tumore dopo una vita di fede e amore all'Eucarestia

Paola Belletti - pubblicato il 05/09/22

E' nata e cresciuta in India. Brillante studentessa, diventa assistente universitaria ma a 22 la diagnosi di tumore alla mascella. Vivrà tutta la malattia sostenuta dalla fede, testimoniando l'amore a Cristo e nutrendosi di Eucarestia fino alla fine. La chiamano il Carlo Acutis dell'India.

Il sacramento per attraversare la vita, in qualsiasi condizione

Alla fine, la sola costante nella mia vita è la Santa Eucarestia.

Ajna George

E’ una delle affermazioni diAjna (2 marzo 1994- 21 gennaio 2022), giovane cattolica indiana morta a 27 anni il gennaio scorso, pronunciata durante una delle sue ultime testimonianze in pubblico dove ancora la malattia le permetteva una certa normalità.

Filiforme, una voce acuta, con una dolcezza decisa, questa giovane donna cresciuta in parrocchia aveva nella fede in Cristo, e soprattutto nell’amore all’Eucarestia la sua ossatura indistruttibile. Un amore smodato e per questo capace di ordinare tutto. Illuminava e sosteneva il suo quotidiano, soprattutto quando questo è diventato doloroso. Indistruttibile e salda è rimasta la sua fiducia in Dio e con essa persino la gioia.

La diagnosi di cancro

Perché invece il tumore, diagnosticatole nel 2017, quando aveva 22 anni, sembrava procedere indisturbato nella distruzione della sua giovinezza e della sua bellezza. Parte dalla mascella ma intacca presto anche orecchie, naso, occhi, labbra. Ajna continuava a sorridere. Non da sciocca, non senza patire.

Essere lieti, arresi a Dio e sorridere in quelle condizioni e fino all’ultimo è un segno inequivocabile, dunque. Di cosa, però?

Come si fa, come ha fatto quella giovane a diventare così pur vedendosi man mano ridurre e deturpare dalla malattia?

 «Come persona che conosce Ajna da circa 17 anni, posso testimoniare che ha vissuto una vita santa», dirà Padre Jeen

Il Timone

Anja come il “nostro” Carlo Acutis

E’ il Carlo Acutis dell’India, raccontano i sempre più numerosi che seguono commossi la sua storia, che nei tratti personali e nello snodarsi della vicenda terrena riconoscono un modello di santità affascinante da proporre a tutti i giovani.

Su Youtube ci sono numerosi video di testimonianze di chi l’ha conosciuta in vita e anche di quanti la stanno incontrando ora che è morta e lo ha fatto in quel modo.

Da questo video in inglese, pubblicato sul canale di Jerome Chong, cattolico che vive nelle isole Fiji ( e che si è proposto di condividere testimonianze di giovani santi per ispirarne altri in tutto il mondo), è possibile ripercorrere le tappe fondamentali del viaggio terreno di Ajna.

Un viaggio che nell’Eucarestia aveva il proprio centro, un’anticipazione della meta, il nutrimento più bilanciato e benefico, l’ispirazione, la forza, tutto.

Intorno al secondo minuto Ajna racconta come l’Eucarestia era diventata la sua forza durante i terribili giorni in cui ha ricevuto la diagnosi di tumore.

La testimonianza del suo parroco

Il parroco di Saint Patrick, Jean Felix Kattassery, nell’omelia per i funerali della giovane dirà:

«La vita di Ajna ricorda quella del beato Carlo Acutis e anche la sua morte è stata un Vangelo di grazia».

Avvenire

La sua diocesi è quella di Verapoly, nel Kerala, lo stato in cui maggiore è la presenza dei cattolici e

dove la fama di santità di Carlo Acutis è arrivata grazie anche alla folta presenza di istituti religiosi femminili italiani.

Ib.

Una fama che dal gennaio scorso non fa che crescere e diffondersi. Per questo, leggiamo sempre sul quotidiano della CEI,

l’arcidiocesi del Kerala ha iniziato ufficialmente a raccogliere informazioni e materiale sulla vita della giovane donna, così come richiesto all’arcivescovo Joseph Kalathiparambil da molte persone e gruppi, per evitare che le testimonianze vadano perdute per avviare un’eventuale causa di beatificazione, trascorsi i cinque anni canonici. In India stanno intanto avendo grande diffusione due biografie della George, scritte da due religiosi, e un libro per bambini sempre sulla sua vita.

Ibidem

L’infanzia e l’educazione alla fede

Nascere femmina e in India potrebbe sembrare una condanna a morte in contumacia. Per Ajna è stato come essere piantata in un terreno fertile per fiorire e cominciare a dare frutti.

Nasce a Kochi e viene educata alla fede in famiglia; Muttungal e Achamma sono i suoi genitori. In parrocchia frequenta il catechismo tenuto dai frati cappuccini.

Ancora bambina comincia a frequentare la messa quotidiana, quella feriale, quella non obbligatoria (se immaginiamo di rispondere alle domande classiche di bambini della sua età).

Ama il Signore, ama incontrarLo quotidianamente nella Messa. La devozione per l’Eucarestia è la naturale conseguenza di questo amore e ne è anche la sorgente.

Una giovane in cammino con Gesù

Da ragazza Ajna entra nel movimento nato in Kerala dopo la GMG del 1985, Jesus Youth, La gioventù di Gesù il cui carisma risiede nell’imitazione della giovinezza del Signore, nel tendere ad uno stile di vita evangelico, nella cura per la preghiera personale e quella comunitaria.

«Un’adesione – ricorda ancora il parroco – che ha rafforzato e nutrito la sua vita spirituale. Nel suo zelo di condividere l’amore di Cristo con altri giovani, Ajna ha dedicato un anno intero della sua vita alla missione». Il suo entusiasmo traspare anche da alcuni video missionari che rivolge ai coetanei attraverso YouTube.

Ibidem

Gli studi e l’inizio di una carriera

Un altro tratto che la avvicina alla storia terrena (per ora) di Carlo Acutis è la sua carriera studentesca: era seria, molto capace e brillante.

In due anni soltanto consegue i diplomi di primo e secondo livello presso l’Istituto femminile Santa Teresa . Nel 2017 si laurea in un corso di studi economico. Il suo percorso prosegue fino a vederla assistente di un docente universitario.

A scompaginare le carte arriva la malattia: una grave forma di tumore osseo.

è un cancro alla mascella che, nonostante le cure e un’operazione, subito intacca anche gli occhi, le orecchie, le labbra e il fegato di Anja. «Il tumore – è sempre padre Jean a ricordare commosso – le divora anche quel suo viso sereno e quel sorriso accattivante. Ma durante la malattia si manifesta la grandezza e il coraggio di Ajna che offre le sue sofferenze a Gesù misericordioso».

Ib.

Le basta solo Cristo

Quando arriva la pandemia da Covid-19 sarà proprio padre Jean portarle la Comunione.

La aspetta con paziente smania, come di chi è innamorato e sa resistere ad ogni impedimento pur di incontrarsi con chi ama. Dovrà rinunciare anche a mangiare l’ostia consacrata in modo normale. Non mangia praticamente più nulla ed è nutrita attraverso un tubo gastrostomico. Mi fa pensare questa ulteriore prova: ha rinunciato persino alla breve esperienza sensoriale che accompagna il nutrirsi della particola. Un sapore familiare, un’esperienza segreta e corporea, capace di richiamare i ricordi dell’infanzia, di rammentarci che qualcosa accade davvero anche se non “sentiamo” nient’altro che un piccolo tocco alle nostre papille gustative.

Anche nell’ultima terribile settimana di vita, non aspettava altro e il sacerdote così lo testimonia: «Quelli furono i giorni in cui capii quanto fosse profonda la sua devozione all’Eucaristia. Adorava il Signore per un’ora prima di riceverlo».

In un modo del tutto eccezionale, poiché non riusciva ad aprire la bocca, l’ostia consacrata veniva sciolta nell’acqua e fatta passare attraverso il tubo.

Testimone fino all’estremo

La gioventù di Gesù ha un mandato di evangelizzazione e anche a questo la giovane Ajna resta fedele fino all’ultimo, soprattutto all’ultimo e proprio nello stile inconfondibile di Cristo: quello per cui sconfigge la morte patendo e morendo, vince servendo, regna su una croce. Gli estremi confini a cui Cristo manda i Suoi, forse, sono anche questi: le regioni remote della malattia e del decadimento, le zone di un apparente deserto in cui la vita sembra non esserci più.

gli ultimi giorni della sua vita terrena la stanza di ospedale che la ospitava divenne una Cappella di adorazione per chiunque volesse.

Ibidem

Dona morte santa

E’ sempre padre Jean che ha avuto la grazia di accompagnarla fino all’ultimo passo prima che incontrasse Gesù, oltre lo schermo di questa vita.

«Non dimenticherò mai la sua morte santa – conclude padre Jean – dopo aver ascoltato la Messa ha iniziato prima a recitare e poi a mormorare “Gesù, Maria, Giuseppe!” tenendomi la mano. La sua voce si è lentamente assottigliata e così è spirata consegnando la sua vita a Gesù. Erano le tre del pomeriggio, la stessa ora in cui è morto il Signore. Io ho pensato: mio Dio, mi hai fatto assistere all’ingresso in Paradiso di una santa! Sì, la vita di Ajna ricorda quella del beato Carlo Acutis e anche la sua morte è stata un Vangelo di grazia».

Ibidem
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