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Spiritualità
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Che cos’è l’angelismo? Perché è pericoloso?

ANGEL

Shutterstock | Zwiebackesser

don Marcello Stanzione - pubblicato il 02/09/22

Attenti a questa forma di spiritualità che non ha nulla a che vedere con la dottrina cristiana degli angeli

Con il termine “angelismo” viene indicato una condotta spirituale e morale, una dottrina teologica che, col pretesto di spiritualizzare l’uomo, dimentica o diminuisce la sua presente condizione, terrena e carnale, falsando le autentiche prospettive dell’ascetismo cristiano.

Falso spiritualismo 

L’“angelismo” è, dunque, un falso spiritualismo. È questa morale che sistematicamente getta un fitto velo su tutte le manifestazioni della sensibilità, perché in fondo le considera intrinsecamente cattive. Sono questi metodi educativi che impongono ad intere generazioni un puritanesimo di conseguenze inverosimili. Sono queste forme di spiritualità che sembrano aver rotto con tutto l’umanesimo e respinto tutti i valori temporali.

SAINT MICHEAL
San Michele, l’angelo guerriero: è lo spirito celeste che ha combattuto contro il diavolo, in una battaglia durissima raccontata nell’Apocalisse.

La strada giusta: l’Anghelosophia

Niente di più encomiabile che scoprire e far ritornare al loro legittimo corso le correnti confuse della morale e della spiritualità cristiana. E’ questo l’obiettivo che si propone l’Anghelosophia. La parola Anghelosophia è composta dalla parola greca ἄγγελος (ánghelos) (messaggero) e dalla parola Sophia, anch’essa derivante dal greco σοφία (sofia) (conoscenza approfondita).

La differenza con l’angelologia

Il significato completo del termine è conoscenza approfondita del mondo angelico. L’anghelosophia si differenza dalla tradizionale angelologia in quanto in questa disciplina si fondono più aree umanistiche per acconsentire una più profonda lettura del mondo angelico legata all’essenza umana trascendentale. Questa nuova disciplina umanistica e spirituale, fondata il 29 settembre 2019 da Don Marcello Stanzione e Fausto Bizzarri. 

Bussola smagnetizzata

L’anghelosophia unisce l’uomo e l’angelo in una modalità cristiana e moderna. Attraverso la psicologia transpersonale, antropologia, la filosofia, la scienza: l’uomo ha preso sempre più consapevolezza che senza la spiritualità è come una bussola smagnetizzata. 

L’uomo e la vita angelica 

L’antichità cristiana comprese la vocazione dell’uomo come una vocazione a partecipare alla vita angelica, in quanto questa si determina con la visione di Dio.  Quando la tradizione cattolica parla di vita angelica, considera soprattutto la funzione di lode che svolgono gli spiriti celesti. 

Ascetismo e castità

In realtà l’imitazione della vita angelica implica ugualmente nella tradizione dei Padri, la lode e la contemplazione oltre l’ascetismo, la castità e tutte le virtù che avvicinano l’uomo alla purezza degli angeli. Però “vita angelica” non è sinonimo di “angelismo”. Non si tratta di sopprimere, dimenticare o disprezzare la carne in quanto tale, bensì di dominare e purificare una carne macchiata e viziata dal peccato. 

Uguali al cospetto di Dio

L’uomo non cambia per natura; non si propone di raggiungere la condizione naturale degli spiriti puri, ma di arrivare al coronamento di una salvezza in cui l’uomo e l’angelo sono uguali al cospetto di Dio. 

“Concittadino degli angeli”

L’uomo è concittadino degli angeli, ha con loro comunità di vita, però questo solo a partire dall’ordine delle essenze che esprime la nuova condizione storica degli eletti. La salvezza ci comunica una partecipazione alle funzioni, la vita e la beatitudine degli spiriti celesti. 

Il Paradiso della Chiesa

Non è la natura, bensì la vocazione degli angeli quello che ci si propone come ideale cristiano: una vocazione di purezza, di santità, di stare con Dio, di vederlo, di contemplarlo, di servirlo, di lodarlo. Solo nel Paradiso celeste la vita angelica degli uomini troverà la sua piena realizzazione. Però già adesso, incoativamente, inizialmente, è possibile condurla in questo mondo, nel Paradiso della Chiesa. E la tradizione l’ha vista incarnata specialmente nelle vergini consacrate, negli asceti e nei monaci. 

Il monaco, la vergine e l’asceta

Il monaco, la vergine, l’asceta, cioè i cristiani dedicati corpo e anima alla ricerca di Dio e della perfezione angelica, attestano davanti al mondo intero l’esistenza della vita futura, non con le parole, ma mostrandola già inaugurata attraverso la trasformazione del proprio spirito e cuore, che trabocca nel loro stesso corpo. Il monaco fedele alla sua vocazione ricorda a tutti gli uomini che non furono fatti per la terra, che questa vita non è la vita; è un “segno vivo di escatologia”. 

Entrare nel mondo di Dio

Se ha rinunciato a questo mondo, se è uscito da esso, è per entrare fin d’ora in qualche modo nel mondo di Dio e degli angeli. Impegnato senza smettere nella salmodia, nella preghiera e nella meditazione della Sacra Scrittura; contemplando nella natura il riflesso della perfezione di Dio; scoprendo nell’alternarsi delle stagioni, i mesi, i giorni e le ore, la proiezione di un ritmo celeste, il monaco vive in unione con le cose divine. 

La beatitudine di Adamo

Perciò, la tradizione lo considera come possessore della beatitudine paradisiaca di Adamo o, meglio, della beatitudine del “secondo Paradiso”, la vita angelica dei beati. Scriveva Filosseno di Mabbug: “I loro movimenti sono come quelli degli esseri celesti e tutta la loro regola è come quella degli angeli: canta, al par di loro, spiritualmente il trisagio, salmodia spiritualmente e serve Dio in spirito e verità”.

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