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200 anni di Frankenstein, il mito di giocare ad essere Dio, in 14 film

VAN HELSING

Universal Studios

Antonio Rentero - pubblicato il 01/09/22

Il “moderno Prometeo” di Mary Shelley è diventato un classico dell’orrore (mettersi al posto del Creatore mette un po’ di paura, no?)

Nel gennaio di 200 anni fa, la letteratura horror si è addentrata nella modernità per mano di Mary Wollstonecraft Shelley con un romanzo. Sotto il titolo in cui figurava il cognome del padre della creatura, aggiungeva la spiegazione «o il moderno Prometeo», ricorrendo alla mitologia greca per assimilare il dottor Victor von Frankenstein al titano amico dei mortali che rubò il fuoco agli dei per darlo all’umanità, dovendo per questo pagare un caro prezzo a Zeus.

L’epitome di “giocare ad essere Dio” si incarnava nel romanzo che ora compie due secoli dalla sua uscita mostrando le conseguenze del fatto di arrogarsi la potestà di creare vita. Già all’epoca il testo poteva essere considerato un esempio di modernità, venendo utilizzato come supporto scientifico ai vari progressi medici e tecnologici dell’epoca, un momento in cui l’elettricità e il progresso intellettuale sembravano destinati a rivoluzionare completamente l’esistenza.

Non c’è quindi da meravigliarsi che il cinema, intrattenimento della nuova era, abbia cominciato non appena ha potuto a inondare il XX secolo di versioni cinematografiche della storia immaginata in un anno senza estate in una villa svizzera.

Sarebbe estremamente prolisso elencare in modo esaustivo tutti i film esistenti basati o ispirati al romanzo Frankenstein. Per questo, offriremo una panoramica di alcune pellicole poco note, sottolineando le più raccomandabili o iconiche di due periodi cinematografici specifici dovuti agli studi Universal e Hammer Films, concludendo con i contributi più recenti.

1 Frankenstein, Andrés Tung, 1910

Prodotto da Thomas Alva Edison, di appena 14 minuti di durata e filmato in tre giorni, rappresenta il primo adattamento del romanzo allo schermo.

2 Frankenstein, James Whale, 1931

Boris Karloff incarna per la prima volta la Creatura nel primo capitolo dei vari poi prodotti dagli studi Universal. Basato, più che sul romanzo di Mary Shelley, sull’adattamento teatrale di questo scritto da Peggy Wrebbling, rappresenta l’istituzione canonica dell’iconografia classica del personaggio.

3 La moglie di Frankenstein, James Whale, 1935

Elsa Lanchester è la compagna che il dottore (Colin Clive) prepara affinché la Creatura non sia sola, come richiamo del biblico «Non è bene che l’uomo sia solo». L’attrice interpreta anche l’autrice del romanzo, visto che il film inizia con un incontro in cui Mary Shelley riceve le congratulazioni per il successo del suo romanzo da parte di suo marito Percy Bysshe Shelley e di Lord Byron, i personaggi reali che accompagnavano Mary Shelley nel soggiorno estivo in Svizzera in cui è stata redatta l’opera letteraria.

4 Il figlio di Frankenstein, Rowland W. Lee, 1939

Nuova produzione della Universal con un cast di spicco, con Basil Rathbone figlio del dottor Frankenstein, Bela Lugosi nei panni del suo assistente Ygor e Boris Karloff ancora una volta come la Creatura. Nuovo esempio di figli che ripetono i peccati dei genitori, e per di più la Creatura obbedisce solo a un pazzo Ygor.

5 Abbot e Costello incontrano Frankenstein, 1948

L’epoca gloriosa dei Mostri della Universal (Dracula, la Mummia, l’Uomo Lupo, il Mostro di Frankenstein, l’Uomo Invisibile, il Mostro della Laguna Nera, il Fantasma dell’Opera…) è ormai alle spalle, e come si dice sempre la storia si ripete, prima come dramma e poi come commedia.

Ora è il turno della farsa con un film al servizio dei comici allora popolari Abbot e Costello, accompagnati da Bela Lugosi e Lon Chaney junior, che mettono in scena un buffo incontro con il cast quasi completo di creature mostruose che ora più che spavento cercano di far ridere.

6 La maledizione di Frankenstein, Terence Fisher, 1957

Prima puntata di una memorabile pentalogia prodotta dagli studi britannici Hammer Films e diretta da Terence Fisher (se ne potrebbe aggiungere un’altra diretta da Freddie Francis, Il male di Frankenstein, 1964), con Peter Cushing nei panni del dottor Victor von Frankenstein e Christopher Lee come il Mostro.

Si rompe con l’iconografia classica in bianco e nero e si scommette su uno stile pieno di colore e con alcuni tocchi di voluttà femminile propri dell’epoca.

7 La vendetta di Frankenstein, Terence Fisher, 1958

Dopo essere sfuggito alla ghigliottina ed essersi dedicato con una falsa identità alla medicina, il dottor Victor von Frankenstein (nuovamente Peter Cushing) “torna in sé”, spinto dal suo impulso di creare la vita umana.

8 Frankenstein deve morire, Terence Fisher, 1969

Il dottor Frankenstein (ancora una volta Peter Cushing) cerca di creare la vita umana, ma bisogno delle conoscenze di un medico, che sequestra. Dopo la morte di questi, l’unica via d’uscita è trapiantare il suo cervello in un altro corpo.

9 Frankenstein e il mostro dell’inferno, Terence Fisher, 1974

Ultimo film della Hammer sul personaggio, con Peter Cushing che dimostra un’insolita vivacità nonostante l’età avanzata nell’incarnare ancora una volta il dottore che continua i suoi mostruosi esperimenti da un ospedale psichiatrico in cui nessuno conosce la sua vera identità.

10 Frankenstein Junior, Mel Brooks, 1974

Ambientazione, progettazione, fotografia in bianco e nero, perfino l’utilizzo delle stesse scenografie del film originale di James Whale del 1931 fanno sì che l’aspetto visivo e il tono narrativo rimandino al canone della Universal, mentre la divertente commedia cattura lo spettatore tra le risate con il massimo rispetto per l’icona classica.

11 Frankenstein di Mary Shelley, Kenneth Branagh, 1994

Due anni prima era stata stabilita la base che ha permesso uno degli adattamenti più fedeli del romanzo. Curiosamente, nonostante il titolo Dracula di Bram Stoker (Francis Ford Coppola, 1992), il tono ha catturato l’essenza (e milioni di spettatori), anche se ha tradito la trama con una storia d’amore («Ho attraversato oceani di tempo…») inesistente nel romanzo di Stoker sul vampiro più famoso della storia.

Kenneth Branagh (regista e protagonista) si piega invece con maggiore fedeltà al romanzo, che adatta regalandoci una delle più intense e profonde relazioni con il suo «figlio», qui interpretato da un eccezionale Robert de Niro.

12 Demoni e dei, Bill Condon, 1998

Sir Ian McKellen interpreta l’anziano James Whale, regista del primo Frankenstein della Universal, e Brendan Fraser un bel giardiniere che lo attrae. Non è, quindi, un adattamento del romanzo di Mary Shelley, ma un film interessante su cui si proietta la sua ombra e che in qualche modo riporta al mito di Pigmalione, che, se non crea vita, almeno cerca di soffiare un nuovo alito sull’oggetto del suo desiderio.

13 Val Helsing, Stephen Sommers, 2004

Il successo del regista con il film di cinque anni prima «La mummia» o il magnifico cast (Hugh Jackman, Kate Beckinsale, Richard Roxburgh, Elena Anaya…) non sono stati all’altezza delle aspettative, con un rinnovamento dell’«Universo dei mostri dell’Universal», mettendo al centro il dottore che di solito uccide Dracula e che qui si rivela un eroe d’azione piuttosto che un uomo di scienza.

L’eccesso di azione e il soffocamento degli effetti digitali non hanno aiutato adeguatamente una trama eccessivamente debole.

14 Frankenweenie (Tim Burton, 2012)

Nel 1984 Tim Burton ha realizzato un cortometraggio con lo stesso titolo e una trama simile, e quasi trent’anni dopo la Disney gli ha permesso di riprendere (adeguatamente ampliata) la deliziosa storia del bambino che resiste alla morte del suo cane Sparky. Gli omaggi all’iconografia classica del Frankenstein di Whale sono ovunque, in un film pieno di tenerezza.

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