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Rendendo omaggio a papa Celestino V che rinunciò, papa Francesco sottolinea «la forza degli umili»

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Shutterstock I Enrico Spetrino

Tombe de Célestin V, L'Alquila.

i.Media per Aleteia - pubblicato il 28/08/22

La visita nel capoluogo abruzzese è parte del cammino che il pontefice ha voluto per questo periodo assieme al Concistoro di ieri che ha creato 20 nuovi cardinali

Rendendo omaggio alla «forza degli umili», Papa Francesco ha valorizzato la figura di Papa Celestino V in occasione della sua visita all’Aquila, il 28 agosto 2022. Dopo aver incontrato le vittime del terremoto sul sagrato del Duomo, il Pontefice si è recato davanti alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio per celebrare la messa, prima di aprire la Porta Santa del Perdono Celestiniano. Questo Giubileo viene celebrato ogni ultima domenica di agosto dalla messa di incoronazione di Celestino V nel 1294, in occasione della quale egli edificò una “Bolla di perdonanza”.

Nella sua omelia, Papa Francesco ha ricordato che Celestino V viene erroneamente ricordato come «colui che ha fatto il grande rifiuto», secondo l’espressione usata da Dante nella Divina Commedia, a proposito di questo papa eremita che fu eletto nel 1294 a quasi 85 anni, ma rinunciò dopo cinque mesi di regno.

Ma per l’attuale vescovo di Roma, «Celestino V non era l’uomo del ‘no’, era l’uomo del ‘sì’». Sottolineando «la forza degli umili», papa Francesco ha rilevato che sono «i veri vincitori» anche se appaiono «deboli e perdenti agli occhi degli uomini». Infatti «l’umiltà ci fa distogliere lo sguardo da noi stessi e volgerlo verso Dio, Colui che può fare tutto e che ottiene anche per noi ciò che non possiamo avere da noi stessi».

Il papa, andando a braccio, ha spiegato davanti ai 7000 fedeli riuniti che ciascuno deve saper «guardare la propria miseria» per poi diventare testimone della misericordia di Dio.

«Celestino V è stato un coraggioso testimone del Vangelo, perché nessuna logica di potere poteva imprigionarlo», ha insistito Francesco, valorizzando «una Chiesa libera da ogni logica mondana», rivolta alla misericordia e non all’immagine «di un Dio oscuro e spaventoso».

L’omaggio alla fedeltà de L’Aquila per Celestino V

«L’Aquila, per secoli, ha mantenuto vivo il dono che papa Celestino V gli ha lasciato», ha fatto notare il 266° successore di Pietro, rendendo omaggio alla tradizione del Perdono celestiniano che perdura da 728 anni in questa città abruzzese. Con questa tradizione popolare volta al perdono dei peccati, gli abitanti comprendono che «la misericordia è l’esperienza di sentirsi accolti, restaurati, rafforzati, guariti, incoraggiati».

Il perdono può così costituire una forma di risurrezione, ha aggiunto papa Francesco sottolineando che «perdonare è passare dalla morte alla vita, dall’esperienza dell’angoscia e della colpa a quella della libertà e della gioia». L’esperienza del terremoto del 2009 aiuta anche gli abitanti dell’Aquila a «comprendere il dolore degli altri», e questa compassione per la sofferenza degli altri diventa così «un tesoro da coltivare».

«Ognuno nella vita, senza necessariamente vivere un terremoto, può, per così dire, vivere un «terremoto dell’anima», che lo mette in contatto con la propria fragilità, i propri limiti, la propria miseria», ha spiegato il Papa , invitando a «imparare la dolcezza» anche in circostanze che possono spingere a «lasciarsi infuriare dalla vita».

Il pontefice di 85 anni ha spiegato che la dignità dell’uomo non si definisce con «il posto che occupa», ma con «la libertà di cui è capace e che manifesta pienamente quando occupa l’ultimo posto, o quando gli è riservato un posto sulla Croce».

«Finché non capiremo che la rivoluzione del Vangelo risiede in questo tipo di libertà, continueremo ad essere testimoni di guerre, di violenze e di ingiustizie, che sono solo il sintomo esteriore di una mancanza di libertà interiore», ha avvertito il papa, chiamando a fare dell’Aquila «capitale del perdono, della pace e della riconciliazione».

Papa Francesco ha concluso invitando gli abitanti dell’Aquila a venerare Maria pensando alle sue parole nel Magnificat: «Ha rovesciato i potenti dei loro troni, ha innalzato gli umili».

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