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La conversione folgorante di Brigitte, ex cocainomane e atea 

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Courtesy of Brigitte Bédard

Brigitte Bédard

Mathilde De Robien - pubblicato il 24/08/22

Brigitte Bédard, moglie e madre di famiglia, giornalista a Montréal, ha conosciuto una conversione folgorante all’età di 33 anni: in quel punto la sua vita è stata radicalmente trasformata, e l’autrice ne dà testimonianza con trasporto e humour, accennando anche a come la grazia dello Spirito abbia rinnovato la sua vita di coppia.

Non è cosa abituale che si raccolga la testimonianza di una donna la cui vita è stata completamente travolta da Cristo. Dopo lunghi anni errabondi segnati dalla droga, da dipendenze affettive e da una grave depressione, Brigitte Bédard conobbe una conversione folgorante. Da quel momento la donna non ha cessato di testimoniare forte e chiaro che Cristo l’ha liberata. 

Aveva cominciato a consumare droga dall’età di 11 anni. Una dipendenza che sarebbe durata 10 anni, al termine dei quali sarebbe caduta in un’altra dipendenza: quella dal sesso e dall’affettività. 

Per altri dieci anni sono stata disperata, alla ricerca del mio orientamento sessuale, cercando di spremere un po’ d’amore dal sesso. Certo avevo messo un punto alla droga, all’alcool e anche alla sigaretta, ma collezionavo conquiste amorose… 

Lasciarsi amare… da Cristo 

Fino al giorno in cui, la testa piena di pensieri suicidarî, su invito di una persona incontrata alla riunione dei Cocainomani Anonimi, si recò a un ritiro nell’abbazia di Saint-Benoît-du-Lac. Lì, l’ex cocainomane, l’atea, la femminista bisessuale che all’epoca era, ha passato tre giorni a travasare la propria bile su un monaco che poi sarebbe diventato il suo padre spirituale. 

Me lo sono mangiato! Per tre giorni! Gli ho vomitato addosso tutta la mia rabbia. E lui mi ha ascoltata senza colpo ferire. Non mi ha parlato di Gesù, è stato Gesù. Ha posto uno sguardo amante su di me. Ha pregato per me. Ha imposto le mani. E lo Spirito mi ha investita dall’alto. Ho compreso di essere figlia amata di Dio, che Gesù era vivo, veramente risorto. È stata una rivelazione. 

A partire da quel giorno, decise «di mettere Dio al centro della sua vita». Madre single di due figli, scoprì l’amicizia, la vita della Chiesa, fece un pellegrinaggio a Roma e prese ad alzarsi tutte le mattine alle 4 per fare un’ora e mezza di preghiera: «Sono dotata di un temperamento integrale!», sottolinea. Qualche anno più tardi, su internet ha incontrato Hugues. Il 30 settembre 2006 si sono sposati e hanno avuto insieme (altri) due figli. Anche Hugues aveva due figli da una prima unione, dunque in totale hanno attualmente sei figli. 

Lasciarsi amare… dal marito 

Dopo essersi lasciata amare da Cristo, ecco che Brigitte dovette imparare a lasciarsi amare… dal marito. Se all’inizio il loro matrimonio è stato abbastanza fusione, la vita coniugale era ben lungi dall’essere (anche per loro) solo rose e fiori. 

Vivevamo un po’ ciascuno per fatti propri, Dio non era al centro delle nostre vite. Non è che perché uno sia cristiano allora non abbia problemi. 

Presa nel turbine del suo mestiere, che assorbe molto, non mancava mai di testimoniare della propria conversione, attraversava il Canada per dare conferenze, s’impegnava col marito in diversi compiti ecclesiali. Frattanto il marito lottava contro la pornodipendenza. Hanno attraversato una crisi di coppia che sarebbe durata due anni, e sono stati accompagnati spiritualmente e psicologicamente dalla comunità del Chemin Neuf

Quel che ha cambiato la nostra vita è stato cominciare a pregare insieme ogni mattina. Un modo di mettere Dio al centro, di rivedere le nostre priorità. E quel che diventava prioritario nella preghiera era la nostra relazione personale con Dio. Fino a che punto doveva arrivare la nostra conversione? Fino al nostro letto! Ma c’erano molti ostacoli, dovuti alle nostre ferite passate, che ci impedivano di vivere una comunione sessuale. 

Progressivamente, Brigitte Bédard è arrivata a presentare a Dio, nella sua preghiera personale, le sue difficoltà, le sue paure, le sue frustrazioni. Sapeva che Dio voleva ricostruire la sua vita di coppia – restaurarla. Sapeva che Egli non li giudicava e che li accoglieva dal punto in cui si trovavano. «Questo mi aiutava ad accogliere Hugues lì dove si trovava, ad accoglierlo così com’era». 

In quel momento, una parola di una psicologa li segnò profondamente: «Bisogna prendersi cura della ferita dell’altro». Così la preghiera li aiutava a restare saldi nella pazienza, nella fiducia, nella delicatezza e nella dolcezza. 

Dio ci insegnava ad amarci sbarazzandoci di tutte le false idee che ci eravamo fatti. I nostri fallimenti erano lì per insegnarci a costruire l’amore, e la preghiera di coppia ci “obbligava” ad essere in verità. 

Un percorso che ancora oggi dà i suoi frutti e di cui lei dà gioiosa testimonianza con le sue trasmissioni tv (La Victoire de l’Amour, su TVA) e nella rivista cattolica Le Verbe, nonché nel suo ultimo libro, Je me suis laissé aimer… Et l’Esprit Saint m’a emportée

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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