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Sempre di più le giovanissime che ricorrono al chirurgo: ma non è certo un gioco

CHIRURGIA ESTETICA

Kovalchynskyy Mykola | Shutterstock

Silvia Lucchetti - pubblicato il 19/08/22

Secondo una ricerca Eurispes del 2018 sulla diffusione della chirurgia estetica Italia il 17% delle donne ha fatto ricorso al bisturi. Sono soprattutto le ragazze fra i 18 e i 24 anni a rivolgersi spesso con troppa superficialità al chirurgo

Un recente contributo comparso sull’Agi, che ha preso spunto da un articolo apparso su El Paìs, riporta prepotentemente l’attenzione sulle problematiche connesse alla enorme diffusione del ricorso alla chirurgia estetica.

Il proliferare di cliniche che offrono prezzi stracciati, l’aggressiva seduttività di messaggi commerciali che propongono modelli di bellezza irreali, ampiamente veicolati attraverso i social network, “stanno dando luogo ad una percezione superficiale delle implicazioni di queste operazioni” , scrive il quotidiano spagnolo, secondo cui oggi la chirurgia estetica viene così banalizzata tanto da far registrare che “ci sono persone che credono di andare dal parrucchiere e non capiscono che potrebbero esserci poi delle complicazioni”.

Il caso di una 28enne spagnola

Il giornale madrileno cita la vicenda di una 28enne che dopo anni di risparmi aveva investito 8.000 euro per un intervento additivo sul lato b, con il risultato che la protesi di silicone – che era stata convinta dall’equipe medica ad impiantare al posto del grasso – ora si muove all’interno di uno dei suoi glutei.

Gli interventi più richiesti

Gli interventi più richiesti sono l’aumento del seno, la rinoplastica, il botox e la liposuzione. A livello mondiale la liposcultura vale complessivamente 2 miliardi di dollari, 2,7 i riempitivi iniettabili, 1,3 le protesi mammarie, 2,1 il botox, per un giro d’affari di oltre 8 miliardi di dollari.

L’85% sono donne

L’85% della clientela è rappresentata da donne che nelle cliniche a basso costo vengono ricevute da un venditore che spesso non ha competenze sanitarie. L’incontro con il chirurgo che le opererà risulta breve e caratterizzato da un approccio informativo sommario, per cui la paziente è come un esordiente allo sbaraglio.

Gli incidenti in sala operatoria

Gli incidenti in sala operatoria sono sempre più frequenti, sia per il numero degli interventi che sta aumentando vertiginosamente, ma anche perché in queste strutture a prezzi stracciati spesso operano medici non specialisti in chirurgia plastica.

Muore a 37 anni dopo tre interventi di chirurgia plastica

Lo scorso 26 marzo è morta Vanessa Cella, mamma di 37 anni, che si era sottoposta a tre interventi di chirurgia estetica nello stesso giorno presso la clinica Santa Maria la Brunadi Torre del Greco.

La donna (…) avrebbe accusato un collasso non appena rientrata in stanza, dopo cinque ore in sala operatoria per una rinoplastica, una liposuzione e una mastoplastica additiva. I tre interventi erano stati eseguiti in sequenza (…)

(Il Mattino)

Vanessa non si è mai risvegliata:

(…) Dopo la conclusione dei tre interventi le sue condizioni sono via via peggiorate, tanto da rendere necessario un trasferimento d’urgenza a Napoli, al Pronto Soccorso dell’Ospedale del Mare, dal momento che la clinica di Torre del Greco, come la gran parte delle case di cura, non è attrezzata per la rianimazione e la terapia intensiva. 

(Corriere)

Le aziende guardano al profitto e non al benessere del paziente

Moisés Martìn, chirurgo plastico con oltre 30 anni di esperienza e membro dell’Associazione Spagnola di Chirurgia Estetica e Plastica, ha confidato mestamente a El Paìs:

Non avrei mai pensato che la mia professione potesse essere così banalizzata, che potesse diventare un vero affare che interessa le aziende che guardano solo al denaro e al profitto invece del benessere del paziente.

(Agi)

Chirurgia estetica in Italia: i dati

Una ricerca Eurispes sulla chirurgia estetica in Italia risalente a marzo 2018 indica che un 17% delle connazionali, soprattutto del Nord, hanno fatto ricorso al bisturi, il 2% di esse più di una volta. (Agi)

Soprattutto le ragazze fra i 18 e i 24 anni

Sono soprattutto le giovanissime, fra i 18 e i 24 anni, a cedere alla tentazione del “ritocchino”: più di un quinto in questa fascia di età. Sette italiane su dieci hanno consultato il chirurgo perché insoddisfatte del loro aspetto naturale: oltre il 40% ha dichiarato di aver voluto migliorare la propria immagine, il 29% circa di aver sentito il bisogno di correggere dei difetti, quasi il 10% di aver voluto ridurre i segni dell’età, mentre il 21% si è disposta ad un intervento a causa di un incidente o una malattia (Ibidem).

La proposta del Partito Socialista Operaio Spagnolo

Tornando alla situazione spagnola, l’interesse sul tema è talmente sentito che il Psoe (il Partito Socialista Operaio Spagnolo) ha deciso di proporre dopo l’estate una forma di regolamentazione nel campo della chirurgia estetica con 3 punti fondamentali all’ordine del giorno: l’obbligo che gli interventi debbano essere effettuati da un medico qualificato, l’emanazione di una disciplina della pubblicità al riguardo, la sottoscrizione di un consenso informato integrato dall’indicazione della specialità del medico che effettuerà l’intervento (Agi).

In relazione a questo ultimo punto, in Italia ogni medico chirurgo – cioè un laureato abilitato all’esercizio della professione medica ed iscritto all’albo – può fare tutto in sala operatoria ad eccezione dell’anestesista e del neurochirurgo.

Ciò vuol dire che un chirurgo estetico non sempre ha una specializzazione in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, ma spesso si fregia unicamente di master svolti all’estero, la cui qualità è difficile da verificare. Pertanto è sempre buona norma rivolgersi a professionisti rispetto ai quali è possibile valutare il relativo curriculum di studi ed esperienze nel campo specifico.

L’abuso della chirurgia estetica

Se la chirurgia estetica può cambiare in meglio la vita di una persona, “guarendola” da reali  imperfezioni e/o infermità fisiche e dalla connessa problematica psichica, l’abuso per raggiungere canoni estetici aberranti, e la scarsa professionalità al tavolo operatorio possono nuocere anche gravemente alla salute o esitare in risultati ben peggiori di ciò che si voleva correggere.  

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