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E’ stata realmente ritrovata la croce di Gesù?

Jesus Christ in cross © life_in_a_pixel / Shutterstock – it

Jesus Christ in cross © life_in_a_pixel / Shutterstock

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 17/08/22

Il legno santo sarebbe emerso durante alcuni scavi voluti da Elena, madre dell'imperatore Costantino. Ecco i risultati degli studi condotti su di esso

La croce di Gesù da chi è stata ritrovata? E come è stata riconosciuta? Le fonti storiche non risolvono un mistero che si trascina da secoli. In Indagine sulla croce di Cristo” (edizioni La fontana di Siloe), Massimo Olmi, attraverso una inchiesta ben documentata, prova a sciogliere i dubbi e ricostruire quello che è accaduto dopo la morte di Gesù.

Gli scavi di Elena

Diversi testi patristici ci informano del ritrovamento, nella prima metà del IV secolo, del santo legno e della sua conservazione. Stando al racconto di Rufino, Elena, madre di Costantino, si recò a Gerusalemme per cercare il luogo della crocifissione del Signore. In quel luogo, gli antichi nemici della Chiesa avevano eretto una statua di Venere – in modo da far apparire come adoratori della dea tutti quelli che si avvicinavano per adorare Cristo – e avevano ammassato del terriccio.

Sant'Elena di Costantinopoli- MALTA
Sant’Elena, madre di Costantino.

Tre croci simili

Allora Elena fece rimuovere tutto ciò che c’era di profano e, dopo aver fatto scavare fino in profondità, rinvenne tre croci riposte in ordine sparso (quella di Gesù e quelle dei due ladroni). La gioia di quel ritrovamento fu inizialmente tanta, ma presto diminuì perché la somiglianza delle tre croci era tale da rendere difficile il riconoscimento di quella del Salvatore. Per la verità, gli addetti ai lavori rinvennero anche il titulus scritto da Pilato in greco, latino ed ebraico, ma anch’esso non offriva sufficienti garanzie al fine di riconoscere la croce.

Il miracolo

A quel punto il vescovo di Gerusalemme, Macario, ebbe un’idea e ordinò di portare i legni rinvenuti presso una donna di alto rango che giaceva in fin di vita a causa di una grave malattia. Si recò dunque con Elena dalla donna morente, s’inginocchiò e pregò il Signore affinché fosse possibile riconoscere il santo legno attraverso la guarigione della malata.

Tra Gerusalemme e Costantinopoli

Accostò quindi a lei una delle croci, ma non ottenne nulla. Applicò poi il secondo legno, ma il risultato fu lo stesso. Non appena però accostò la terza croce, la moribonda aprì gli occhi, si alzò dal letto e iniziò a camminare per la casa magnificando la potenza di Dio. Raggiunto dunque il suo scopo, Elena portò via con sé, a Costantinopoli, una parte del santo legno e fece collocare la rimanente parte in una cassetta d’argento, che lasciò a Gerusalemme.

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La prudenza di Sant’Ambrogio

Tornando alla croce, oltre a Rufino anche altri scrittori dell’epoca riferiscono che essa fu riconosciuta per via di un miracolo. Sant’Ambrogio (340 circa-397 d.C.), però, nell’orazione funebre per l’imperatore Teodosio, ricorda l’inventio crucis e non parla di alcun fatto prodigioso. Dice semplicemente che Elena riconobbe la croce del Signore dal titulus. Le fonti sembrano dunque non essere concordi su come si riuscì a riconoscere lo strumento di supplizio utilizzato per Gesù.

Nel Palazzo imperiale

Come abbiamo visto, Rufino riferisce che l’imperatrice lasciò una parte della croce sul luogo e portò via con sé l’altra. Teodoreto afferma che la madre di Costantino fece portare parte della croce nel palazzo imperiale. Il resto del legno, dopo averlo fatto mettere in una teca d’argento appositamente realizzata, lo consegnò al vescovo di Gerusalemme affinché lo custodisse per le future generazioni.

Legno di noce

Nel 570 circa, un anonimo pellegrino di Piacenza scrisse nel suo diario di viaggio di aver visto a Gerusalemme, in una stanza della basilica fatta costruire da Costantino, il legno della croce e di averlo «adorato e baciato». Secondo il pellegrino, che ebbe modo di baciare e tenere tra le mani anche il titolo, il lignum crucis era di noce.

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