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Ci siamo mai davvero accorti della misericordia ricevuta da Dio?

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Shutterstock / Stone36

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 10/08/22

Il perdono non è un gesto altruistico, è riconoscere con gratitudine che verso di noi per primi Dio ha usato una grande misericordia.

Vangelo di giovedì 11 agosto

Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».

Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano.

(Matteo 18,21-19,1)

La pericolosa domanda di Pietro sulla quantità del perdono ci ha inchiodati tutti su quella risposta di Gesù che parla di un perdono infinito:

«Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette».

C’è però da dire che Gesù non si è limitato semplicemente a dare una misura infinita di perdono, ma ha suffragato questo suo eccesso con il racconto della parola del Vangelo di oggi: un uomo ha un grosso debito, è talmente grande che l’unica maniera che il re ha di riscuoterlo è vendere lui, con tutta la sua famiglia.

Eppure basta la sua supplica a cambiare completamente la conseguenza di questo terribile debito:

Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.

Chi ha vissuto un’esperienza così traumatica dovrebbe minimamente rimanere segnato da una simile storia. Vedersi condonato un debito così grande dovrebbe farci diventare per lo meno delle persone grate e diverse. Ma Gesù prosegue la sua storia raccontando che quel servo graziato, uscendo dal colloquio che gli ha salvato la vita, incontra uno come lui che gli doveva una cifra davvero banale. Ma alla supplica di comprensione dell’amico, quel servo risponde con un netto rifiuto e fa gettare in carcere l’amico fino al saldo di quel banale debito.

È talmente tanto grande l’ingiustizia che ha compiuto che lo viene a sapere il re, il quale mandandolo a chiamare gli dice:

“Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”.

Ecco perché dovremmo perdonare sempre perché i primi ad essere stati grandemente perdonati siamo noi. Il problema però è molto semplice: ce ne siamo mai accorti di quanta misericordia abbiamo ricevuto?

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