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Siete stati feriti dalla Chiesa? Sant’Alfonso vi può aiutare

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Transalpine Redemptorists CC

Tom Hoopes - pubblicato il 08/08/22

Molte donne e molti uomini santi hanno subìto torti da parte dei leader della Chiesa. Hanno superato questo fatto, e possiamo farlo anche noi

I membri della Chiesa vi hanno fatto dei torti? Se è così, avete un patrono, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.

Molti di noi ce l’hanno con la Chiesa: per la liturgia, per la politica, per la gestione del Covid o per questioni personali. Persone che conosco e lavorano per la Chiesa – incluse persone ordinate e religiose – devono combattere una battaglia costante contro il risentimento per una situazione o per l’altra. La maggior parte di loro non ha tutti i torti. Non avrebbero mai dovuto essere trattati come sono stati trattati.

Dico sempre loro la stessa cosa: “Essere trattati male nella Chiesa è la vocazione di ogni cattolico”. Non è giusto e non è bello, ma è piuttosto coerente: le opere di San Tommaso d’Aquino sono state soppresse dalla Chiesa, San Giovanni della Croce è stato imprigionato dai suoi superiori religiosi, san Giovanna d’Arco è stata arsa sul rogo con il consenso dei vescovi.

Quando posso, espongo le testimonianze straordinarie che conosco personalmente: una persona ha subìto abusi sessuali e ha mantenuto la propria fede, altri hanno servito la Chiesa pur avendo scoperto che anni del loro lavoro erano stati dedicati a servire il lupo vestito da agnello.

Come può accadere? La Chiesa non è “una, santa”? Sì.

Ogni membro della Chiesa in tutte le ere, da Pietro primo Papa a voi e me, è peccatore – perfino terribilmente peccatore. E quindi ovviamente la nostra Chiesa, piena di peccatori, è un luogo in cui la gente viene ferita.

Forse il vero santo patrono dell’essere trattati male dai leader della Chiesa è Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.

Ben prima di essere canonizzato, molto prima che venisse nominato patrono dei teologi morali e che gli venisse concesso il raro onore del titolo di “Dottore della Chiesa”, l’autore e fondatore dei Redentoristi ha vissuto una persecuzione infinita da parte dei leader ecclesiali.

Nel 1726 venne ordinato a Napoli, e per i due anni successivi lavorò con un gruppo che cercava di forgiare una via cattolica tra i due estremi dell’epoca: i rigidi giansenisti e i lenti entusiasti del Rinascimento. Il suo gruppo venne tuttavia denunciato dai leader della Chiesa, e visto che Chiesa e Stato agivano spesso in tandem, i membri vennero arrestati.

In quella circostanza, Sant’Alfonso imparò più sulla preghiera che in qualsiasi altra. “Parla spesso a Dio delle tue cose, dei tuoi progetti, dei tuoi problemi, delle tue paure – di tutto ciò che ti riguarda”, diceva. “Perché Dio non parlerà a un’anima che non Gli parla”.

Alla fine un arcivescovo intervenne per aiutare Sant’Alfonso, ma come accade spesso, i vescovi erano parte del problema.

Un potente marchese trascorse decenni contrastando i progetti del santo di fondare una congregazione, e un arcivescovo mandò via de’ Liguori.

Sant’Alfonso fece grandi cose nella sua nuova posizione, e diceva “Se scoprissero che è volontà di Dio, sarebbe la massima fonte di gioia per i serafini accumulare la sabbia sul litorale o strappare le erbacce in un giardino per tutta l’eternità”.

Alla fine venne nominato vescovo, e disse: “Chi cerca la vera religione non la troverà mai al di fuori della Chiesa cattolica”, perché nonostante i suoi membri, Cristo è la sua base, i suoi sacramenti e il suo obiettivo.

La sconfitta definitiva giunse alla fine della vita del santo.

Sant’Alfonso, ormai sulla settantina, si ammalò e chiese che gli venisse permesso di dimettersi dallo stato episcopale. Due Papi rifiutarono, prima che Pio VI glielo permettesse. In quel momento, però, un vescovo lo ingannò perché firmasse una versione alterata della sua regola.

“Hai fondato la congregazione e ora l’hai distrutta”, gli dissero i suoi confratelli. “Non avrei mai pensato di poter essere tradito da te”, disse Sant’Alfonso al suo traditore, scoppiando poi in lacrime. È stata la dimostrazione più eloquente della sua massima “Un’anima che ama Gesù Cristo desidera essere trattata nel modo in cui è stato trattato Cristo – povero, disprezzato e umiliato”.

E allora cosa dovreste fare quando subite persecuzioni da parte della gente che in realtà dovrebbe aiutare le vostre opere?

Sant’Alfonso non si è limitato a soffrire in silenzio. Ha scritto: “Al momento la Chiesa non è perseguitata da idolatri o eretici, ma da cristiani scandalosi, che sono i suoi stessi figli”.

Ma non si ripiegò nel risentimento e nell’amarezza, e ci ha lasciato dei grandi consigli.

Primo: concentrarsi sul fare il bene. “Il passato non ti appartiene più, il futuro non è ancora nelle tue mani. Hai solo il presente in cui fare il bene”, diceva.

Secondo: concentrarsi sulla presenza di Dio ovunque, non sui peccati dei suoi rappresentanti. “Quando vediamo uno splendido oggetto, un bellissimo giardino o un fiore meraviglioso, pensiamo che lì contempliamo un raggio dell’infinita bellezza di Dio, che ha fatto esistere quell’oggetto”.

E soprattutto preghiamo: “Se tu dovessi chiedere quali sono i mezzi per superare le tentazioni, risponderei: il primo mezzo è la preghiera, il secondo è la preghiera, il terzo è la preghiera. E se doveste chiedermelo mille volte, ripeterei la stessa cosa”.

Sant’Alfonso, prega per noi! Abbiamo bisogno della grazia che hai avuto tu per affrontare le prove nella Chiesa.

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