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Pornografia e giovani: aumenta la depressione e l’ansia

UOMO, SCHERMO, FILM

Said Marroun | Shutterstock

Annalisa Teggi - pubblicato il 03/08/22

Uno studio sugli studenti condotto da un'università francescana americana conferma la correlazione tra uso della pornografia e aumento della depressione. Le ragazze ne soffrono di più.

Le ragazze sono più soggette a stress e depressione causati dal porno

L’università francescana di Steubenville in Ohio ha condotto una ricerca sui propri studenti per sondare la relazione tra l’uso della pornografia e lo stato mentale che ne deriva. Può essere senz’altro considerata una piccola indagine a livello locale, ma è in sintonia con altre ricerche condotte in tutto il mondo.

I risultati, desunti dall’indagine dell’università americana, parlano di una forte incidenza della depressione negli studenti che abitualmente guardano contenuti pornografici. L’incidenza aumenta con la frequenza con cui si accede ai video hard. Un altro dato spicca:

E’ interessante notare che, nel caso delle ragazze, la correlazione tra l’uso della pornografia e i livelli di depressione, così come di ansia e stress, sono più marcati che per i ragazzi.

Da Life Site
GIRL

In un ambiente culturale differente, in Cina, un altro recente studio sull’impatto del porno tra gli studenti universitari è arrivato a conclusioni non dissimili:

Nel campione esaminato il 99. 98% degli studenti ha usato contenuti pornografici e il 32. 2% ha ammesso di aver sviluppato dipendenza. La presenza di uno stato emotivo negativo negli studenti più grandi era in diretta correlazione con la frequenza di uso del porno, da quanto tempo avevano accesso a quei contenuti e dallo sviluppo di una dipendenza. Le proporzioni riguardo all’insorgere di depressione nei soggetti che hanno cominciato a vedere contenuti pornografici alla scuola elementare, media, superiore e all’università sono rispettivamente i seguenti: 11. 7%,7. 1%,4. 9% and 5. 9%.

Da Cnki.net

Sì, c’è proprio scritto – ahi noi – ‘scuola elementare’.

E’ la depressione che porta al porno o viceversa?

Nonostante il tam tam mediatico ci provi a spingere sull’acceleratore della comunicazione leggera e spensierata sul porno (avete notato quanti blog e podcast si stanno orientando a questi contenuti?), è noto da tempo il danno che subisce il cervello quando si usa e si abusa di contenuti pornografici. Oltre a essere un tema morale, la questione è interamente fisiologica. Questa pagina web contiene una serie approfondita di riferimenti a studi condotti sulla effetti nocivi del porno sulla salute mentale, per chi voglia documentarsi.

Tornando allo studio condotto dall’università francescana di Steubenville (pubblicato su Frontiers in Psichology), un dato, apparentemente banale, mi pare significativo da evidenziare. E può essere riconosciuto come largamente comune a ogni latitudine. Agli studenti che hanno aderito all’indagine è stato chiesto quando e come accedono ai contenuti hard e la risposta prevalente è stata: a fine giornata usando il cellullare.

Niente di più facile, ovvio, e pericoloso. E’ verissimo che a fine giornata, nel momento in cui la stanchezza quotidiana apre una braccia sulla nostra fragilità emotiva, il cellulare è la via di fuga più facile per un intrattenimento che degenera in uno spegnimento della nostra coscienza e volontà, precipitando nel binge watching. Vale per il porno, ma vale anche per chi si pianta davanti ai video dei gattini. Con diversi livelli di gravità sulle conseguenze emotive e cerebrali, ma l’innesco è identico.

Il touchscreen smarrisce ogni stupore. Il vedere che consuma e annulla le distanze assomiglia al tatto, dissacra un mondo che ormai sembra accessibile

Byung-Chul Han, Le non cose

Dobbiamo essere consapevoli di come la nostra fragilità venga attaccata con facilità e successo quasi sempre garantito dagli strumenti virtuali. La loro capacità di renderci docili e passivi attraverso l’intrattenimento è potentissima.

Lo studio non ha stabilito con chiarezza le cause dietro la correlazione, cioé se sia l’uso del porno a causare depressione e ansia o se l’avvertire un disagio mentale spinga verso i contenuti pornografici. In ogni caso, le risposte relative agli effetti pratici dell’uso del porno e agli stati emotivi e fisici che precedono l’accesso ai contenuti porno, hanno suggerito ai ricercatori l’ipotesi che la causa sia bidirezionale.

I ricercatori, per esempio, hanno preso atto che più della metà dei ragazzi che usano il porno lo fanno “spesso” o “molto spesso” quando “si sentono giù”. Questo indica che il porno è usato per alleviare le emozioni negative, in modo simile a chi assume droghe per “auto-medicarsi”.

Da Life Site

Quello che cerchi non è dopamina

Non è difficile immaginare che la correllazione tra depressione e pornografia sia bidirezionale. O forse che sia una spirale discendente. Uno stato emotivo di insoddisfazione, tristezza, frustrazione rende più urgente il bisogno di trovare qualcosa che consoli, e ci faccia sentire bene. Il bene ha un volto solo, ma tante maschere. Il porno ha la capacità di procurare un piacere che rilascia dopamina, ed è questa la trappola che innesca una reazione a catena sempre più negativa.

Brittni De La Mora è un’ex porno star che si è convertita al cristianesimo. Attualmente è impegnata a diffondere contenuti di approfondimento sui gravi pericoli della pornografia. Su Instagram ha condiviso un breve video, efficace, sull’inganno che il piacere dato dal porno produce nel cervello.

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L’uso del porno rilascia endorfine e questo sembra meraviglioso perché il nostro cervello è a caccia di ciò che ci fa stare bene. Ma come effetto collaterale, sviluppa un’alterazione. Più si diventa dipendenti da contenuti porno, più si rigettano i piccoli piaceri della realtà a cui eravamo legati. Ad esempio stare con gli amici e passeggiare. Più si va alla ricerca di contenuti violenti ed esagerati per ottenere un rilascio maggiore di dopamina.

La trappola della dipendenza è sempre la medesima: alzare il livello di dose richiesta per raggiungere un piacere che non soddisfa. E innesca solo altra richiesta.

Il nostro bisogno di qualcosa che ci faccia stare bene non è un inganno, il nostro cervello non si sbaglia. Ma la risposta non è un livello di dopamina sempre più alto. Disinnescare la logica perversa delle dipendenze è complicato, e la realtà è sempre la prima grande alleata.

Oso un paradosso.

Una passeggiata di malumore è meglio di un’ora davanti a uno schermo, illudendosi di raccattare qualche istante di euforia. Sì, una passeggiata di malumore è meglio, perché ci mette nella condizione migliore per trovare segni di una felicità reale, non passeggera. Quando siamo feriti, tristi, insoddisfatti … è proprio allora che non dobbiamo estraniarci dal mondo. Ci sono presenze, occasioni, intuizioni, alleati che s’incontrano solo quando a rimanere aperta non è la porta del nostro entusiasmo, ma i lembi di una ferita che chiede di essere rimarginata.

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