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Burnout, segnale allarmante di un’economia umana da cambiare

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Mangostar | Shutterstock

Annalisa Teggi - pubblicato il 02/08/22

A settembre ad Assisi all'evento dedicato all'Economia di Francesco ci sarà tra i relatori anche Julieta Dabas, giovane psicologa argentina impegnata a proporre una cura all'eccesso di stress lavorativo ripartendo dalla famiglia.

Un lavoro che ci brucia

Che sia in corso un’esplosione generale sotto forma di esaurimento nervoso è evidente. Nella mia piccola esperienza quotidiana noto che le conversazioni con amici, o anche solo gli scambi occasionali con le persone che s’incrociano, virano sempre più spesso su una fatica mentale e fisica che dal lavoro passa in ogni altra sfera dell’esperienza.

Ciascuno fa esperienza di fatica nel proprio ambito lavorativo, e ci sono professioni più stressanti e logoranti. Questi dati non sono nuovi. E però il peso di due anni di pandemia ha accentuato la gravità di punti già dolenti in un sistema economico e lavorativo in aperta collisione con il benessere della persona. Sul web si moltiplicano i contenuti su come prevenire il burnout o su come lenirlo. Si tratta più che altro di tutorial ed elenchi di esercizi proposti da coach esperti, ma che finiscono per trattare la persona da esecutore. E buona parte dell’affaticamento mentale nasce proprio dal sentirsi ridotti a presenze puramente operative, senza una chiara visione o vocazione del proprio compito.

Passando alla cronaca, il quadro si conferma. Per fare un esempio tra i molti possibili, appena 5 giorni fa in Liguria una oss è stata risarcita, riconoscendo che lo stress lavorativo non le consentiva di recuperare il benessere psico-fisico necessario per adempiere ai suoi compiti.

Il giudice MarcoViani ha infatti riconosciuto ad un’operatrice socio sanitaria il diritto al risarcimento del danno generato “dal disagio e dalla penosità della prestazione, dovuta ai turni di lavoro, che non consentivano un corretto recupero psicofisico”. 

Da La Nazione

Economia di Francesco, una risposta integrale per l’uomo

Oikos, la radice greca della parola economia, significa famiglia, intesa come i membri che abitano in una stessa casa. Curioso il viaggio che fanno le parole nel tempo, allontandosi anche molto dal loro significato originario. Se dovessimo dare una definizione attuale di economia, senza pensarci troppo, probabilmente ci infileremmo dentro lo spread e il deficit; sicuramente non chiamaremmo in causa l’ambito della famiglia.

STRES

Ma è proprio ritornando all’immagine della casa e dei membri che la abitano che l’economia può osare un’ipotesi diversa dalle semplici misure prese in emergenza in tempo di crisi. Alcuni applaudono la trovata di certi imprenditori che per aiutare i loro dipendenti in burnout hanno proposto delle meditazioni su Zoom. Ma la logica del rimedio momentaneo non tiene, soprattutto se il lavoratore continua a sentirsi un granello in un ingranaggio. Da sistemare, perché ricominci a essere profittevole.

A settembre ad Assisi avremo modo di ascoltare molte giovani voci che hanno uno sguardo diverso sull’economia. Dopo due anni di eventi online The economy of Francesco si svolgerà finalmente in presenza. Si tratta di un’iniziativa nata dopo l’invito che Papa Francesco ha inviato il primo maggio 2019 a economisti, imprenditori ed imprenditrici under 35 del mondo. 

“Solo costruendo un’economia di condivisione, più attenta all’uomo che al denaro si pongono le basi per costruire un mondo che sia meno squilibrato e meno esposto a tensioni, conflitti e guerre”. Così il vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino, presidente del Comitato promotore di “The Economy of Francesco”. 

Da Vatican news

Tra i giovani che interverranno ad Assisi ci sarà anche la psicologaJulieta Dabas, 28enne argentina. Pur giovanissima, nei suoi anni di studio e lavoro si è impegnata ad approfondire il tema dell’esaurimento lavorativo. In America Latina, dove vive, le cifre sono allarmanti.

 In una realtà come quella latinoamericana, aggravata dalla crisi pandemica, l’incidenza del burnout  bruciatodentro in senso letterale – è altissima: dell’80,2% in Argentina, stessa percentuale in Cile, del 72,9% in Perù, del 53,6% a Panama

Da Avvenire

Anche da noi in Europa lo stress è la seconda causa tra i problemi di salute in ambito lavorativo.

La caratteristica specifica dell’impegno di Julieta Dabas è proprio la famiglia come nucleo di ispirazione. Ha condotto le sue ricerche insieme ai suoi genitori e poi a suo marito. Promuove un’ipotesi di cura dall’esaurimento lavorativo che ha nella famiglia i suoi punti di forza.

Già dai primi anni di università la dottoressa Dabas ha collaborato con suo padre, medico, e sua madre, docente, per elaborare una cura del burnout che intevenisse in modo integrato nell’ambito educativo e della salute. Oggi coordina insieme a suo marito un team di giovani professionisti uniti dal desiderio di offrire alla comunità umana strumenti solidali di aiuto e collaborazione.

Non un pacchetto di soluzioni, ma una comunità che partecipa

Molti sono arrivati a pensare che la famiglia sia il luogo a cui si ritorna alla fine della giornata lavorativa. Questa spaccatura tra la casa e la nostra attività incide sicuramente nell’aumento di stress.

Un’economia che mira al profitto ed esclude un orizzonte di partenza legato al bene che è la presenza operosa di ogni persona, non può che andare in crisi. Come già è. E l’ipotesi di cura proposta da Julieta Debas va a pescare le sue risorse migliori nella comunità umana.

“Non è solo un’esperienza teorica, ma partecipativa, che si è estesa dall’Argentina al Messico e al Perù “, illustra. “Nell’area della docenza, ad esempio, sviluppiamo una formazione educativa a tappe cui partecipano nonni, genitori, adolescenti, bambini, che stimola un’alta motivazione all’apprendimento e, allo stesso tempo, sana una serie di difficoltà di ordine psicologico”. In pratica, si abbattono le barriere fra chi insegna e chi apprende, perché “tutti apportano e condividono soluzioni di problemi, in una dimensione personalizzata, che riverbera sulla comunità ”.

Ibid.
FAMILY

Si tratta di un progetto molto più lento, complesso e articolato rispetto alle risposte veloci di un tutorial di meditazione ed esercizi per combattere lo stress.

Si tratta di rimettere alla base della piramide quelle evidenze che spesso si riducono a rosei contenuti nelle rubriche di stile di vita. Vale a dire: la centralità della maternità per il bene comune, le risorse della terza età in termini di esperienze fruttuose per i più giovani, il tempo delle relazioni come alleato (e non nemico) del tempo lavorativo.

Richiede un investimento di impegno notevole, ma si tratta di un’inversione di rotta e di sguardo necessaria. Scommette sulla solidarietà tra esseri umani e non sullo sforzo solitario del singolo (quella triste regola non scritta per cui da solo ti sei esaurito, e da solo devi rimetterti in sesto).

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