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L’insensibilità tedesca porta la Chiesa alla divisione – La Chiesa e il suo rapporto con la democrazia – & altro…

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SYNOD GERMANY

Sebastian Gollnow / dpa Picture-Alliance via AFP

i.Media per Aleteia - pubblicato il 26/07/22

Ogni giorno, Aleteia offre una selezione di articoli scritti dalla stampa internazionale sulla Chiesa e le questioni principali che preoccupano i cattolici nel mondo. Le opinioni e i punti di vista espressi in questi articoli non sono quelli degli editori.

Martedì, 26 luglio 2022 

1. L’insensibilità tedesca porta la Chiesa alla divisione

2. La Chiesa e il suo rapporto con la democrazia

3. Cardinale Nzapalainga: “La religione non è un problema, ma la soluzione”

1. L’insensibilità tedesca porta la Chiesa alla divisione

In un articolo pubblicato sul sito web Kath.net, il vaticanista Peter Winnemöller è molto critico nei confronti delle reazioni dei leader cattolici tedeschi alla dichiarazione della Santa Sede sulla loro via sinodale nazionale. La sua rabbia è indirizzata prevalentemente verso gli sforzi “ridicoli” della Conferenza Episcopale Tedesca e del suo Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi (ZdK) di giustificare questo “sinodalismo”. L’avvertimento di Roma, secondo il giornalista, sottolinea il rischio di eresia e scisma, ed è un “chiaro rifiuto” del “concilio sinodale” previsto dalla via sinodale tedesca. Il vaticanista denuncia la “devastante freddezza” con cui la Germania ha messo da parte del critiche provenienti dal resto della Chiesa universale, esprimendo il suo dispiacere per il fatto che anche la dichiarazione della Santa Sede sia stata accolta in questo modo. Winnemöller ha detto di essere “molto pessimista” sul futuro e di vedere chiari segni di una “dissoluzione della Chiesa in Germania”. “L’elevato numero di allontamenti e il tasso di frequenza settimanale dovrebbero togliere il sonno ai vescovi”, ha aggiunto, chiedendo la fine del “teatrino sinodale” e l’impegno delle “forze rimanenti nella nuova evangelizzazione”.

Kath.net, tedesco

2. La Chiesa e il suo rapporto con la democrazia  

In un lungo articolo pubblicato sulla rivista cattolica statunitense Commonweal, lo storico della University of Notre Dame John McGreevy ripercorre il rapporto tra cattolici e democrazia dalla fine dell’Ottocento a oggi. L’esperto si basa soprattutto sull’opera e sull’influenza del filosofo francese Jacques Maritain (1882-1973), che descrive come “il più importante intellettuale cattolico della metà del XX secolo”. Negli anni Venti e Trenta del Novecento, “la teoria cattolica ha rallentato la pratica cattolica”, e in genere molti cattolici non hanno abbracciato la democrazia, supportando e negoziando invece con i regimi autoritari. Maritain ha cercato di modificare questa situazione, sostenendo nel 1936 che “il fiorire della ‘persona’ umana richiedeva rispetto per il suo inserimento in comunità come la famiglia, le professioni e le Chiese”. Il filosofo ha influenzato molte figure di spicco, incluso padre Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI. Alla fine del Novecento c’è stato di fatto un cambiamento, e i cattolici sono passati dal “dubitare dell’efficacia della democrazia” a divenirne i “garanti” attraverso i partiti cristiano-democratici, molti dei quali, sostiene McGreevy, sono stati influenzati dalle idee di Maritain. “Negli anni Cinquanta, gli intellettuali avevano messo in discussione la capacità dei cattolici di sostenere le democrazie. Negli anni Ottanta gli esperti si meravigliavano del ruolo del cattolicesimo nel promuoverle”, scrive lo storico. Oggi, l’esperto lamenta il fatto che “troppi cattolici hanno dimenticato ciò che Maritain ha insegnato loro”, perché abbracciano partiti e politici non democratici, soprattutto della destra populista.

Commonweal, inglese

3. Cardinale Nzapalainga: “La religione non è un problema, ma la soluzione”

Il sito web spagnolo Alfa y Omega ritrae il cardinale Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, nella Repubblica Centroafricana, come un sostenitore del dialogo interreligioso come soluzione al conflitto nel suo Paese. “Il mio compito è parlare di Dio e predicare la pace. È quello che sto facendo in questo Paese”, dice, spiegando di aver trovato un forte sostegno tra musulmani e protestanti della sua città. La crisi nella Repubblica Centroafricana, sostiene, non è religiosa. Al contrario, a suo avviso la religione è la “soluzione” che può portare alla fine di tanti anni di “violenza fratricida”. Il cardinale riconosce che dalla visita del Papa nel 2015 la situazione non è sempre migliorata, ma assicura che questo è il “momento giusto per guardare al futuro”. “Dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare per costruire la pace nel nostro cuore e con gli altri”, insiste.

Alfa y Omega, spagnolo

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