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Ulisse e Lelia: una coppia santa ai tempi (duri) del fascismo

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Lelia e Ulisse / Facebook

Silvia Lucchetti - pubblicato il 15/07/22

La storia dei Servi di Dio Ulisse Amendolagine e Lelia Cossidente, una coppia di sposi che ha affrontato in uno spirito di grande unità coniugale e fede nella Provvidenza le difficoltà della vita: l’impegno della famiglia, la povertà, la guerra, la malattia.

Oggi vi raccontiamo la storia dei Servi di Dio UlisseAmendolaginee Lelia Cossidente, tratta dal testo La santità nelle famiglie del mondo, un sussidio del Dicastero dei Laici, la Famiglia e la Vita per fidanzati, sposi, comunità ecclesiali, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana.

Chi è Ulisse Amendolagine

Ulisse Amendolagine nasce a Salerno il 14 maggio 1893, e in seguito la famiglia si trasferisce a Roma a motivo del lavoro del padre. In gioventù cresce in un ambiente, specialmente scolastico, ostile alla fede ed anticlericale.

Nel coinvolgersi in discussioni a carattere religioso si pone sempre in modo rispettoso ma fermo, mantenendo buoni rapporti con gli interlocutori di turno. Nel 1917 si laurea con ottimi voti in Giurisprudenza, entrando di lì a poco a lavorare presso il Ministero dell’Interno, dove fa una brillante carriera giungendo a diventare Prefetto.

Chi è Lelia Cossidente

Lelia Cossidente nasce da una famiglia benestante a Potenza il 4 maggio 1893 e, analogamente ad Ulisse, si trasferisce presto a Roma per seguire il lavoro del genitore. Dopo il diploma di scuola superiore, insegna prima in una scuola elementare, per poi passare a lavorare in banca e a seguire in una biblioteca.

Ulisse Amendolagine e Lelia Cossidente: due caratteri diversi

I due giovani hanno caratteri diversi: lui molto riservato e poco espansivo, lei invece allegra ed aperta. Sono le rispettive famiglie a proporre il fidanzamento, che inizialmente Lelia rifiuta per poi cedere di fronte alla garbata insistenza di Ulisse.

Le nozze e la vita matrimoniale

Il matrimonio viene celebrato nella Chiesa di Santa Teresa d’Avila il 29 settembre 1930. L’inizio della vita matrimoniale non è semplice in quanto sotto lo stesso tetto ci sono anche i suoceri di Lelia, la propria madre e l’invadente sorella di Ulisse, Maria, con marito e figlio. I due coniugi riescono a creare nonostante tutto un equilibrio domestico, e a mantenere la loro autonomia.

Un momento di grande prova: la Seconda Guerra Mondiale

Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Ulisse, contrario al regime fascista, viene a trovarsi in difficoltà quando gli viene chiesto di trasferirsi a Verona. Rifiuta ritenendo di non doversi compromettere, ma ciò comporta la sospensione dal servizio e dallo stipendio. Il timore di essere arrestato lo costringe a lasciare la famiglia e a rifugiarsi presso il Seminario Romano Maggiore.

Lelia resta sola con i figli e senza soldi

Per Lelia inizia un periodo molto difficile: sola con i figli e senza lo stipendio del coniuge, unica fonte di sostentamento per la famiglia. Donna dal forte carattere e di grande fede nella Provvidenza si industria come può: oltre a risparmiare il più possibile, vende l’argenteria, una parte dell’oro, i bicchieri di cristallo, utilizza le tende di casa per cucire vestiti ai figli. E non manca mai di trovare il tempo per scrivere lettere al marito per rassicurarlo e spronarlo ad affidarsi, insieme a lei, a Dio.

La fede nella Provvidenza di Lelia Cossidente

Con l’arrivo degli americani nella Capitale nel dicembre 1944 la famiglia si può finalmente riunire, e Ulisse riprende il suo lavoro ministeriale. La sua integrità morale lo porta a rifiutare tutte le occasioni in cui avrebbe potuto approfittare della sua posizione per migliorare il magro bilancio familiare.

Ulisse Amendolagine e Lelia Cossidente: la preghiera in famiglia

Ogni occasione risulta propizia a tutta la famiglia per entrare in ogni Chiesa davanti alla quale ci si trovi a passare, e fermarsi ad adorare l’Eucaristia. Nonostante la vivacità dei figli e  l’intensità delle loro baruffe, il clima domestico viene sempre orientato dai coniugi al rispetto reciproco e alla pacificazione degli animi grazie alla preghiera serale comune.

L’educazione dei figli

Lo stile educativo nei confronti dei ragazzi è improntato all’unitarietà dei messaggi loro rivolti, ma ancor di più a quella dell’esempio dei rispettivi comportamenti. Leila annota sul quaderno di ogni figlio gli eventi più importanti che riguardano ciascuno, e il giorno del loro onomastico viene ad assumere un’importanza maggiore dello stesso compleanno.

Ulisse Amendolagine e Lelia Cossidente: l’esempio di una semplice santità coniugale

Moglie e marito trovano solo alla sera, dopo aver messo a letto la prole, il tempo per dialogare e condividere la loro giornata, ma non mancano mai di farlo.

Leila muore prematuramente nel 1951: un evento che la famiglia pur nel grande dolore vive con uno sguardo soprannaturale. In fin di vita ella amava ripetere gli ultimi passi dell’Ave Maria: “(…) prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte (…)”.

Ulisse muore 18 anni dopo, nel 1969, affrontando con lo stesso coraggio di Lelia la prova della malattia. Una coppia di sposi che ha affrontato in uno spirito di grande unità coniugale e fede nella Provvidenza le difficoltà della vita: l’impegno della famiglia, la povertà, la guerra, la malattia.

L’umile santità di Ulisse Amendolagine e Lelia Cossidente

La loro storia non è dissimile da quella di molti altri vissuti in quello stesso periodo storico, ma si connota di quell’odore di umile santità che ne ha informato tutto il percorso esistenziale.

Grazie

Don Andrea Santoro, ucciso a Trebisonda il 5 febbraio 2006, ha lasciato presso il Vicariato di Roma la testimonianza scritta di una grazia ricevuta nel 2002 da un giovane parrocchiano in fin di vita grazie alla richiesta di intercessione, rivolta loro con grande fede, degli Amendolagine.

Testimonianze

Presso la parrocchia romana di Sant’Andrea apostolo Vincenzo ed Emanuela animano un gruppo che si richiama alla spiritualità di mamma Lelia e papà Ulisse come vengono chiamati confidenzialmente in questo contesto i coniugi Amendolagine.

(…) Grazie a loro ci siamo sentiti meno fragili nella missione di sposi e genitori – racconta Emanuela – abbiamo visto la conversione del comportamento dei nostri figli, concordia e rappacificazione in varie situazioni difficili.

L’esempio della loro vita semplice ma profondamente cristiana conferma quanto più volte sottolineato da papa Francesco:

Essere santi non è un privilegio per pochi, ma una vocazione per tutti.   

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