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Bonaventura, primo biografo di Francesco 

SAINT BONAVENTURE

Public Domain

San Bonaventura da Bagnoregio.

Aliénor Goudet - pubblicato il 15/07/22

La vita di san Bonaventura da Bagnoregio (1217-1274), teologo, filosofo e dottore della Chiesa, s’intreccia con quella di san Francesco in maniera sorprendente. Fu incaricato di scrivere la prima biografia ufficiale del Poverello di Assisi, che tanto influenzò il mondo cristiano e il pensiero filosofico di Bonaventura.

Narbonne, 1260. Dopo diversi giorni di riunione col capitolo generale dei frati minori, Giovanni di Fidanza, in religione padre Bonaventura, girava e rigirava nella sua cella ruminando il progetto che il capitolo gli aveva affidato. Erano appena tre anni che lo avevano eletto superiore generale dell’ordine dei francescani. La sua più grande preoccupazione, da allora, era stata conservare l’unità dei frati, che già si trovavano diffusi in tutta Europa. 

L’espansione non doveva in alcun caso minare l’unità dell’azione secondo il carisma di Francesco d’Assisi, ed ecco che gli affidavano il compito di redigere la vita del loro santo patrono. Che onore! Anche se temeva di non essere all’altezza della consegna, Bonaventura non poteva trattenersi dal sorridere. Era pure l’occasione perfetta per ricordare a tutti i francescani d’Europa l’esempio di Francesco, in modo che questi potesse meglio guidarli nella vita quotidiana. 

Bisognava cominciare dall’inizio, e rapidamente Bonaventura fece chiamare il proprio segretario per preparare il viaggio ad Assisi. 

Miracolato da san Francesco? 

Bonaventura cominciò raccogliendo tutti i documenti possibili sulla vita di san Francesco: trascorse lunghe ore nel suo ufficio ad organizzare gli aneddoti e diverse testimonianze. 

Francesco ci apparirà infatti un vero servo di Dio, un suo araldo, un amico di Gesù, un modello degno di essere imitato e un oggetto di ammirazione per tutto il mondo, se vogliamo considerare in lui l’apice di gloriosa santità che lo ha manifestato in mezzo agli uomini quale imitatore perfetto della purità degli angeli, e l’ha reso degno di diventare esemplare dei discepoli più perfetti del Salvatore. 

Mentre redigeva questa introduzione, antichi ricordi riaffioravano allo spirito di Bonaventura. Nella sua più verde fanciullezza, quando non aveva che quattro anni, la malattia l’aveva colpito e condotto sulla soglia della morte. La sua cara e devota madre si era recata in chiesa per pregare san Francesco, canonizzato appena due anni prima. Aveva supplicato il nuovo santo di salvare suo figlio. E la sua preghiera fu esaudita. 

Che poteva accadere di più naturale che ritrovare il figlio, ricevuta la vocazione, tra i francescani? Si direbbe un cammino tracciato. Bonaventura si recò quindi ad Assisi per parlare con quanti avevano conosciuto Francesco. Ponendo attenzione anche ai più piccoli dettagli, egli ritrovò tutto il senso del carisma francescano. Si permise una certa libertà a livello cronologico per mettere in valore l’itinerario spirituale del patrono dell’ordine. 

Un francescano molto occupato 

Nel 1263, dopo tre anni di alacre lavoro, Bonaventura presentò al capitolo generale di Pisa la Legenda Maior. Immediatamente l’opera fu approvata e anzi imposta come la sola biografia ufficiale di san Francesco. 

Possa servire da guida ai nostri fratelli dispersi – pregò Bonaventura. 

Da qualche anno a quella parte, infatti, due interpretazioni del carisma di Francesco dividevano i frati. Si cercava di far evolvere l’ordine interessandosi alle attività intellettuali e pastorali, ma per alcuni la povertà estrema era il solo modo per seguire correttamente l’esempio del fondatore. Mantenere l’unità di 25mila frati richiedeva molta fermezza e diplomazia. 

Difendere gli ordini mendicanti era per lui missione tanto prioritaria che rifiutò l’episcopato di York, in Gran Bretagna, offertogli da papa Clemente IV. Alla morte di quest’ultimo, nel 1271, partecipò al conclave di Viterbo, e grazie ai suoi consigli fu eletto Gregorio X. 

Oltre a redigere opere spirituali, Bonaventura non trascurò gli impegni quotidiani. Si racconta che quando papa Gregorio X lo nominò cardinale vescovo di Albano, nel 1273, i legati pontifici lo trovarono in cucina a lavare i piatti. Per ordine del Papa, preparò il secondo concilio di Lione, del quale tuttavia non vide il compimento. 

Bonaventura si spense infatti nel bel mezzo del concilio, il 15 luglio 1274. Fu canonizzato nel 1482 da papa Sisto IV e nominato dottore della Chiesa da Sisto V nel 1587. Ha lasciato dietro di sé preziose opere spirituali che permettono di conseguire la pienezza della vita interiore. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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