Non è scontato che si risponda con fiducia alle chiamate di Dio nella vita di tutti i giorni. Questa preghiera, composta da sole sei parole, potrebbe tuttavia aiutarci nella misura in cui ci offre la chiave dell’abbandono.
A tre riprese il Signore aveva chiamato il piccolo Samuele, allora al servizio del sacerdote Eli, ma il ragazzo andava dal maestro. Ogni volta il ragazzo diceva “Eccomi” al sacerdote, senza comprendere che era Dio a chiamarlo. Alla fine fu il prete a dire al giovane:
Piccole parole che si rivelano sconvolgenti: Samuele si lascia svegliare più volte. Nel suo libro “Quand tu étais sous le figuier” [Quando eri sotto al fico, N.d.T.], il padre domenicano Adrien Candiard invita anche noi a lasciarci scuotere da Cristo:
Lasciarsi svegliare dal sonno
Questo passaggio dell’Antico Testamento ci insegna anche che l’uomo ha bisogno di uno diverso da sé stesso per riconoscere la voce di Dio. Un amico, una persona cara, un religioso o una religiosa sono tutte persone che aiutano il cristiano a discernere la sua chiamata, qualche che sia.
In ultimo, è in piena notte che Dio chiama Samuele al proprio servizio. Siamo tutti un po’ Samuele: ciascuno ha bisogno di essere svegliato dal sonno, in senso proprio come in senso figurato. Ciascuno può chiedersi da quale tipo di sogno abbia bisogno di essere svegliato per seguire Dio. Diciamo dunque a Dio, nelle nostre notti, queste sei parole: «Parla, Signore: il tuo servo ascolta».
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]