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La fede non è una performance, ma è relazione viva con lo Sposo

kobieta samotnie modli się w kościele

Josh Applegate | Unsplash | CC0

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 01/07/22

La nostra religione non si basa sull'esecuzione di pratiche, ci chiede di coltivare una “reale” relazione con Gesù.

Vangelo di sabato 2 luglio

Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.
Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore. Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si mette vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

(Matteo 9,14-17)

Finché sono gli scribi e i farisei a fare le pulci a Gesù possiamo sentirci al sicuro da quale parte stare perché erroneamente nella nostra testa ci siamo convinti che gli scribi e i farisei sono tutti brutti e cattivi.

Credere questo significa ignorare che molti discepoli di Gesù verranno proprio da queste fila e che un’idea superficiale pensare che ci sia una categoria di antipatici contro cui Gesù si scaglia. Il messaggio di Gesù colpisce una certa mentalità non una certa fila di persone. Ma nel Vangelo di oggi le cose si complicano perché le critiche a Gesù vengono mosse dai discepoli di Giovanni Battista:

Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?».

Importa poco dove si è tesserati, certi ragionamenti sono sempre sbagliati perché partono da un approccio distorto: Dio lo si gestisce con le nostre performance religiose. In questo modo ciò che scompare è proprio il rapporto personale con il Signore che è l’unico criterio di discernimento che ci permette di decidere cosa fare e cosa non fare:

E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.

La religione cristiana non si fonda su pratiche religiose, ma “sullo Sposo”, cioè sulla persona di Gesù Cristo. È Lui il criterio di discernimento su tutto. La domanda è se noi ci accontentiamo di pratiche religiose o abbiamo davvero un desiderio profondo di fondare la nostra vita sulla persona di Gesù Cristo. Per far questo bisogna imparare a pregare davvero, cioè a coltivare una “reale” relazione con Lui.

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