Siamo sul canale Youtube della Diocesi di Roma dove sono pubblicati alcuni brevi video che raccontano diverse storie di famiglie. I cortometraggi sono stati pensati e realizzati come video di accompagnamento alle catechesi e come tappa di avvicinamento al X Incontro Mondiale delle Famiglie.
Detta così, potrebbe sembrare una proposta poco invitante: tutt'altro. Io li ho trovati esplosivi e commoventi.
Altro che storytelling
Sono appassionata di storie, amo i podcast, seguo le voci narranti più affascinanti e i giornalisti tra i più bravi. Per esempio mi sono gustata tutti gli episodi di Buio, a cura del bravissimo Pablo Trincia. Storie di sopravvissuti, vicende terribili, di resistenza umana impensabile; sono resoconti avvincenti di esperienze estreme e di dolori acutissimi dai quali, comunque, queste persone sono uscite vive e segnate. Ma sono monche, inevitabilmente.
E' naturale che in una serie video prodotta per la Diocesi di Roma in preparazione all'incontro mondiale delle famiglie il tono sia diverso, da una serie crime, ma la differenza sostanziale consiste in un elemento inedito, impossibile da ricavare con semplici stratagemmi narrativi. E' qualcosa che può solo essere rintracciato e quindi mostrato.
Ogni famiglia, un'avventura
In tutte queste storie si trova una implacabile, dolcissima e pacata tendenza al bene, una corrente nella quale i protagonisti si immergono e dalla quale si lasciano portare, pieni di coraggio. Qui dentro, in queste famiglie normalissime, sotto il corso sonnolento di un fiume in pianura, scoprirete che scorre impetuoso un torrente carsico di acque limpidissime.
Ne ho guardati diversi: c'è per esempio Crescere nell'amore, che racconta la storia di Sara e Gianluca, due coniugi sposati da 10 anni con due figli naturali e una schiera pressoché infinita di bambini e ragazzi dei quali si sentono madre e padre.
La vera inclusività è questa
Offrendo servizio al centro diurno dell'oratorio della loro parrocchia al Villaggio Breda, non fanno altro che educarli, con l'esempio, con l'insegnamento, con il gioco, la correzione, la preghiera, la condivisione. Lasciano che le loro vite si mescolino a quella della loro famiglia naturale, permettono che ciò che sperimentano come coppia e come genitori ricada e si alimenti dell'amore che vivono per la propria comunità.
Vederli e ascoltarli innesca quasi irresistibile il desiderio di aprirsi, di impegnarsi e darsi da fare; o almeno di guardarsi intorno perché è anche qua, vicino a me, che si apre una sconfinata terra di missione.
Dal dolore a una gioia più grande
C'è un altro elemento comune dentro questa storia e quella che più di tutte mi ha colpito e che vorrei brevemente commentare, l'esperienza di un dolore e anche di un fallimento proprio sul fronte che più li definisce: entrambe le coppie che si raccontano hanno perso più di un figlio a causa di aborti spontanei ripetuti. E si intuisce, senza bisogno di sermoni, che da quella strana apertura che fa e ha fatto tanto male sono potuti passare più luce e più amore.
Entrare in famiglia
Il video che mi ha conquistato, ma davvero c'è l'imbarazzo della scelta, è quello che si intitola Accogliere l'amore, propedeutico alla quarta catechesi:
La prima voce che ci viene incontro è quella della figlia più grande, Alessia. Ha vent'anni e vive in zona Marconi e più spesso che può sta al campetto a giocare a basket con il papà e una delle sorelle. Alessia è una bellissima ragazza, bionda e sorridente. Inizia dichiarando che vuole farci entrare nella sua famiglia, speciale.
Tante voci
Questa, scoprirete lasciandovi condurre, è davvero la dinamica che contraddistingue questa famiglia e ha fatto fiorire tutti i suoi membri.
In un calmo susseguirsi di volti e voci scopriamo dalla mamma, che dopo le prime tre figlie, Alessia, Daniela e Sara, è andata incontro a ben quattro aborti spontanei, tutti causa di grande sofferenza, l'ultimo in maniera più intensa ma anche più profetica.
Neonati, piccoli profeti
E' avvenuto al sesto mese di gravidanza, la bimba è nata, è stata battezzata e poi anche sepolta. Francesca Romana, si chiama, ed è lei che sembra introdurre un'altra figlia speciale nella sua famiglia di cui continua a fare parte ma dal cielo.
Così racconta il papà e lo fa in un modo proprio maschile, intenso e senza fronzoli. Dice per la prima volta, confessa davanti alle telecamere, che quando ha preso in braccio Manuela (è lei la figlia che arriva a portare novità e persino un nuovo ordine nella famiglia) ha provato quello che aveva sentito prendendo in braccio quell'unica volta la piccola Francesca Romana. Facendolo gli è parso di percepire un mandato da quella figlia già arrivata nell'eternità:
Prima e dopo Manuela
C'è Sara che racconta di come tutto sia cambiato da quel giorno al McDonald e di come lei ormai legga la propria vita in prima di Manuela e dopo Manuela.
Manuela è la bimba che un bel giorno sono andati a prendere alla casa famiglia litigando per tutto il tragitto tra sorelle per decidere chi di loro avrebbe dovuto prenderla in braccio per prima.
La prima sarà la mamma. Il commento che riporta conferma ciò che mi è capitato di sentire altre volte da genitori adottivi o affidatari: nel momento esatto in cui la prende tra le braccia e incontra i suoi occhi sente la stessa emozione di quando in sala parto ha preso in braccio Alessia, Daniela e Sara, sperimentando la stessa maternità pura provata con loro.
Il posto migliore per ricevere una bella notizia
Il McDonald è il posto in cui le tre figlie naturali ricevono la notizia che sta per arrivare una nuova sorella e una bellissima scatola che conteneva tutte le cose che la piccola amava.
Imparano a conoscerla prima in foto e nelle parole anche comprensibilmente prudenti e preoccupate dei genitori: la accetteranno? ne soffriranno, soprattutto la più piccola? Sapranno accoglierla con i suoi problemi di disabilità?
Sì, no e sì. Queste le risposte senza tentennamenti delle bambine che però non sapevano ancora quanto avrebbero smisuratamente amato questa bambina piccolissima e vispa, quanto sarebbero state cambiate dalla sua fragilità e dalla sua bellezza; quanto avrebbero imparato da lei che è, dice il papà, "grande maestra di vita".
Davvero mi amate così tanto?
C'è anche la voce di Manuela, in questo coro familiare composto e a volte sguaiato (come nella scena finale che si chiude con lo sguardo eloquentissimo del papà!):
Si commuove e la sorella le chiede se non sapesse già prima di questo servizio che tutti loro la amavano tanto. Sì che lo sapeva, dice, ma sentirlo raccontare e vederli commuovere gliel'ha fatto proprio capire fino in fondo.
Storie che val la pena conoscere e imitare
Vedete? queste sono storie intere, dove c'è tutto: amore, dolori, prove, paura da affrontare, sfide da accettare, profezie da interpretare e cuori da allargare. Non sono storielle edificanti buone per un pomeriggio in parrocchia, sono epopee nascoste in un condominio, sono cronache di imprese eroiche che bisogna solo scoprire due pianerottoli più in là del proprio.
La mamma ne era certa: quella bimba avrebbe portato qualcosa di grande e di bello alla loro famiglia. Si sbagliava solo per la "portata" di questo mandato: sta portando bellezza al mondo intero.