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Esteban Arce: il giorno in cui il demonio gli ha parlato cambiandogli la vita per sempre

ESTEBAN ARCE

Nmas

Jesús V. Picón - pubblicato il 06/06/22

La fama ha portato il noto conduttore televisivo messicano sull'abisso della perdizione per eccessi, feste, ego e vanità

Esteban Arce è passato per il programma più famoso dell’epoca a Telehit e Televisa intitolato El Calabozo, basato su interviste e sulla derisione dei difetti altrui, una formula che in quegli anni aveva successo, e poi ai programmi televisivi Trapitos al sol e Cotorreando su Univisión, basati sui pettegolezzi relativi ai personaggi famosi.

Programmi nient’affatto edificanti, e che come dice lui stesso non lo aiutavano assolutamente a livello spirituale. Un giorno, però, per lui tutto è cambiato. Il giorno in cui il demonio stesso gli ha parlato. Per lui quell’incontro ha significato il ritorno definitivo e totale alla sua fede cattolica, a un cammino di coerenza con i valori che gli avevano instillato fin da quando era bambino.

Attualmente in Messico conduce il notiziario Matutino Express, chiamato oggi Expreso de la mañana e trasmesso da Foro Tv e da tutte le piattaforme digitali della forte Televisa. In questo programma, Esteban difende da anni il valore della vita dei bambini non nati e i valori della famiglia e del matrimonio, compiendo una missione che Dio gli ha affidato.

La sua voce si ascolta anche in ogni angolo del Messico tutti i giorni grazie alla catena radiofonica di Grupo Imagen.

Esteban Arce ha concesso un’intervista ad Aleteia narrando la sua vita e confessando come le preghiere della moglie e della sua famiglia lo abbiano riportato sulla via di Dio.

Esteban, qual è il tuo nome completo, dove sei nato e quali sono i talenti che Dio ti ha dato?

Sono Esteban Arce Herrera, sono nato a Città del Messico quasi 60 anni fa e sono il quarto di cinque fratelli. Sono stato educato nelle scuole dei Maristi dell’Instituto México, e come qualità posso dire di avere una grande immaginazione.

Come sei arrivato alla fama?

È una fama popolare, perché la televisione ti rende popolare, che tu lo voglia o no. Ho iniziato a fare televisione per caso, perché un amico d’infanzia, Alejandro González Iñárritu, oggi regista, lavorava in una stazione radiofonica, la W Radio.

Ho smesso di vederlo per un po’, e quando ci siamo incontrati di nuovo mi ha chiesto di aiutarlo per la promozione della stazione. Ho iniziato giocando, e quello che è cominciato come un gioco ha finito per diventare un modo di vivere. Poi sono entrato formalmente nella stazione, e col tempo è venuta la televisione a diffusione limitata e poi quella a diffusione aperta. Sono entrato con un compagno e ci è andata molto bene. Siamo stati in televisione sei anni, e da allora non ho più smesso.

Cos’ha significato per te El Calabozo, il programma televisivo tanto famoso negli anni Novanta?

Spiritualmente poco. Era un programma di puro intrattenimento, piuttosto bizzarro, ma molto divertente. Ai ragazzi piaceva molto perché c’era di tutto, dalla violenza a lacrime, risate e amore.

La chiave del successo di El Calabozo era il bullismo che si faceva?

Era un po’ di questo, ma soprattutto davi fastidio ma davano fastidio anche a te, e noi ne ridevamo. La gente amava il programma per questo, dare fastidio ed essere infastidita.

È un tipo negativo di umorismo?

In quel momento era quello che c’era. A volte era un po’ pesante, ma era una dinamica che non offendeva, perché di chiunque ridessimo, poi tornava sempre al programma. Oggi non è un programma raccomandabile, non è un contenuto che si vorrebbe far vedere ai propri figli, ma all’epoca i ragazzi messicani lo guardavano.

Com’è stato conoscere Jorge “El Burro” Van Rankin?

È molto caro, divertente, un personaggio singolare. Come amico è ottimo, non ho mai avuto problemi con lui. Continuiamo a vederci, non quanto vorremmo, perché ognuno ha preso la sua strada.

Com’era il tuo rapporto con Dio nella tappa di El Calabozo?

Sono sempre stato cattolico. Mia madre era catechista, la sua famiglia era di Lagos de Moreno e la Unión de San Antonio, Jalisco, entrambe zone di cristeros, la parte più cattolica del Messico. Dalla parte di mio padre sono Spagnoli di Burgos, anche qui la parte più cattolica della Spagna.

Avevo una formazione, ma a volte il cammino devia. Sono entrato in ambienti in cui mi sono perso, allontanato, e quando me ne sono reso conto ero ormai molto lontano da Dio.

Quando mia moglie ed io ci siamo sposati, purtroppo, abbiamo perso cinque figli prima della prima nascita, e questo ci ha colpiti moltissimo. Ero comunque un peccatore standard, di quelli che vano a Messa, Battesimi, Prime Comunioni e si sentono cattolici, ma in realtà ero molto lontano da tutto quello che implica il fatto di essere cattolico.

Con El Calabozo abbiamo ottenuto un’enorme popolarità in Messico, e per quattro anni siamo stati il programma di maggior successo alla radio e in televisione. Trasmettevamo nella stazione radiofonica di maggior successo del Messico, proponevamo figure come Michael Jackson e i Rolling Stones.

Quando ho iniziato ad allontanarmi da quell’ambiente sono iniziati anche i problemi spirituali e familiari, ma fortunatamente mia madre, mia nonna e mia moglie hanno pregato molto per me, e sono riuscito ad aprire gli occhi e a rendermi conto che non era quella la via giusta.

Ho dovuto fare un cambio di rotta. Ringrazio Dio perché non so cosa ne sarebbe stato di me. Fortunatamente, ora ho la cosa più preziosa, che è la mia famiglia, e sono un padre normale, con i suoi errori e le cose giuste, ma che cerca sempre Dio, la santità e arrivare a Lui, da dove vengo.

Si dice spesso che nell’industria dello spettacolo ci siano droghe, alcool e donne. Sei caduto in queste tentazioni?

Non sono mai stato un vizioso. Andavo alle feste, ma l’alcool e le droghe non facevano per me, e credo che questo sia parte della benedizione, del fatto che c’era qualcuno che pregava per me. Ho toccato il fondo quando ho iniziato a perdere il valore della famiglia e a mettere a rischio il mio matrimonio. Per fortuna sono riuscito a cambiare rotta. Grazie a Dio, cerco ogni giorno di essere un cattolico migliore e coerente con quello che penso e con quello in cui credo.

Esteban, come ti parla il demonio?

Il demonio ti parla con le droghe, con le donne, con l’alcool, e io ho visto tutto questo. Potevo cadere in qualsiasi momento e in qualunque ambiente: in un lavoro, alla televisione, nel mondo del calcio… ho visto di tutto. Ma Dio ha un cammino per te, e ti dice “Lì no”, e ti guida su un sentiero migliore.

Cosa significa per te Medjugorje?

Medjugorje è stato parte di un cambiamento, è stato il detonatore. Dio ci tocca in un certo modo, e io sono stato toccato mentre ero con mia moglie in pellegrinaggio a Medjugorje, dove sono accadute cose straordinarie. Ho visto episodi che mi hanno colpito davvero. Tutte quelle sensazioni ti trascendono, e mi hanno fatto capire che siamo in un luogo di passaggio. Per questo al ritorno ho cambiato totalmente il mio profilo e le mie aspettative. Continuavo ad essere lo stesso, ma ho usato le mie grazie e le mie benedizioni per un’altra cosa.

Il demonio ti ha parlato lì?

Sì. È stato in un’apparizione della Vergine. C’era anche una bambina affetta da possessione e che stava gridando. Cambiava voce, lingua, eravamo molto colpiti perché era una bambina molto piccola. Quando è passata vicino a noi ha continuato a parlare, si è avvicinata. Il resto del gruppo non ci ha fatto caso perché c’era l’apparizione, e lei ha continuato a insultare me e uno statunitense in inglese – era canadese – e poi ha cambiato e mi ha detto in spagnolo: “Che fai tu qui, Esteban?” La sua voce era quella di un uomo adulto, credo non fosse lei.

Cosa ti ha suscitato quel momento?

Un’impressione molto forte. Mi sono reso conto che il tema spirituale è ciò che c’è di più forte in questo progetto di vita, ma che ben poca gente lo valorizza. Se la gente gli desse il valore che ha davvero, non si farebbero neanche la metà delle cose che si fanno in questo mondo.

C’è un progetto satanico, e tu scegli il cammino da seguire. Per questo, tornando da Medjugorje, mi è risultato molto chiaro dove dovevo dirigere il GPS. E da lì ho cambiato il profilo del programma, ma non il mio stile, anche se mi sono messo nei guai perché ho iniziato a difendere la vita, la famiglia, e questo dà fastidio. Anche la popolarità si è invertita. Sono passato dall’essere adorabile ad essere disprezzabile, ma Dio mi ha dato la forza e l’intelligenza per saper gestire la situazione, e continuo a chiederlo ogni giorno per poter prendere questa croce.

Come puoi spiegare che in un’emittente forte come Televisa, con ideologie contrarie alla tua, come la promiscuità, si sia potuto mantenere il tuo programma?

La promiscuità non è la base dell’emittente. Ci sono produttori che fanno cose promiscue, ma ce ne sono anche di molto buoni come Miguel Ángel Herros, che è quello che ha realizzato più trasmissioni papali, cercando sempre le tematiche familiari. A volte, alcuni produttori credono che percoorrere quelle vie li renda più popolari. Nel mio caso, ho iniziato a cambiare il contenuto del programma e non mi hanno mai detto di non farlo. Tengo da 15 anni la Madonna di Guadalupe nello studio e non me l’hanno mai tolta.

Il satanismo e le orge in televisione sono un mito o una leggenda?

Devono esserci produzioni in cui ci sono, ma ci sono anche, ad esempio, telenovele che iniziano e finiscono con una Messa. La maggior parte delle telenovele di Televisa viene consacrata a Dio, anche se la tematica a volte si distorce.

Spesso mi dicono che questo ambiente è pieno di droghe, ma io in realtà non le vedo. Credo anche che l’ambiente lo fai tu. Ho saputo di produttori satanici, che fanno stregonerie, orge, ma non lo fanno anteponendo gli interessi dell’impresa.

C’è anche molta gente molto buona. Nei notiziari della Televisa, ad esempio, ci hanno permesso di avere un’immagine della Madonna di Guadalupe alla quale ogni giorno vengono messi fiori freschi.

Come hai affrontato la comunità LGBT?

Ho compagni di ogni tipo. Ho realizzato per sei anni un programma con un collega che si dichiara apertamente della comunità, e se viene interpellato al riguardo dice che non ha mai avuto un compagno migliore di me. È ebreo, cubano, gay e ogni Natale mi contatta e mi dice che sono l’unico amico che gli ha lasciato la televisione.

Quello che non tollero è che mi vengano a vendere ideologie di genere o provino a impormi o a farmi credere cose, e per questo sono stato attaccato. È come se mi mettessi con le mie idee e i miei progetti in un altro foro. Non lo farò e non me lo permetteranno. Nella misura in cui, con l’esempio e con i valori, proponi quello in cui credi e che credi sia di Dio, è quella la strada. Non è una questione di confronto, ma di esporre quello in cui si crede.

Come definisci la tua missione in questo mondo?

La mia missione è la comunicazione. Dio mi ha dato il dono di comunicare, di esprimermi e di trovare il modo di trasmettere il rispetto per la vita, per Lui, per la famiglia e tutti i valori che implica. Nel programma lo abbiamo fatto per 14 anni, perché il primo anno era diverso, ma questo non è avvenuto grazie a me, ma grazie a Dio che mi cura e mi mette al posto giusto. Ho colto questa missione e sono la persona più felice del mondo.

Cosa significa per te tua moglie Nieves?

È un fenomeno. È una donna dalla grande forza, che mi ha aiutato, mi ha formato, perché dicono che la seconda educazione la dà la moglie. Senza di lei non avrei potuto trasformare la mia vita. È straordinaria, ha molti valori, lavora ogni giorno per Dio ed è coerente con quello che fa. È sempre dietro di me, e mi sento protetto dalle sue preghiere.

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