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Come si cancella il rancore verso gli altri? Il card. Zuppi: c’è un “rimedio”

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Rai Yotube

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 03/06/22

Non è facile liberarsi dal rancore. E non è affatto automatico, perché sembra fare una violenza a sé e richiede molta fedeltà

C’è un solo modo per cancellare seriamente il rancore che nutriamo verso altre persone: è questo “rimedio” lo spiega il neo presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi nel libro Guarire le malattie del cuore (Edizioni San Paolo)

“Conserviamo con cura”

Il rancore, dice il card. Zuppi, è una delle malattie spirituali che, incredibilmente, noi stessi conserviamo con cura. In realtà acceca la nostra vista, tanto che non sappiamo vedere altro che il torto, a volte presunto, subìto.

L’onda lunga del male

Questa “malattia del cuore” è come l’onda lunga del male, la sua impronta in noi, che sommerge tutto e dalla quale riusciamo a liberarci con difficoltà. Crediamo che l’ingiustizia subìta giustifichi qualsiasi sentimento. Se non rimosso, il seme del male cresce comunque nel nostro cuore. 

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Il cardinale Zuppi nel libro “Guarire il cuore” dà consigli su come guarire le “malattie” interiori.

Senza conseguenze immediate 

Il rancore, aggiunge il presidente dei vescovi italiani, spesso si presenta senza conseguenze immediate, ci fa sentire buoni anche solo perché non odiamo, come quando diciamo: «Non ho niente contro di lui, ma non voglio vederlo o parlarci». «Ho solo tolto il saluto».

Non è facile liberarsene 

Non è facile liberarsi dal rancore, afferma il cardinale Zuppi. E non è affatto automatico, perché sembra fare una violenza a sé e richiede molta fedeltà. Il rancore si annida nelle insoddisfazioni del cuore e si ripresenta facilmente. Anche per questo dobbiamo perdonare senza riserve e senza subordinarlo al comportamento dell’offensore o al risarcimento. E perdonare non significa non cercare giustizia. 

Un esercizio che richiede “sforzo”

Anzi solo il perdono può aiutare davvero a trovare giustizia! Il rancore si annida nelle paure, in un senso d’ingiustizia subita ed anche nel banale attaccamento alle proprie convinzioni. Il perdono, proprio per questo, è un esercizio e richiede sforzo perché poco alla volta diventi facile quello che all’inizio sembra impossibile. Conviene perdonare! Solo il perdono ci affranca e libera anche noi dal male subito: è questa l’unico rimedio possibile per sconfiggere il rancore.

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La “ricetta” di Gesù

Settanta volte sette è la misura infinita di perdono indicata da Gesù, liberandoci da calcoli e limiti. Perdonare sempre lo possiamo fare solo per amore, perché solo l’amore non accetta misure e limiti. Come un padre, come una madre, che accolgono sempre il figlio. L’amo- re tutto copre, tutto crede, tutto sopporta. Tutto. Anche per questo Gesù si raccomanda di farlo «di cuore» (Mt 18,35).

Le cose da “evitare”

Il perdono, allora, sottolinea il nuovo presidente della Cei, non è mai una questione astratta, ma è sempre tanto legata a come noi viviamo tutta la nostra vita. Se non ascoltiamo Gesù, se non ci facciamo amare da lui e se non lo amiamo, se preghiamo poco, se viviamo in modo egocentrico, sarà senza dubbio più difficile scegliere il perdono e finiamo vittime-artefici del rancore. 

La “memoria saggia” del male

Il ricordo, invece, reso puro dal perdono, ci aiuterà ad avere una memoria saggia del male, subìto o provocato, a combatterlo con più efficacia, a saperlo riconoscere ma senza entrare nel labirinto pericoloso del rancore. Felici di un dono, conclude il cardinale Zuppi, sempre immeritato che più regaliamo agli altri più sapremo comprendere per noi.

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