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I nuovi cardinali delle Americhe, volti della Chiesa delle periferie 

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Riccardo De Luca - Update | Shutterstock

i.Media per Aleteia - pubblicato il 30/05/22

Contrappesi per episcopati votati al “culture war” oppure segnali di attenzione a terre dimenticate. I nuovi porporati americani di Francesco.

Gli Stati Uniti, il Paraguay e il Brasile sono rappresentati dai 16 cardinali elettori che saranno creati alla fine dell’estate, il 27 agosto. I nomi (alcuni dei quali inattesi), annunciati da papa Francesco il 29 maggio 2022, traducono un nuovo impulso verso l’attenzione ai poveri e il dialogo con la società, in un continente segnato da una forte polarizzazione politica che mette gli episcopati locali in difficoltà. 

Il vescovo di San Diego, contrappeso alla potenza dei conservatori americani 

Ancora una volta, il Papa ha fatto saltare i pronostici creando un nuovo cardinale per gli Stati Uniti, nella persona di mons. Robert Walter McElroy, vescovo di San Diego, in California. Nato nel 1954 a San Francisco e ordinato prete nel 1980 per la diocesi di San Francisco, è stato formato dai gesuiti (in particolare a Berkley e a Roma, in Gregoriana). Dopo diverse missioni in parrocchia e in seno alla curia diocesana, è stato promosso vescovo ausiliare di San Francisco nel 2010, poi vescovo di San Diego nel 2015. Ha un dottorato in Scienze politiche e, contrariamente a una parte dei suoi confratelli, si oppone in linea di principio al divieto di accesso alla comunione per i politici dem favorevoli alla legalizzazione dell’aborto. È altresì noto per essersi opposto frontalmente a Donald Trump, del quale aveva qualificato il progetto di muro anti-migranti alla frontiera messicana di «grottesco e inefficace». 

La sua creazione a cardinale può essere considerata un modo per controbilanciare l’influenza dei due pesi massimi dell’episcopato californiano, che incarnano una linea conservatrice fortemente rilanciata nei media: l’arcivescovo di San Francisco, mons. Salvatore Cordileone, e soprattutto l’arcivescovo di Los Angeles, mons. José Gomez, membro dell’Opus Dei, che esercita la presidenza della Conferenza Episcopale e che si sarebbe potuto aspettare di diventare cardinale egli stesso, se fosse prevalsa la logica istituzionale. 

Questa creazione cardinalizia va messa in relazione con gli avvertimenti del Papa, durante la sua visita del 2015 negli USA, contro il ripiego dei cattolici in una “guerra culturale” contro il resto della società. Tendenza notevolmente accentuata da certe nomine episcopali intervenute durante il mandato dell’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, Carlo Maria Viganò, che dopo aver lasciato il proprio ufficio è entrato in contrasto aperto con l’attuale pontificato. 

Il primo cardinale del Paraguay 

Mons. Adalberto Martínez Flores, appena qualche mese dopo la nomina come arcivescovo di Asunción, il 17 febbraio 2022, diventerà il primo cardinale della storia del Paraguay, un paese incastonato fra il Brasile, l’Argentina e la Bolivia, e che nel 2015 aveva ricevuto una visita di papa Francesco. Nato nella capitale paraguaiana nel 1951, ha studiato economia a Washington negli anni 1970, poi è stato ordinato prete nel 1985, per la diocesi di Saint Thomas, nelle Isole Vergini americane, per l’imposizione delle mani di Sean O’Malley, il futuro cardinale e attuale arcivescovo di Boston. 

Nel 1994 l’allora padre Adalberto Martínez Flores è tornato nella sua diocesi natale, Asunción, dove Giovanni Paolo II lo avrebbe nominato vescovo ausiliare nel 1997. La sua lunga esperienza episcopale in Paraguay lo avrebbe portato a dirigere diverse diocesi in successione: vescovo di San Lorenzo nel 2000, poi trasferito nel 2007 a San Pedro (in questa diocesi rurale ha seguito Fernando Lugo, vescovo dimesso dallo stato clericale che l’anno dopo sarebbe divenuto Presidente della Repubblica). Nel 2018 sarebbe diventato vescovo di Villarrica del Espíritu Santo, ufficio che il lui si cumulava con l’ordinariato militare e con la presidenza della Conferenza Episcopale. Dopo il suo recente trasferimento nella diocesi di Asunción, la sua creazione cardinalizia è dunque parsa come un nuovo segno di attenzione alle periferie da parte del Papa venuto dall’Argentina, Paese le cui relazioni col Paraguay furono spesso bellicose. 

Mons. Leonardo Steiner, un cardinale per l’Amazzonia 

Mons. Leonardo Ulrich Steiner sarà il primo cardinale a dirigere l’arcidiocesi di Manaus, nello Stato dell’Amazzonia, a nord-ovest del Brasile. Esperto in filosofia e figura importante della regione amazzonica, questo 71enne è nato il 6 novembre 1950 a Forquilhinha, nello Stato meridionale di Santa Caterina. Entrato nell’ordine dei Frati Minori nel 1972, è stato ordinato prete nel 1978. Nel 1995, si è trasferito a Roma per studiare filosofia e teologia nella Pontificia Università di Sant’Antonio, della quale è stato segretario generale tra il 1999 e il 2003. Di ritorno in Brasile poco dopo, ha continuato a insegnare filosofia fino al 2005, quando è stato nominato vescovo della prelatura di Sao Felix do Araguaia, nel nord-est del Brasile. 

Nel 2011, mons. Steiner è diventato vescovo ausiliare di Brasilia e segretario generale della Conferenza dei Vescovi del Brasile (CNBB). Ha occupato questa funzione fino al 2019, dopo essere stato rieletto per un secondo mandato nel 2015. Nel 2020 è diventato arcivescovo di Manaus, la città più popolata della regione amazzonica, che costituisce un importante punto di connessione con la foresta amazzonica. Nell’aprile 2022 è stato nominato poi presidente della Commissione Episcopale Speciale per l’Amazzonia, succedendo al cardinale Claudio Hummes. La sua integrazione del Sacro Collegio si iscrive dunque in continuità con il Sinodo sull’Amazzonia organizzato nel 2019 in Vaticano, per assicurare a questa complessa regione una visibilità nei dibattiti ecclesiali che verranno. 

Il giovane arcivescovo di Brasilia, figura di una Chiesa dinamica in Brasile 

Seguendo le tracce del suo predecessore, mons. Paulo Cezar Costa continuerà a dirigere anche da cardinale l’arcidiocesi di Brasilia, capitale del Brasile situata nel centro-ovest del Paese. Nato il 20 luglio 1967 a Valença, nel nord-est del Brasile, questo 54enne sarà il secondo membro del Collegio Cardinalizio, quanto a giovinezza, dopo il missionario italiano in Mongolia Giorgio Marengo, che ha 47 anni e che insieme con lui è stato nominato. Ordinato nel 1992 nella sua diocesi di Origine, mons. Costa ha studiato filosofia e teologia, ottenendo la licenza e il dottorato presso la Pontificia Università Gregoriana nel 2001. Dal 2007 al 2010 ha diretto il dipartimento di teologia della Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro e, dal 2006 al 2010, è stato direttore dell’Istituto di Filosofia e di Teologia “Paolo VI” a Nova Iguaçu. 

Ordinato vescovo ausiliare di Rio de Janeiro nel 2010, è stato in vista per l’accoglienza di milioni di pellegrini nella città brasiliana nel 2013, durante le prime GMG di papa Francesco. È successivamente diventato vescovo di São Carlos nel 2016, succedendo allora a un vescovo dimesso dalla carica per guida in stato di ebbrezza. È diventato poi arcivescovo della capitale federale, Brasilia, nel 2020, dopo il trasferimento del cardinale Sergio da Rocha a Salvador de Bahia. 

Con queste due creazioni, il Brasile arriva a contare sei cardinali elettori, un segnale importante inviato da papa Francesco per sostenere una conferenza episcopale che si trova a fare i conti con una società polarizzata dalle conseguenze drammatiche della pandemia da Covid19 e dalla controversa presidenza di Jair Bolsonaro. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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