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“Sono innanzitutto madre e moglie, poi un medico che non si limiterà a curare i sintomi”

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Fotografija je last Ane Mavrič.

Nataša Kogej - pubblicato il 24/05/22

Non siamo molto disposti a lottare per quello che riteniamo corretto e a dirlo. Aspettiamo sempre un'altra persona, ma alla fine questa non è lì

Quello di Ana Mavrič era un nome sconosciuto fino a poco tempo fa, ma la giovane dottoressa, che ha appena iniziato la specializzazione in Medicina interna dopo aver completato la parte iniziale della sua specializzazione in salute pubblica, si è coinvolta attivamente negli sforzi per un ambiente migliore e più sano. Cresciuta in un ambiente che subisce ancora le conseguenze dell’esposizione all’amianto, lavora per la regolamentazione e il controllo dell’incenerimento dei rifiuti.

Come madre di due bambini piccoli, dev’essere ingegnosa e organizzata per trovare tempo per tutto. Spera che un giorno i suoi figli trovino nei suoi sforzi un modello da seguire e un cammino per la vita. La nostra conversazione è iniziata ancor prima che ponessi la prima domanda.

Non ci rendiamo conto dell’importanza di avere buona acqua potabile, un buon terreno, buon cibo e buona aria, né che una volta distrutto l’ambiente è virtualmente impossibile riportarlo al suo stato originario. Ciò che accade all’ambiente si ripercuote sulla salute delle persone da qui a dieci o vent’anni, o sulla salute delle generazioni future. I problemi ambientali coinvolgeranno, anche se si cerca di rifuggirli – è solo una questione di tempo. E i medici non possono affrontare tutto questo da soli, né sono chiamati a farlo.

Pensa che le persone lavorino abbastanza per il bene comune, nel loro ambiente o per altre persone?

Le persone hanno molta paura del cambiamento. Abbiamo paura di esporci, temiamo i problemi. Abbiamo paura di entrare non solo in conflitto, ma anche in comunicazione, di scambiare opinioni, di ascoltarci a vicenda. Molte persone non vogliono neanche pensare che magari il cambiamento è positivo. Tolleriamo quindi piccole menzogne o cose che non ci piacciono, a patto che non superino il limite dell’accettabile.

L’unico modo di cambiare le cose, però, è parlare ad alta voce. Non si tratta di dividerci in pro e contro, ma di lavorare insieme per migliorare. In caso contrario stiamo solo discutendo, e il capitale segue il proprio cammino. Spesso è questione di trovare un equilibrio non tra gli interessi degli affari e la salute, ma tra l’interesse privato e il bene pubblico. E questo equilibrio è stato piuttosto turbato. Il denaro è diventato un valore importante, e molte persone sono tacitamente d’accordo quando qualcuno “lo riceve”. Anziché condannare questo comportamento lo applaudiamo. Ma ormai non c’è più spazio per quello che è positivo per gli esseri umani.

Abbiamo paura delle conseguenze?

È vero, si potrebbe essere attaccati per il fatto di parlare apertamente, o si resta senza tempo, perché in genere è un lavoro volontario, o a volte non siamo nemmeno soddisfatti perché non riusciamo mai a fare tutto. Le persone, però, si concentrano troppo sui propri interessi a breve termine e ignorano il quadro generale.

Entrambi possiamo avere in mente lo stesso obiettivo, e tuttavia uno di noi si espone e l’altro no, e se abbiamo fortuna entrambi alla fine beneficeremo nello stesso modo. Ad esempio, ho sacrificato buona parte del mio tempo, non sono stata con la mia famiglia o con i miei amici, ho perso molte ore di sonno. Non siamo disposti a lottare per quello che crediamo sia corretto e a dirlo. Aspettiamo sempre un’altra persona, ma alla fine questa non è lì. Esisti solo tu. È chiaro che non si può essere attivi in tutti i settori, ma dove si sente che qualcosa chiama e che si può offrire un contributo.

Di recente ha avuto molta visibilità negli sforzi per regolare l’incenerimento dei rifiuti. Da dove le è venuto questo coraggio?

Attraverso i miei studi medici ho imparato molte cose sui collegamenti e gli impatti sulla salute, e anche su cosa potrebbe essere migliorato. Sono cresciuta a 200 metri da una fabbrica di cemento, e ho sperimentato in prima persona cosa siano le malattie ambientali. Per persone di altre origini è qualcosa di astratto, ma è un’esperienza diversa quando si vede una persona soffocare per l’esposizione all’amianto, quando si vede cosa significa per una famiglia quando il padre muore, cosa vuol dire per una scuola in cui ci sono molti bambini senza padre, dove finiscono quei bambini…

L’atteggiamento cambia quando si vedono non solo i numeri, ma anche i volti. Ed è questo che mi è accaduto. Quando ero incinta per la seconda volta, non potevo più scrivere rapporti all’Istituto di Oncologia senza iniziare a chiedermi cosa aveva portato alla malattia.

Non solo è importante se si vive, ma anche perché e come si muore. Non mi sembra corretto che il guadagno rubi la vita delle persone e le immerga in difficoltà superflue. Ovviamente ci saranno sempre bambini nati con difetti alla nascita, ma se sappiamo che qualche forma di inquinamento sta provocando il problema, perché non alleviare le conseguenze? Soprattutto se sappiamo come farlo e che l’ostacolo principale è il lucro individuale…

L’incenerimento dei rifiuti è un esempio di attività di questo tipo. La ricerca mostra che le sostanze tossiche nei gas di combustione aumentano il rischio di certi tipi di cancro, malattie congenite dell’infanzia, malattie respiratorie nella popolazione circostante… Possiamo ridurre il potenziale delle conseguenze bruciando il minimo possibile, utilizzando sistemi moderni per pulire le emissioni, costruendo inceneritori in ambienti in cui gli inquinanti non agiscono in modo prolungato, esigendo il rispetto di norme moderne e disponendo di controlli efficaci.

La Slovenia sta per adottare un nuovo regolamento sull’incenerimento dei rifiuti municipali che presenta una serie di gravi carenze sulle quali noi medici richiamiamo l’attenzione. Comprendiamo che chi lavora nei ministeri e nei negozi non conosca tutti gli aspetti sanitari, per questo è essenziale che ci ascoltino.

Dove traccia la linea tra il tempo per la famiglia, il lavoro e gli sforzi ambientali?

Ad essere onesta è difficile. Lo è stato all’inizio, perché ho iniziato a farlo all’ottavo mese di gravidanza. Quando è nato mio figlio, non sapevo come equilibrare tutto, ma poi, con l’aiuto di mio marito, ho imparato. Sono grata per il suo aiuto, per il fatto che mi capisca e siamo davvero una squadra. Ora ho imparato a separare le cose, a lavorare sodo in questi sforzi e ad approfittare al massimo del tempo, e poi torno a casa e faccio la mamma. Ma bisogna essere organizzati e avere delle risorse.

Pensa che anche i suoi bambini avranno un’esperienza speciale attraverso tutto questo?

Sono certa che i bambini lo sentano, ma spero che un giorno lo capiscano. Anche mio padre a volte era assente, se non fisicamente mentalmente, a causa dei suoi ideali elevati. Ora lo comprendo. Penso che sia positivo per i bambini vedere che si fa davvero quello che si dice. Voglio che siano capaci di difendere quello in cui credono. Essere in grado di lottare come adulti per le cose che sono importanti per loro. Non voglio che siano apatici.

Ha imparato qualcosa su di sé o sulla società grazie a questa esperienza?

Sono grata per questa esperienza perché ho imparato molte cose, e mi ha collegata a grandi persone che credono nelle stesse cose e le apprezzo davvero. Ci sono molte persone che ci sostengono. Mi ha anche legato a mio marito e alla mia famiglia. Sono innanzitutto madre e moglie, poi un medico che non si limiterà a curare i sintomi le conseguenze, ma si chiederà anche perché si verifica la malattia.

La sera mi metto a letto e mi dico: “Ho fatto quello che potevo”. È questo che mi muove. Non ho fatto tutto, ma ho fatto tutto quello che potevo. Mi sembra che ci sentiamo impotenti quando si tratta di questioni ambientali, quando in realtà siamo gli unici che possono fare la differenza. Se usciamo dalla nostra zona di comfort, ci educhiamo, cambiamo le piccole abitudini della nostra vita e ci colleghiamo gli uni agli altri, forse la Terra sarà un rifugio sicuro per i nostri figli e nipoti.

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