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Come dovrebbe essere la Chiesa?

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 21/05/22

Sogno una Chiesa giovane, rinnovata, profonda, radicale, umile, fedele, allegra, semplice, vera, apostolica, innamorata

Mi piace la Chiesa che contemplo a Pasqua. Una Chiesa giovane, coraggiosa, audace. Ne parla la Bibbia:

“In quei giorni, Paolo e Bàrnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni». Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto”.

Bisogna superare le difficoltà. Bisogna vivere dando la vita. Senza paura, con il cuore allegro e fiducioso. Con quella fede in cui bisogna perseverare.

Quando le cose non vanno come speravo, comprendo che devo rimanere legato alla vita, a quello che accade nel mio cuore. Voglio che la mia fede aumenti.

La forza: da dove viene e chi ce la toglie

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Quella Chiesa innamorata mi commuove. Non teme di perdere la vita. Non è una Chiesa comoda, sicura, adagiata su se stessa. Non ha nemmeno potere, è perseguitata.

Il potere, il benessere e l’adulazione degli uomini mi indeboliscono. La persecuzione, l’ingiustizia, la povertà e l’impotenza mi spingono a non vacillare.

Quando mi sono adagiato e non ho bisogno di cercare altro, perdo la forza.

Una Chiesa che vive con la paura di perdere tutti i suoi benefici e i suoi poteri è una Chiesa che si vende ai ricchi che la possono mantenere nel luogo in cui si trova.

E io mi sento spesso parte di quella Chiesa stabilita che non ha bisogno di nient’altro. Non cerca nient’altro. Non si inquieta davanti alle ingiustizie, perché le vede lontane.

E allora non ha più bisogno di credere in un cielo nuovo e in una terra nuova.

Senza passione

WOMAN , MORNING, TIRED

Perché desidero un cielo nuovo e una terra nuova quando non si realizzano i miei desideri nella terra che abito ora. Quando non mi dà pace vivere in questo periodo convulso pieno di ingiustizie.

Quando sto bene con quello che possiedo non ho bisogno di nulla di nuovo. Il vecchio mi basta. Mi sono abituato alle cose di sempre.

Ho potere sufficiente, ottengo ciò che desidero e so di poter raggiungere quello che più mi aggrada. Non ci sono barriere, non ci sono ostacoli.

Mi dà dispiacere appartenere a una Chiesa che ha perso la sua passione missionaria. Si è adagiata e vive sperando che arrivino i fedeli per rinfacciare loro debolezza, freddezza d’animo e poca fede.

La Chiesa sul buon cammino

STICNA MLADIH

Vorrei credere e incarnare una Chiesa in uscita che va incontro all’uomo perduto che non ha fede.

Una Chiesa in continuo movimento senza pericolo di insediarsi. E una Chiesa eroica che conosce il valore della rinuncia e il donarsi per amore.

Una Chiesa povera perché ha bisogno di poco per vivere. Perché non trova la felicità in tutti i beni terreni.

Una Chiesa allegra che vive della fede e non teme per la propria vita perché l’ha già offerta per sempre.

Mi commuove questa Chiesa giovane sempre aperta al cambiamento e alla novità.

Non resta attaccata al passato, alle norme di sempre, alle cose come si sono sempre fatte. Non è rigida, crede nei cambiamenti, è flessibile.

Credo in quella Chiesa che aspira a vivere la santità del quotidiano. E per questo mi invita a prendermi cura del mio mondo interiore, della mia fede in quel Dio che cammina con me per la vita.

Quella Chiesa che non condanna gli uomini, non vive dettando norme ed esigendo che vengano rispettate.

Rispettare il comandamento principale: amare

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Sa che il comandamento principale è quello dell’amore perché ha conosciuto il cuore misericordioso di Dio e capisce che è l’unico modo di vivere:

“Il Signore è buono e misericordioso, lento all’ira e grande nell’amore”.

Credo in quella Chiesa che vuole incarnare il cuore misericordioso di Dio perché lo trovino coloro che cercano nei cammini quel Dio pieno di bontà.

Io sono Chiesa

So che sono o una porta di ingresso, aperta al cuore di Dio, o una porta che si chiude e impedisce l’accesso ai più bisognosi.

I miei atteggiamenti, le mie parole o i miei silenzi aprono o chiudono la porta della Chiesa. Sono io che blocco o facilito, che rispondo o rifiuto. Sono io ad essere accessibile o lontano.

Io sono il volto di Cristo in questa Chiesa di oggi in cui la gente non arriva al suono della campana.

Coerenza

Ora la mia Chiesa è in uscita verso colui che ha perso la fede o si sente condannato da chi incarna il volto di Dio nella Sua Chiesa.

Vedo che spesso non rendo le cose facili agli altri. Esigo, chiedo. E voglio che portino pesi che non sono disposto a portare.

Chiedo comportamenti impeccabili che io non assumo, e parlo di bellezza ma non sono bello. Di un amore misericordioso che non esercito.

Spiego loro l’importanza del dialogo che io non pratico, e racconto loro com’è quel perdono che io stesso non sono capace di offrire, quando lo nego a mio fratello.

È facile predicare, è semplice, basta rifarsi a quello che dice Gesù, pronunciare parole, gridarle.

Ma poi la cosa complicata è essere fedeli a quello che si predica. Voler essere all’altezza di quello che si sogna e si dice.

Riconoscere le debolezze e tornare a porre come una luce davanti ai miei occhi gli ideali che possono cambiarmi la vita.

Parlare è semplice quando nessuno riesce a vedere se sono coerente o meno con quello che ho detto.

Parlo di perseverare nella fede quando io stesso desisto dalle mie convinzioni quando quello in cui speravo non sembra possibile.

Parlo di essere umile e il mio orgoglio mi gioca brutti tiri esigendo che io sia al di sopra di mio fratello.

Dico che quello che Dio vuole è che sia docile, ma mi costa accettare qualsiasi esigenza, e non sono disposto ad accettare le suppliche di chi ha di meno.

Sogno una Chiesa giovane, rinnovata, profonda, radicale, umile, fedele, allegra, semplice, vera, apostolica, innamorata.

Una Chiesa di questo tipo è quella che desidero di più. Che possa essere fedele all’invito che Dio mi rivolge a donare la vita per Lui, ogni giorno.

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