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Cosa insegna la Chiesa sulla diffamazione?

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Elena Dijour | Shutterstock

Philip Kosloski - pubblicato il 13/05/22

La diffamazione è un peccato grave, che va contro i comandamenti di Dio

La Chiesa cattolica difende gli insegnamenti di Gesù, sottolineando la dignità della persona umana. Il Catechismo della Chiesa Cattolica tratta della diffamazione come di un’infrazione dell’ottavo comandamento:

“I discepoli di Cristo hanno rivestito « l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera » (Ef 4,24). « Deposta la menzogna » (Ef 4,25), essi devono respingere «ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza » (1 Pt 2,1).

Falsa testimonianza e spergiuro. Un’affermazione contraria alla verità, quando è fatta pubblicamente, riveste una gravità particolare. Fatta davanti ad un tribunale, diventa una falsa testimonianza. 369 Quando la si fa sotto giuramento, è uno spergiuro. Simili modi di comportarsi contribuiscono sia alla condanna di un innocente sia alla assoluzione di un colpevole, oppure ad aggravare la pena in cui è incorso l’accusato. 370 Compromettono gravemente l’esercizio della giustizia e l’equità della sentenza pronunciata dai giudici”.

CCC, 2475-2476

Offese contro la persona umana

Il Catechismo elenca ancora degli atteggiamenti che offendono l’altro e ledono la sua reputazione:

“ Il rispetto della reputazione delle persone rende illecito ogni atteggiamento ed ogni parola che possano causare un ingiusto danno. Si rende colpevole:

— di giudizio temerario colui che, anche solo tacitamente, ammette come vera, senza sufficiente fondamento, una colpa morale nel prossimo;

— di maldicenza colui che, senza un motivo oggettivamente valido, rivela i difetti e le mancanze altrui a persone che li ignorano; 

— di calunnia colui che, con affermazioni contrarie alla verità, nuoce alla reputazione degli altri e dà occasione a giudizi erronei sul loro conto”.

CCC 2477

Come osserva il Catechismo, “le informazioni private dannose per altri, anche se non sono state confidate sotto il sigillo del segreto, non devono essere divulgate senza un motivo grave e proporzionato”.

Non bisogno dunque sottolineare pubblicamente le mancanze di un’altra persona. Gesù stesso ci ha chiesto di risolvere certe questioni in modo privato, prima di andare in tribunale:

“Se tuo fratello ha peccato contro di te, va’ e convincilo fra te e lui solo. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello; ma, se non ti ascolta, prendi con te ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. Se rifiuta d’ascoltarli, dillo alla chiesa; e, se rifiuta d’ascoltare anche la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano”.

(Matteo 18, 15-17)

La diffamazione è quindi un peccato grave, che va contro i comandamenti di Dio, ma il modo migliore per risolvere questo conflitto è sempre in privato, lontano dagli occhi di tutti.

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