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ESCLUSIVO Andrea Bocelli ad Aleteia: Fatima è una grande parabola sull’amore

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FATIMA

@Fatimalapelicula

Daniel R. Esparza - Miriam Diez Bosch - pubblicato il 12/05/22

Il celebre musicista e tenore partecipa alla produzione “Fatima”, che uscirà domani su Amazon Prime

Domani uscità in Spagna, attraverso Amazon Prime, l’atteso film Fatima, storia di un miracolo, diretto da Mario Pontecorvo e con, tra gli altri, l’attrice brasiliana Sônia Braga e lo statunitense Harvey Keitel. L’uscita del film è stata piena di difficoltà per via della pandemia di Covid-19.

Andrea Bocelli, celebre cantante e musicista, è uno dei collaboratori del film. La sua Gratia Plena fa parte della colonna sonora, ma come spiega in questa intervista concessa ad Aleteia, Fatima e la devozione alla Madonna fanno parte della sua anima.

Non è facile che Bocelli conceda un’intervista a un mezzo di comunicazione. Per questo, le dichiarazioni concesse ad Aleteia in occasione dell’uscita del film sono un’opportunità preziosa per affacciarci alla fede e alla spiritualità di uno dei grandi artisti lirici della nostra epoca.

Cosa le ha dato a livello umano e spirituale la partecipazione artistica al film “Fatima”?

È stata un’esperienza molto intensa, nonostante il mio apporto sia stato modesto. Ma sono felice che la mia voce abbia contribuito alla colonna sonora di un progetto cinematografico così importante.

Credo sia prezioso e sempre attuale divulgare la storia delle apparizioni di Fatima: è una vicenda che non possiamo decifrare con la razionalità, ma di cui – a qualunque latitudine – possiamo intendere la genuinità e la dolcezza.

È un episodio edificante per tutti e mi ha sempre colpito ed emozionato, proprio per il messaggio d’amore potente che porta con sé, riassumendo quei valori cristiani sui quali ho basato la mia esistenza.

Quali sono le origini e l’intensità della sua devozione a Maria?

Ho sempre trovato luminosa, poetica, commuovente, questa presenza femminile che intercede per noi.

Ricordo che, già nel corso dell’infanzia, restavo incantato dalla religiosità genuina di certi brani sacri, come ad esempio “Mira il tuo popolo”, che venivano intonati nel corso delle processioni, in occasione delle festività mariane.

Crescendo e consolidando la mia fede, Maria è diventata una presenza essenziale e costante nel mio quotidiano. Mi piace pensarla come la versione celeste della nostra mamma terrena, consolatrice e mediatrice. Maria è la luce che illumina il percorso obbligato per arrivare al Padre.

Cos’ha provato quando l’hanno invitata a Fatima nel maggio 2018 a cantare durante le celebrazioni del centenario? Era la sua prima visita a Fatima?

Da bambino ebbi l’opportunità di andare a Lourdes. Adulto, ho frequentato in diverse occasioni ulteriori luoghi benedetti da un’energia mistica speciale, dal Santuario brasiliano di Aparecida a San Pietro a Roma, dalla Basilica di Assisi al Santuario di Medjugorje…

Mentre, quando fui invitato nel 2018 a dare il mio contributo alle celebrazioni per il centenario delle apparizioni, come cantante oltre che come fedele, in effetti era per me la prima volta a Fatima. Sono rimasto colpito favorevolmente da questa oasi di preghiera e di pace, da questa fucina di spiritualità, ponte tra l’umano e il divino. 

In che modo e attraverso quali esempi ha ricevuto il dono della Fede?

Ho avuto la grande fortuna di crescere in una famiglia unita, che mi ha educato ai valori cristiani, soprattutto attraverso l’esempio. Dai miei genitori ho assorbito il significato dell’onestà, della coerenza, del rispetto, dell’amore per i nostri simili e per la natura.

Poi, nella prima giovinezza, ho vissuto un periodo ingenuamente ribelle, in cui non mi curavo del trascendente, definendomi addirittura agnostico.

Ma ben presto alcuni interrogativi esistenziali si sono fatti sentire, proprio perché senza la fede è difficile dare un senso alla vita.

Mi sono reso conto che, alla base di ogni nostra scelta, si è di fronte ad un crocevia che porta verso opposte direzioni (l’una va verso il bene, l’altra verso il male). Concepire una vita ritenendo che sia il caso a sovrintenderla, è poco conveniente ma anche illogico.

Al primo, fondamentale bivio, credere o non credere, ho scelto la via che mi appariva più logica, quella che la mia intelligenza individuava come percorso senza alternative.

Oggi la fede è il mio faro personale, la mia forza, è un elemento basilare della mia esistenza, un dono inestimabile. Perché chi ha fede migliora la propria vita e il mondo. Avere fede significa credere nella forza della bontà.

Cosa significano per lei la storia e il messaggio di Francesco, Giacinta e Lucia? Cosa crede che possano insegnare nel mondo di oggi?

È un messaggio forte, ci mostra quanta bellezza sia insita nel bene. Quella dei tre pastorelli è una grande parabola sull’amore.

Credo che possa restituire speranza in tanti cuori, sia tra coloro che non hanno il dono della fede, sia tra i credenti, che possono essere stimolati a coltivare l’emozione e la gioia della fede con più slancio, abbandonando quella tiepidità che non fa certo bene all’anima.  

Come viene accolta la sua testimonianza di fede nel mondo dell’intrattenimento?

Nonostante tutti gli ambiti non siano esenti da zone d’ombra, credo che la mia testimonianza di fede sia generalmente ben accolta.

Penso che ogni artista svolga una funzione di grande importanza all’interno della società. La musica è un linguaggio universale che ha forza e capacità di incidere sulla coscienza, contribuendo a renderci migliori.

Grazie a quest’arte è più facile comprendere che non siamo soli, che non siamo qui per caso. Anche grazie alla musica (e alla preghiera), la nostra anima si libera dalla presenza rumorosa dell’ego e ci mostra la bellezza, la pienezza della vita.

La musica è una luce che aiuta a trovare la strada, per acquisire consapevolezza della gioia che l’essere in vita sottende, coscienti del dono e del privilegio e della responsabilità che ci è stata assegnata.

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