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Spiritualità
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Quando tornerò in vita…

SUNRISE

Jacob_09 | Shutterstock

padre Carlos Padilla - pubblicato il 05/05/22

Ecco com'è (spiritualmente) una persona risuscitata

Vorrei cambiare. Essere più bambino, più libero, più innocente. Se potessi scegliere, sceglierei di non avere mai amarezza. Di non serbare rancore. Di non diffidare. Non far caso ai commenti della gente.

Sceglierei la verità prima dell’apparenza. Dire la verità, non sempre, solo quando non fa danno. Essere onesto con me stesso.

Per questo scelgo il presente, di non tornare mai al passato e di non soffermarmi a pensare a ciò che non ho fatto, non ho detto, non ho deciso.

Scelgo il futuro che Dio mi dona, né più né meno. Opto per ciò che è positivo, metto da parte le offese, il danno provocato, la ferita che sanguina. Opto per la vita che mi dà gioia.

Qualcosa di nuovo

Voglio tornare a quell’innocenza che ho perso un giorno, quando mi hanno fatto del male. L’innocenza di pensare che i genitori siano eterni, che siano Dio nella mia anima.

L’innocenza di credere che ci siano sogni che un giorno saranno verità e molti altri magari no, ma mi ha reso felice sognarli.

Decido di vivere il momento presente come il mio maggior regalo. Guardo con misericordia. A che serve guardare in altro modo?

Se dovessi risuscitare alla vita, scelgo di farlo con uno sguardo ampio, grande, buono. Scelgo il sorriso come moneta.

E di non schivare mai lo sforzo, le grandi cose della vita vanno precedute da molto lavoro, non vengono gratis, senza dedizione non accade niente. Scelgo il sacrificio e la rinuncia quando sono un bene per la mia vita, per quella degli altri.

Non voglio che nessuno mi ami perché costretto. Non pretendo di andare bene a tutti.

Risuscito

Se risuscito, voglio farlo con un cuore libero. Senza paura di quello che pensano gli altri. Le loro opinioni non sono così importanti.

Voglio tornare ad essere puro. Nessun pensiero sbagliato mi faccia ammalare, mi leghi o mi schiavizzi.

Morte alla morte che mi inaridisce dentro. Scelgo i sorrisi che provocano rughe. E il pianto che lava il mio volto dai suoi ornamenti. Scelgo le ferite che ho subìto perché sono quel che sono per via di ciò che ho vissuto.

Non mi importa rinascere, uscire dal sepolcro, risuscitare alla vita, se è per seminare speranza.

Verso la felicità

Nessuno si aspetti che le cose siano come le ha pensate. Non è questa la via che porta la felicità.

Essere felici non è mai uno stato, è un cammino, un far sì che la vita sia più facile per chi mi circonda, più felice.

Sorrido, e questo basta per risvegliare il seme che porta un albero con l’ombra. Scelgo l’abbraccio, mai la violenza.

Scelgo le mani che si stringono, non i silenzi che fanno danno. Scelgo la pazienza piuttosto che la fretta, i nervi e le grida.

E il vento che accarezza piuttosto che le tempeste che distruggono. Scelgo il mare con le onde e il lago mite con le rive bagnate.

Scelgo il fuoco che riscalda, non quello che brucia le mie ansie. Scelgo il primo amore che mi fa credere nell’impossibile. E l’amore maturato che torna a sognare il cielo.

Scelgo la pace delle mani che si sostengono senza fare rumore, senza chiedere nulla. Scelgo la vita che fiorisce anche se non piove, senza sapere da dove viene l’acqua.

Saranno fiumi nascosti sotto la terra secca. Scelgo la mitezza anche se mi costa mantenere la calma.

Opto per il bene, metto da parte ciò che fa male o danneggia.

Consegnandomi

Dico nuovamente di sì a quello che Dio vuole senza temere di commettere nuovi errori. So che la vita si sostiene nella donazione, e che quello che non si consuma non vale la pena di essere vissuto.

Contemplo le fotografie del mio passato, rendendo grazie per ciò che ho vissuto. E sogno tutto quello che ho ancora da vivere, da amare, da servire, da donare.

Non ho paura di dire “Ti voglio bene”. Non temo il compromesso in cui si gioca la vita, in cui il seme muore.

E so che le parole più importanti sono quelle che si pronunciano. E accetto quelle che si tacciono. Le trascina via l’oblio. E questo fa male.

Non smetto di stare lì quando hanno bisogno di me. La rinuncia costa, e il cielo si copre di stelle.

Tutto ciò che ho dato, tutto quello a cui rinuncio, quello per cui muoio, perché sbocci la vita.

Tacere è un’opzione quando non ho parole che meritano di essere dette. E parlare vale la pena solo se con questo costruisco case e getto ponti.

Il perdono è la prima cosa che dirò quando tornerò in vita. Il risentimento mi fa tanto male. Il rancore pone fine alla mia vita.

La misericordia è il grido di Dio quando cala il silenzio, e la risposta al mio amore fragile e debole è sempre il Suo abbraccio sostenuto nel tempo.

Scelgo la vita che dura per sempre. E scelgo di amare finché fa male.

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