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Papa Francesco: «Voglio incontrare Putin a Mosca»

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Antoine Mekary | ALETEIA

Lucandrea Massaro - pubblicato il 03/05/22

Intervista esclusiva del pontefice al Corriere della Sera dove parla della guerra e degli sforzi vaticani per la pace

E’ il direttore del Corriere della Sera in persona Luciano Fontana che incontra il Papa a Santa Marta per un colloquio in cui – superato il tema della salute del pontefice – il centro è la guerra in Ucraina, i rapporti tra Roma e Mosca e la questione della “Terza guerra mondiale a pezzi”, un tema antico di Francesco.

La guerra russa e la ricerca della pace

Il Papa forse già oggi subirà un piccolo intervento al ginocchio, una infiltrazione, per lenire il dolore che gli impedisce di alzarsi e stare in piedi. “Da tempo sto così, non riesco a camminare. Una volta i papi andavano con la sedia gestatoria. Ci vuole anche un po’ di dolore, di umiliazione…” dice Francesco, ma non è di questo che vuole parlare, ad angustiarlo c’è la situazione in Europa:

Il Pontefice mette in fila tutti i tentativi e ripete più volte che è pronto ad andare a Mosca. «Il primo giorno di guerra ho chiamato il presidente ucraino Zelensky al telefono — dice papa Francesco — Putin invece non l’ho chiamato. L’avevo sentito a dicembre per il mio compleanno ma questa volta no, non ho chiamato. Ho voluto fare un gesto chiaro che tutto il mondo vedesse e per questo sono andato dall’ambasciatore russo. Ho chiesto che mi spiegassero, gli ho detto “per favore fermatevi”. Poi ho chiesto al cardinale Parolin, dopo venti giorni di guerra, di fare arrivare a Putin il messaggio che io ero disposto ad andare a Mosca. Certo, era necessario che il leader del Cremlino concedesse qualche finestrina. Non abbiamo ancora avuto risposta e stiamo ancora insistendo, anche se temo che Putin non possa e voglia fare questo incontro in questo momento. Ma tanta brutalità come si fa a non fermarla? Venticinque anni fa con il Ruanda abbiamo vissuto la stessa cosa»

(Corriere)

Per il Papa purtroppo Putin non si fermerà tanto presto, anche se – riferisce – che secondo Orban (che ha incontrato pochi giorni fa), la Russia intenderebbe fermarsi entro il 9 maggio, storica data in cui si celebra la Vittoria durante la Seconda Guerra Mondiale, o almeno si spera sia così:

«[…] Orbán, quando l’ho incontrato mi ha detto che i russi hanno un piano, che il 9 maggio finirà tutto. Spero che sia così, così si capirebbe anche la celerità dell’escalation di questi giorni. Perché adesso non è solo il Donbass, è la Crimea, è Odessa, è togliere all’Ucraina il porto del Mar Nero, è tutto. Io sono pessimista, ma dobbiamo fare ogni gesto possibile perché la guerra si fermi»

(ibidem)

La terza guerra mondiale a pezzi

Per il Papa la corsa al riarmo di per sé è un problema, ricorda al suo interlocutore che la Guerra Civile Spagnola anticipò la Seconda Guerra Mondiale e lì vi vennero provate molte armi che poi sarebbero state impiegate in altri conflitti. E’ il tema della guerra mondiale a pezzi, il pontefice ricorda tutti i conflitti in Africa, Medio Oriente (Siria e Yemen in particolare) e quello in Ucraina è “solo” il capitolo europeo di una guerra generale che si fa per interessi internazionali e non locali. «In Ucraina sono stati gli altri a creare il conflitto. L’unica cosa che si imputa agli ucraini è che avevano reagito nel Donbass, ma parliamo di dieci anni fa. Quell’argomento è vecchio».  Come anche la questione della NATO, per il Papa l’allargamento può aver fatto da detonatore, ma forse non è causa: «Un’ira che non so dire se sia stata provocata — si interroga —, ma facilitata forse sì».

I rapporti con Kirill…

 Francesco riferisce i contenuti di un colloquio avuto col Patriarca di Mosca, Kirill a cui ha ricordato qual è il ruolo della Chiesa in questi frangenti: «[…] Fratello, noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù. Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio. Per questo dobbiamo cercare vie di pace, far cessare il fuoco delle armi». E ancora «Il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin. Io avevo un incontro fissato con lui a Gerusalemme il 14 giugno. Sarebbe stato il nostro secondo faccia a faccia, niente a che vedere con la guerra. Ma adesso anche lui è d’accordo: fermiamoci, potrebbe essere un segnale ambiguo»

…e quelli con Roma

Il Papa ha tempo anche per una digressione su Roma e la politica italiana. Secondo lui il Governo Draghi sta facendo bene e svela un rapporto diretto tra lui e il premier allevato dai Gesuiti, Mario, «[…] Il rapporto con Mario Draghi è buono, è molto buono. Già in passato, quando era alla Banca centrale europea, gli ho chiesto consiglio. È una persona diretta e semplice. Ho ammirato Giorgio Napolitano, che è un grande, e ora ammiro moltissimo Sergio Mattarella». Nel suo elenco di “grandi vecchi” della Repubblica italiana, il Papa ha una parola anche per la storica esponente radicale «Rispetto tanto Emma Bonino: non condivido le sue idee ma conosce l’Africa meglio di tutti. Di fronte a questa donna dico, chapeau». Alla politica italiana invece raccomanda serietà e capacità di gestire i successi del momento che spesso diventano effimeri.

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