Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo già CEO di Tesla e di SpaceX, ha acquisito Twitter. Il noto social network, dopo qualche incertezza, ha accettato la sua proposta e ha ufficializzato l’accordo con il magnate per 54,20 dollari per azione in una transazione del valore di circa 44 miliardi di dollari. Gli azionisti riceveranno un’offerta pubblica di acquisto nelle prossime settimane e, se la maggioranza accetterà, l’accordo sarà concluso.
Il primo obiettivo: una piattaforma realmente libera
“La libertà di parola è alla base del funzionamento di una democrazia e Twitter è una città digitale, la piazza in cui si dibattono le questioni vitali per il futuro dell’umanità. Voglio anche rendere Twitter migliore e arricchirlo con nuove funzionalità, rendendo gli algoritmi open source, aumentandone la fiducia, sconfiggendo i bot spam e autenticando tutte le persone. Twitter ha un enorme potenziale e non vedo l’ora di collaborare con l’azienda e la comunità di utenti per sbloccarlo.” Ecco come Musk, con un suo tweet, ha commentato l’acquisizione del social network.
L’imprenditore sudafricano ha ribadito che nelle sue intenzioni c’è la volontà di trasformare Twitter in una piattaforma realmente libera, nella quale vige la visione più assoluta del concetto di libertà di parola. Questo perché, sempre secondo Musk, Twitter è una vera e propria piazza digitale nella quale tutti possono esprimersi e nessuno dovrebbe essere sottoposto a censura da parte di pseudo controllori, i quali dovrebbero svolgere semplicemente il compito di evitare che il dibattito venga inquinato da bot e account fasulli.
Verifica dell’identità, la prima modifica
A differenza di Facebook e delle altre piattaforme che impongono agli utenti di usare il proprio “nome reale”, Twitter permette di utilizzare pseudonimi, cosa che con Musk potrebbe però cambiare. Presto, inoltre, Musk sarà in grado di accedere a tutti i dati degli utenti di Twitter, compresi gli indirizzi ip e il contenuto dei messaggi diretti (dm). Dal momento in cui non sono protetti dalla crittografia end-to-end, i dm su Twitter possono essere accessibili da chiunque controlli la piattaforma. I sostenitori della tecnologia sottolineano da tempo come la crittografia end-to-end, oltre a schermare i dati da occhi indiscreti, dia anche potere agli utenti sul lungo periodo, indipendentemente da chi sia il proprietario del servizio.
Tuttavia, quando parla di “autenticare tutti gli esseri umani”, è possibile che Musk si riferisca a un piano per ridurre gli spambot facendo inserire agli utenti dei captcha prima di pubblicare un tweet, per dimostrare di non essere un bot. Anche se rimane da capirne la fattibilità, secondo i sostenitori della privacy e della sicurezza in teoria un sistema simile potrebbe effettivamente essere utile. Nell’ipotesi peggiore, Musk potrebbe essere intenzionato a mettere Twitter nella condizione di raccogliere informazioni su ogni utente per confermare internamente che si tratti di una persona fisica o, peggio ancora, far sì che sia possibile avere un account Twitter solo usando la propria identità legale.
Personalmente, però, anche analizzando i rischi, la ritengo una decisione geniale, perché suppongo che lo farà attraverso la blockchain, inserendo quindi Twitter nella stessa blockchain. A quel punto tutto quello che noi scriviamo sarà certificato, attraverso la richiesta di alcuni documenti, e nel momento in cui noi andremo a esprimere la nostra opinione lo faremo su un account verificato. Cosa succederà agli account non verificati? Perderanno di valore e alla lunga nessuno vorrà più interagirci. Questa manovra sarà molto conveniente per le aziende, perché ad oggi la maggior parte delle imprese hanno a che fare con chatbot e profili falsi che le minacciano ovunque, mentre se su Twitter ci saranno profili verificati, sarà possibile capire quante persone hanno, per esempio, effettivamente visionato una certa pubblicità invece che un’altra.
Monopolio e libertà di scelta
Le critiche all’acquisto sono numerose, principalmente per la paura di un conflitto di interessi o per un supposto monopolio che potrebbe limitare la nostra libertà di scelta. Ma le cose non stanno affatto così, anzi. Forse non tutti lo hanno chiaro in testa, ma oggi siamo soggetti al monopolio di un “enorme blob” come Meta, che ingloba Facebook, Instagram, Whatsapp e una serie di altre piccole società come Oculus Rift (tutte società che gravitano sotto Mark Zuckerberg), e al polo costituito da Linkedin con a capo Bill Gates. Stop. Quale scelta plurima crediamo di avere? Siamo sottomessi al solito algoritmo e al solito punto di vista di uno/due imprenditori, quindi un nuovo punto di vista è non solo auspicabile ma necessario.
Quale danno può arrecare l'avvento di un nuovo social che dichiara di darci la libertà di parola? È veramente dannoso per la collettività usare uno strumento in cui l’identità sarà certificata? Da quando è diventata dannosa la concorrenza?