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Cerimonia del “Fuoco” al Santo Sepolcro: veleni tra ortodossi ed ebrei

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Thomas Coex | AFP

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 23/04/22

E' scontro sull’evento che precede la Pasqua ortodossa. Vi partecipano decine di migliaia di fedeli. Ma quest'anno non sarà possibile

Non c’è pace per il Santo Sepolcro: tradizionalmente il giorno prima della Pasqua ortodossa (quest’anno il 24 aprile) il luogo dove è stato sepolto Cristo prima della Risurrezione, si affolla durante la cerimonia del “Fuoco Santo”. Che quest’anno ha creato un vero e proprio incidente diplomatico tra gli stessi ortodossi e gli ebrei. 

Cosa è il “Fuoco santo”

La cerimonia, che si terrà sabato 23 aprile, precede la veglia pasquale dei cristiani ortodossi e simboleggia la luce miracolosa della risurrezione di Cristo. Secondo la tradizione, il fuoco appare spontaneamente, senza strumenti né mano umana, nello stesso luogo e alla stessa ora del Sabato santo. Accende una candela, portata spenta alla tomba di Cristo. Il fuoco viene poi trasmesso di candela in candela dai pellegrini che accorrono in numero che può provocare resse (decine di migliaia) (Agensir, 22 aprile). 

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AFP PHOTO/GALI TIBBON / AFP PHOTO / GALI TIBBON

Un freno alla libertà di culto?

Le autorità israeliane inizialmente avevano autorizzato solo mille presenze al rito; mercoledì 20 aprile il numero è stato portato a quattromila, dopo che il caso è finito davanti alla Corte suprema di Israele, scrive Terrasanta.net. Puntando sul tema della libertà di culto le istituzioni cristiane speravano nell’annullamento di queste quote, decise unilateralmente dalla Polizia israeliana che voleva evitare movimenti di folla che potevano causare incidenti mortali. 

Lo Stato ebraico “coinvolto negli affari cristiani”

La sentenza stabilisce che la polizia ha il diritto di chiudere la basilica del Santo Sepolcro una volta raggiunte le quattromila persone presenti. E che tutti i posti di blocco israeliani saranno mantenuti all’interno della città vecchia di Gerusalemme. La decisione finale suscita preoccupazione perché, secondo gli ortodossi, il “numero chiuso” non è altro che un escamotage per limitare la partecipazione ai riti cristiani.

«Lo Stato ora è coinvolto negli affari cristiani. Ciò costituisce un precedente legale e potrebbe conferire ai tribunali israeliani un’autorità che prima non esisteva sulla basilica del Santo Sepolcro». ha affermato un membro del Patriarcato greco-ortodosso, secondo quanto riportato su Terrasanta.net.  

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