In un articolo che verrà pubblicato prossimamente su El Observador de la Actualidad (www.elobservadorenlinea.com), il vescovo emerito di Querétaro (Messico), Mario De Gasperín, ricorda che l'Apocalisse è stata oggetto di innumerevoli interpretazioni, molte delle quali assurde e opposte, che suscitano sconcerto per il loro linguaggio vivo, immaginativo e simbolico.
“Questo splendido libro – scrive De Gasperín – è stato utilizzato soprattutto per infondere paura. Ne hanno abusato sia interpreti e romanzieri immaginativi e tendenziosi che imprese cinematografiche per mercati dal debole intelletto”.
Il vescovo emerito di Querétaro sottolinea che la Chiesa non ha paura di questo libro finale della Rivelazione di Gesù, originale, splendido e consolatore. “Lo utilizza soprattutto nella liturgia, e in modo speciale nel tempo gioioso della Pasqua”. Dalla sua prospettiva, l'Apocalisse è il libro dei vincitori, e quindi dei trionfatori e dei felici.
Le beatitudini dei vincitori nell'Apocalisse
Prima beatitudine: “Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino!” (1, 3).
Seconda beatitudine: “Beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, essi si riposano dalle loro fatiche perché le loro opere li seguono” (14, 13).
Terza beatitudine: “Beato chi veglia e custodisce le sue vesti perché non cammini nudo e non si veda la sua vergogna” (16, 15).
Quarta beatitudine: “'Beati quelli che sono invitati alla cena delle nozze dell'Agnello'. Poi aggiunse: 'Queste sono le parole veritiere di Dio'” (19, 9).
Quinta beatitudine: “Beato e santo è colui che partecipa alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la morte seconda, ma saranno sacerdoti di Dio e di Cristo e regneranno con lui quei mille anni” (20, 6).
Sesta beatitudine: “Beato chi custodisce le parole della profezia di questo libro” (22, 7).
Settima beatitudine: “Beati quelli che lavano le loro vesti per aver diritto all'albero della vita e per entrare per le porte della città!” (22, 14).
Annotazioni al margine
Il vescovo De Gasperín sottolinea nel suo articolo che “Beato” nella Bibbia indica il massimo onore e la massima felicità che l'uomo può raggiungere. Significa partecipare alla Vita Beata di Dio. La massima realizzazione dell'essere umano.
“Si tratta di leggere questo libro, di ascoltare, compiere opere, vegliare, partecipare, gioire, e attenzione, chi parla è Gesù. A Pasqua ascoltiamo, come Maria Maddalena, la voce del Risorto che ci chiama per nome”, conclude il presule messicano.