«Basta con la privatizzazione della morte»: qualche tempo fa l'arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha criticato pratiche che stanno prendendo sempre più piede, come la dispersione delle ceneri del defunto o la custodia in casa dell'urna cineraria.
Nosiglia aveva richiamato i fedeli ad evitare queste pratiche «troppo individualistiche», ammonendo contro la «privatizzazione e la commercializzazione della morte, del lutto» (La Repubblica).
"Cimitero luogo di memoria e comunione"
Il vescovo di Torino sottolineava ancora che «la cultura che ci circonda tenta di privatizzare la morte ed esalta tipologie e pratiche funerarie come la dispersione delle ceneri e la custodia dell'urna in casa o in luoghi privati, disdegnando il cimitero come luogo privilegiato della sepoltura. Luogo della memoria e della comunione dei vivi non solo con i propri defunti. Il cimitero è un luogo di comunione e di comunità. La morte non si può privatizzare» (Ansa).
Un argine contro le richieste di dispersione
Per il presule la morte è anche una rottura: «La si deve accettare, non si può tenere il proprio caro in casa, come una cosa che continua ad appartenerti». Le richieste di dispersioni nel Roseto del cimitero Monumentale di Torino sono significative. Circa 600 all'anno su un totale di 4 mila cremazioni. E bisogna aggiungere quattrocento richieste di affido a casa e dispersioni fuori dal camposanto (Il Sussidiario.net).
Chiesa e cremazione
Va precisato che la Chiesa Cattolica non vieta la cremazione. Oggi la norma, richiamata nel Codice di Diritto Canonico (1176) si esprime così: "La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti; tuttavia non proibisce la cremazione a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana".
Il documento del 1963
Già dal 1963 con l'emanazione dell'Istruzione "De cadaverum crematione: Piam et constantem" la Chiesa aveva legittimato la cremazione, pur non approvandola come forma di seppellimento dei cadaveri.
La concessione delle esequie
Nel 1969, con il decreto “Ordo Exsequiarum”, della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, aveva stabilito che "a coloro che avessero scelto la cremazione del loro cadavere si può concedere il rito delle esequie cristiane, a meno che la loro scelta non risulti dettata da motivazioni contrarie alla dottrina cristiana". Anche il Catechismo della Chiesa cattolica (2301) la prevede «se non mette in questione la fede nella risurrezione dei corpi».
Un rito ambiguo
Tuttavia, scriveva il teologo don Antonio Sciortino su Famiglia Cristiana, «la cremazione non è priva di ambiguità, non meno di qualsiasi altro tipo di funerale dove sovente la “religione civile” e la vanità prendono il sopravvento sulla fede. Infatti, a partire dalla legge 130 del 2001, che non solo permette la conservazione delle ceneri nelle case private, ma anche la loro dispersione in spazi legalmente stabiliti, l’incinerazione rischia di trasformarsi in una “moda” che finisce per banalizzare il grande mistero della morte».
"Imbarazzanti" le ceneri a casa
La conservazione delle ceneri del defunto fra le mura domestiche, aggiungeva Sciortino, «privatizza una memoria che, soprattutto per i cristiani, è eloquente e pubblico richiamo alla precarietà di questa vita e al mistero dell’aldilà. Non possiamo poi nasconderci che questa “presenza” nelle case private potrebbe, con il tempo, diventare imbarazzante per gli eredi».
La dispersione delle ceneri, pertanto «non ha di per sé nulla di anticristiano, ma sorge il dubbio che oggi tale prassi, nel nostro particolare contesto culturale, esprima una vaga religiosità new age, naturalistica, cioè in un dio cosmico e impersonale. Per questo essa è fortemente sconsigliata».
L’ultimo documento ufficiale della Chiesa
Nel 2016, con Papa Francesco, la Chiesa ha ribadito il sì alla cremazione. Ma la sepoltura è la pratica preferibile e non è concessa la conservazione dell’urna in casa o la dispersione delle ceneri del defunto nella terra, in acqua o nell’aria. E' stata vietata anche la conversione delle ceneri “in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti”. Il Vaticano lo ha stabilito con la diffusione del documento “Ad Resurgendum cum Christo” redatto dalla Congregazione per la dottrina della Fede, approvato dal Papa.
Inoltre, “nel caso che il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana, si devono negare le esequie”.