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Non siamo migliori di chi condannò Gesù, ma possiamo ravvederci

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don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 08/04/22

Lasciamo che il Vangelo della settimana santa sveli le nostre incoerenze, per smettere di giustificare il male che facciamo.

Vangelo di sabato 9 aprile

Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto.  Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione». Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera». Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: «Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?».

(Giovanni 11,45-56)

Quando il risentimento si mescola alla paura allora la combinazione diventa mortale. È questo il tema del vangelo di oggi:

Che facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione. 

La decisione di uccidere Gesù nasce da questa serpeggiante paura mescolata al risentimento. È un po’ come se il vangelo volesse dirci che quando viviamo male qualcosa facciamo in modo tale da vedere tutto male e da giustificare anche scelte malvagie che possiamo prendere proprio a partire da questo. Se qualcuno ci è antipatico vediamo sempre male tutto ciò che lo riguarda, e se possiamo arrivare a fargli del male troviamo sempre una valida giustificazione per autoassolverci. Questo è stato vero per la vicenda di Gesù ma continua a essere vero anche nelle nostre piccole o grandi esperienze quotidiane.

La cosa che dovrebbe farci riflettere è che tutto questo lo biasimiamo quando lo incontriamo nel vangelo, ma quando invece lo proponiamo nella nostra vita allora non abbiamo nessun problema a giustificarci e a comportarci nello stesso modo. A poche ore dalla settimana santa dovremmo lasciare che il Vangelo faccia luce sulle nostre incoerenze e ci indichi più chiaramente che noi non siamo migliori di quelli che condannarono Gesù. Ma siamo sempre in tempo a ravvederci e ad agire di conseguenza.

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