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Cadaveri con segni di torture: il prete di Bucha è testimone dei crimini

Zabity mieszkaniec Buczy

SERGEI SUPINSKY/AFP/East News

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 08/04/22

Dietro la chiesa di Sant’Andrea nella città ucraina, c’è un giardino dove ogni giorno la gente viene a pregare. Accanto sono state scavate fosse comuni

A Bucha c’è una chiesa che ospita i corpi dei cittadini che sono stati massacrati e torturati dai militari dell’esercito russo: un prete è il testimone diretto di questo via vai di decine di cadaveri dalla sua chiesa. Vengono trasferiti lì per essere poi seppelliti nelle fosse comuni realizzate dietro la chiesa, accanto ad un giardino dove la gente di Bucha si ferma a pregare. 

Masowy grób, Bucza
Alcune fosse comuni a Bucha in cui sono stati ritrovati cadaveri torturati. Da qui i cadaveri vengono spostati nelle chiese delle città ucraina per l’ultima benedizione.

“Finora ne ho contati 68”

Se qualcuno avesse ancora dubbi sui crimini compiuta dai russi nella città ucraina, salita agli onori delle cronache mondiali, Andryi Galavin, prete della chiesa ortodossa di Sant’Andrea, è pronto a schiarirli. Il sacerdote testimonia che «dal 10 marzo arrivano decine di corpi a tutte le ore ogni giorno. Finora ne ho contati 68 – dice -: donne, uomini, bambini, molti non identificabili per i colpi inferti ai loro corpi martoriati» (Ansa, 4 aprile).

Le fosse comuni dietro la chiesa

Le fosse comuni alle spalle della cappella ora sono solo una parvenza decente e un modo per nascondere l’inspiegabile. Anche a se stessi. Lidia, anziana lavoratrice nel vicino laboratorio di ceramiche, piange la morte di due ragazzini: «Li hanno uccisi soltanto perché sedevano vicino al rifugio», dice all’Ansa.

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Una donna ha seppellito il cadavere di suo figlio nel giardino di casa a Bucha.

La preghiera in giardino

Alla vista di chiunque venga da fuori, invitano ad entrare e pregare nel giardino, dove molti hanno scavato la fossa per il parente ucciso, preso una vanga e messo una croce. Tamara ha seppellito il fratello, ma non è morto col piombo dei miliziani, aveva il cancro e non ha potuto più uscire per andare a prendere le medicine. 

“Disumano”

Andreij ha sistemato la bara in giardino ancora vuota e sta aspettando che qualcuno lo aiuti a mettere il cadavere della zia dentro, che giace ancora sul divano. Parlando con chi ha vissuto tutto questo, nei racconti c’è una parola che torna sempre, pronunciata con voce sottile: “neliudi”, dicono, “disumano” (Ansa, 4 aprile).

Il paragone con i nazisti 

Il vescovo greco-cattolico di Kiev, mons. Sviatoslav Shevchuck, sui crimini di Bucha,ha detto che «l’Europa ha visto immagini simili solo dopo la liberazione delle sue città e dei suoi villaggi dai nazisti. Oggi lo sta vivendo l’Ucraina, ed è estremamente importante che il mondo intero le veda e ne senta parlare». 

«È straziante – ha proseguito mons. Shevchuck – il fatto stesso di vedere l’esercito russo che cerca di portare la proprietà saccheggiata fuori dall’Ucraina. La proprietà di queste vittime innocenti che loro hanno voluto cancellare dalla faccia della terra». 

La camera di tortura

L’esercito ucraino ha trovato a Bucha una camera di tortura usata dai soldati russi con i cadaveri di cinque civili piegati in avanti e con le mani legate dietro la schiena. La notizia è riportata dall’agenzia Unian. La truppe russe avrebbero utilizzato il seminterrato di un sanatorio locale per bambini chiamato “Radiant” (Il Sole 24 Ore, 7 aprile).

Genocidio e negazionismo

Le immagini di decine di cadaveri nelle fosse comuni o sparpagliati per le strade intorno alle capitale ucraina dopo il ritiro russo scioccano il mondo occidentale. Per Kiev è genocidio, mentre Mosca nega, affermando che si tratta di una provocazione degli ucraini per bloccare i negoziati o come dice il ministro degli esteri, Lavrov «una messinscena dell’Occidente e dell’Ucraina sui social network».  

Le intercettazioni dei militari

Alcune intercettazioni dei servizi segreti tedeschi dimostrerebbero i crimini efferati commessi dai russi a Bucha. È stato il magazine der Spiegel a riferire in esclusiva che nei contatti registrati dagli agenti si discute degli omicidi dei civili, avvenuti nel massacro poi immortalato dalle immagini che hanno sconvolto il mondo, e inasprito la reazione occidentale contro la Russia.

L’uomo in bici e i militari ucraini 

E tra i dialoghi via radio tra i militari, intercettati dagli agenti del BND, c’è quello di un soldato che dice a un commilitone che lui e i suoi colleghi hanno sparato all’uomo in bici. In un’altra intercettazione viene invece indicato il metodo da seguire con i militari ucraini: prima si interrogano i soldati, poi si spara (Ansa, 7 aprile).

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