Mass, l'esordio alla regia del giovane attore Fran Kranz, è uno splendido film ambientato completamente nelle strutture di una chiesa. Girata con un budget piuttosto basso ma con grandi propositi, esce preceduto dalle ripercussioni dei vari premi e delle nominations che ha ricevuto (anche se è stato ingiustamente dimenticato agli Oscar e ai Golden Globe), tra cui il Premio della Gioventù a San Sebastián. Come afferma il regista, è un film che trasuda spiritualità.
Con quattro attori principali e tre secondari che appaiono solo all'inizio e alla fine, Mass riferisce l'incontro di due coppie in una chiesa episcopale (“un luogo di grande guarigione”, come dice un personaggio). All'inizio vediamo una donna e un ragazzo che preparano la sala in cui avrà luogo l'incontro, scelta dal reverendo perché permette una maggiore privacy: mettono il tavolo, le sedie, gli aperitivi e le bevande.
Presto appare la prima coppia, formata da Jay (Jason Isaacs) e Gail (Martha Plimpton). In loro si notano la tragedia, il dolore, l'afflizione... si muovono con la tristezza di chi ha perso quasi tutto. Poi entrano Richard (Reed Birney) e Linda (Ann Dowd), più anziani e che sembrano separati o distanti. Sul loro volto si percepiscono colpa, discredito, disagio nel vedersi davanti l'altra coppia.
A poco a poco conosciamo i dettagli. Il regista dosa le informazioni per creare suspense. Veniamo a sapere che c'è stato un massacro in una scuola (a mio avviso, il titolo gioca su una doppia interpretazione: “Mass” si può tradurre come “Messa”, ma al contempo si può riferire alla “massa” di “omicidio di massa”). Il figlio di Jay e Gail è morto in quella tragedia, quello di Richard e Linda è stato l'assassino, uno studente armato che si è suicidato dopo la strage. Dopo aver affrontato processi, lettere e insulti, entrambe le coppie vogliono voltare pagina, conoscere davvero, rimarginare le ferite. Sorgeranno così i temi intorno ai quali ruota la pellicola: colpa, dolore, perdita, lutto, nostalgia, empatia, perdono...
“Perché voglio sapere di suo figlio? Perché ha ucciso il mio”
Entrambe le coppie cercano di aprirsi attraverso le loro confessioni. La coppia più giovane ha bisogno di sapere il perché e il per come: perché il colpevole lo ha fatto, a che punto del cammino sono fallite le cose, se non hanno visto i segnali, se non hanno saputo rendersi conto del suo crollo mentale... La coppia più anziana accetta il peso della colpa. Non ha saputo vedere la situazione con chiarezza perché percepiva segnali ma non ci si aspetta mai che il proprio figlio si trasformi in un mostro. In questo scambio di dolore, di pietà e accuse, non mancano i ricordi per evocare i morti o gli oggetti e le fotografie che servono per ricordarli (“È bene aggrapparsi a qualcosa”, dice Jay).
Potremmo stabilire una trait d'union tra quattro film che mi sembrano educativi e affrontano lo stesso aspetto: Un Monde, sul bullismo nell'infanzia, Carnage, sulle conseguenze del bullismo sui genitori, Elephant, sul massacro avvenuto realmente a Columbine, in cui sono morti vari studenti, e Mass, sulle conseguenze della strage sui genitori.
I protagonisti di Mass attraversano momenti di catarsi, e noi soffriamo con loro. Proviamo empatia nei confronti dei genitori della vittima e di quelli dell'assassino, perché nella vita proliferano le sfumature, i dubbi, il senso di colpa quando una persona crede che avrebbe potuto fare di più e non lo ha fatto, il ripercorrere i possibili errori... Al regista preoccupano quei giovani che, per vari motivi (esclusione sociale, bullismo scolastico, solitudine, depressione...) restano isolati in se stessi fino a scoppiare ma è troppo tardi. La violenza distrugge non solo sia chi la esercita che chi la subisce, ma anche chi resta: genitori, fratelli, amici... “La colpa ci dà gli strumenti per cambiare”, dice Richard.
Con una sceneggiatura ammirevole, una stanza presieduta da un crocifisso e quattro interpreti di grande bravura, Fran Kranz ci offre un film sobrio, doloroso e dal messaggio profondo, che analizza la nostra necessità di perdonare e di essere perdonati e come possiamo andare avanti quando le perdite rischiano di farci annegare.