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Spiritualità
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Un libro fotografico rivela per la prima volta la vita delle monache di clausura

CONVENTO

Antonio del Junco Vallejo

Matilde Latorre - pubblicato il 05/04/22

Un fotografo e uno scrittore ci aprono le porte dei conventi di Siviglia, rivelando il segreto di quei chiostri, in cui Dio vive con donne che hanno decido di dedicarsi totalmente a Lui

Antonio del Junco Vallejo, fotografo professionista, e Ismael Yebra, medico e scrittore, venuto a mancare pochi mesi fa, ci aprono per la prima volta la porta di 14 conventi di Siviglia (Spagna) nel loro libro Sevilla en clausura, rivelando i segreti della loro vita quotidiana.

Il Decimo Incontro nel Chiostro, videoconferenza organizzata online dalla Fundación DeClausura, ha permesso di ammirare alcune delle oltre 300 fotografie.

La prima foto in un convento di clausura è stata scattata la Domenica delle Palme del 2013 nel convento di Santa Clara. Anche se si trattava di un atto ristretto, grazie al fatto che il dottor Yebra era il medico delle monache, Antonio del Junco ha potuto varcare le mura della clausura.

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In quella prima visita, il fotografo è arrivato dove ha potuto, immortalando la chiesa e la sagrestia. I suoi scatti sono piaciuti così tanto che è nata spontaneamente l’idea del libro. Il medico, Ismael, sarebbe stato la penna, mentre Antonio avrebbe messo a disposizione il suo obiettivo.

La felicità di Dio

Come ha confessato il fotografo ad Aleteia, “sono stati mesi straordinari, pieni dell’affetto delle religiose”.

“Erano estasiate”, ha aggiunto. “Mi hanno lasciato foto di ogni tipo, anche di luoghi proibiti, come le celle o il refettorio. A volte ci invitavano a mangiare con loro. Questo sì che è proibito! Due uomini che mangiano nel refettorio delle monache… Mangiavamo in silenzio, ascoltando una lettura spirituale”.

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L’obiettivo dichiarato del libro era far conoscere al mondo la quotidianità della clausura: la sua bellezza pura, estetica e spirituale. Per sua sorpresa, il fotografo ha scoperto che quelle donne erano assolutamente felici.

Gli è piaciuto osservare il rispetto pieno di affetto delle religiose nei confronti delle consorelle più anziane. Le foto riflettono amore, dedizione e generosità. In poche parole, è riuscito a plasmare la gioia di Dio.

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I monasteri aprono le loro porte

È così che è nata spontaneamente l’idea di visitare altri monasteri per poterne fotografare la vita. “Mi presentava Ismael con grande solennità, e raccontava il progetto del libro alla madre superiora. Da quel momento ho iniziato a divertirmi”.

“’Tutto quello di cui ha bisogno, signor Antonio’, mi diceva una religiosa. Sono tutte così divertenti, tutto il giorno con il sorriso sulle labbra”, ricorda.

Con le sue fotografie, Antonio voleva trasmettere sorpresa. In un’occasione questa è arrivata sotto forma di una luce impressionante attraverso una finestra, quando un piccolo raggio di sole illuminava varie monache che chiacchieravano in una grande cucina.

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Antonio porta sempre due apparecchi per non dover cambiare obiettivo, e non usa mai il flash. Si basava sull’improvvisazione, ed è stato così testimone degli aspetti più quotidiani della vita delle religiose mentre svolgevano i loro lavori: “Quando una monaca che sfregava il pavimento vedeva che le stavo per fare una foto, anziché infastidirsi si metteva a ridere”. E quell’allegria era disarmante.

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La foto di copertina del libro sarebbe impossibile da riprodurre. È presa nel refettorio delle monache anziane e della vicaria.

In alto si può vedere un quadro enorme dell’Ultima Cena. Nel momento in cui Antonio stava scattando le sue fotografie sono entrate due novizie, che hanno dispiegato un telo molto grande, delle stesse dimensioni del quadro.

Per Antonio è stata l’occasione per scattare un’immagine unica, visto che sembrava che stessero ponendo il telo sulla tavola dell’Ultima Cena.

Quella foto è il riassunto perfetto di quello che è una contemplativa: mentre svolge azioni quotidiane, il suo sguardo è fisso sul cielo. In questo modo, l’atto di stendere un telo diventa il più semplice e al contempo il più spirituale.

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L’importanza delle contemplative

Il libro lascia un messaggio che si potrebbe sintetizzare con queste parole: “Le contemplative sono fondamentali, e bisogna continuare a sostenerle, perché quei conventi non vengano chiusi, per promuovere le vocazioni”.

Come mostrano gli autori, si tratta di donne molto coraggiose, che hanno deciso di dedicare la loro vita a noi. Sono donne che hanno abbandonato non il mondo, ma ciò che è mondano.

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“Se le contemplative pregano continuamente per e con la Chiesa, allora non scompariranno”, spiega Antonio. “La preghiera è una delle forze della natura più potenti: la forza più impressionante, in cui diamo a Dio il permesso di agire come deve”.

Il libro Sevilla en la clausura è esaurito rapidamente, e ora si spera in una riedizione, ma bisogna cercare finanziamenti, visto che gli autori hanno deciso di dedicare la maggior parte dei proventi al sostegno dei monasteri. 

Aleteia, rete globale cattolica di informazione, in virtù della sua missione contribuisce, in collaborazione con laFundación DeClausura, a comunicare la vita, la spiritualitùà e i prodotti dei monasteri contemplativi.

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